Da La REPUBBLICA del 4 settembre 2007, un intervento di Bernard Kouchner che spiega la necessità che l'Europa approvi sanzioni all'Iran senza attendere un improbabile consenso dell'Onu:
Vi sono oggi poche sfide più importanti per l´avvenire del Medio Oriente, per i nostri sforzi di non proliferazione e per la nostra sicurezza che trovare una soluzione negoziata ai problemi posti dal programma nucleare iraniano. Condividiamo tutti un medesimo obiettivo: evitare che l´Iran acquisisca capacità nucleari militari. Se però vogliamo evitare che la comunità internazionale un giorno si trovi davanti a un´alternativa devastante, e debba scegliere tra l´acquisizione da parte dell´Iran dell´atomica e un intervento militare per impedirglielo, dobbiamo perseguire con determinazione lungo la strada che abbiamo scelto con unanimità al Consiglio di Sicurezza, la strada della pace e della stabilità: dobbiamo dare avvio ai negoziati e all´immediata sospensione delle sanzioni nel caso in cui le attività nucleari dell´Iran siano interrotte o viceversa dobbiamo prevedere il loro inasprimento se l´Iran si rifiuterà di interromperle.
Vincolata a una risoluzione negoziata del problema nucleare iraniano, l´Unione Europea in questi ultimi quattro anni ha dato costantemente prova di dinamismo, di perseveranza e di creatività per aprire la strada del dialogo con l´Iran. È l´Ue infatti che per due volte, nel 2003 e nel 2004, ha negoziato un accordo con Teheran, affinché sospendesse le attività nucleari e lanciasse negoziati su un accordo a lungo termine. È l´Europa che è stata all´origine della generosa offerta di collaborazione fatta all´Iran nel luglio 2005 e rafforzata poi nel giugno 2006. Ricordiamo che in quanto a questa seconda offerta, che vincola non soltanto l´Unione, ma anche Russia, Cina e Stati Uniti, non soltanto essa include proposte di cooperazione in materia di energia nucleare civile, ma anche in materia di sicurezza regionale, di scambi commerciali e di investimenti internazionali, di aviazione civile, di telecomunicazioni, di hi-tech.
Di fatto, è l´Europa ad aver convinto gli Stati Uniti, la Russia e la Cina a unirsi nel giugno 2006 al suo approccio equilibrato che mette insieme l´apertura alla negoziazione nel caso in cui l´Iran sospenda le proprie attività sensibili e la determinazione a rendere effettive sanzioni più severe qualora rifiuti. In tempi più recenti, l´Europa non ha esitato a prendere provvedimenti ancor più ristrettivi rispetto a ciò che era previsto per applicare le risoluzioni 1737 e 1747.
Infine, è Javier Solana che i "Sei" hanno designato affinché li rappresentasse: per la prima volta, Washington, Mosca e Pechino hanno scelto un europeo, nel senso pieno del termine, affinché parlasse a loro nome su un dossier di importanza cruciale per la loro sicurezza.
È di primaria importanza che l´Unione Europea mostri oggi la propria determinazione e dia nuovamente l´esempio prendendo l´iniziativa di approvare nuove severe misure per aumentare la pressione sull´Iran, affinché ottemperi alle richieste del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
La situazione del dossier nucleare iraniano appare in effetti molto preoccupante. Come si evince dall´ultimo rapporto del direttore generale dell´Aiea, l´Agenzia Internazionale dell´Energia Atomica, l´Iran prosegue le sue attività di arricchimento dell´uranio, a dispetto delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. Il tempo gioca contro di noi, perché ogni giorno che passa, l´Iran si avvicina sempre più alla piena padronanza della tecnologia dell´arricchimento dell´uranio, de facto la capacità nucleare militare.
Di conseguenza, oggi è necessario aumentare le pressioni su Teheran, affinché comprenda che deve ottemperare a tutte le richieste del Consiglio di Sicurezza e del Consiglio dei governatori. Ciò significa che deve sospendere le sue attività sensibili e tradurre in realtà il protocollo aggiuntivo. La pressione esercitata dalla comunità internazionale già adesso produce i suoi effetti. Senza dubbio, è per questo motivo che l´Iran dopo anni di rifiuti, ha finito con l´accettare di rispondere, non senza condizioni, alle domande in sospeso dell´Aiea. Come abbiamo già avuto modo di ricordare nella dichiarazione dei ministri E3+3 di venerdì 28 settembre, io sostengo pienamente l´Aiea nella sua funzione di ente di verifica, e garantiremo a El Baradei il sostegno necessario alla buona realizzazione del programma di lavoro.
L´adozione di una risoluzione forte al Consiglio di Sicurezza deve restare la nostra priorità e la Francia perseguirà nei suoi sforzi finalizzati a questo obiettivo nelle prossime settimane. Ma come ho avuto modo di constatare in occasione della riunione che si è tenuta a New York il 28 settembre con i miei colleghi del E3+3, questa negoziazione richiederà ancora tempo, a causa delle posizioni di alcuni dei nostri partner. Ebbene, il tempo non si ferma. Se vogliamo riuscire a ottenere una soluzione negoziata con Teheran, non possiamo più aspettare, senza reagire davanti alla situazione di fatto dell´Iran. Ne va della nostra responsabilità e della nostra credibilità.
È per questo motivo che, parallelamente ai negoziati per un nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza, che devono proseguire, io propongo di cominciare sin da subito a esplorare insieme la possibilità di nuovi provvedimenti e contromisure europee. Per andare avanti, non possiamo permetterci di aspettare l´adozione di questa risoluzione.
Questi nuovi provvedimenti, da parte del primo partner commerciale dell´Iran, avrebbero come obiettivo quello di accrescere la pressione su Teheran, in particolare nel settore economico e finanziario, con lo scopo di sottolineare i costi che implicherebbe per Teheran proseguire la propria politica di sfida nucleare. La Francia è pronta a fare proposte concrete in questo senso.
In un primo tempo potremmo aggiungere nuove entità, in particolare nel dominio bancario, e nuovi individui alla lista europea già esistente del congelamento dei beni e dell´interdizione dei visti, stabiliti nell´ambito delle posizioni comuni prese in applicazione delle risoluzioni oggi in vigore dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Aumentare la pressione non significa che rinunciamo al dialogo, al contrario. Il nostro approccio nei confronti dell´Iran ha sempre fatto affidamento su un misto di dialogo e fermezza. Dobbiamo continuare senza tregua a cercare di persuadere gli iraniani che soltanto la strada della sospensione e della negoziazione aprirà loro la via della cooperazione, della stabilità e della prosperità, invece dell´isolamento e delle sanzioni verso le quali si stanno dirigendo oggi. Dobbiamo ricordare loro che, naturalmente, la nostra generosa offerta di cooperazione del luglio 2006, alla quale si sono pienamente associati Stati Uniti, Russia e Cina, resta sul tavolo.
L´importanza della posta in gioco giustifica il fatto che noi si passi all´azione, con un´esigenza di risultati concreti. L´Unione Europea ha il merito di averne preso coscienza molto presto e io non dubito che l´Ue sarà all´altezza delle sue responsabilità, come del resto lo è stata in questi ultimi quattro anni. Io propongo ai miei colleghi ministri degli Esteri della Ue di ritornare su questo argomento quando ci incontreremo nel prossimo Consiglio degli Affari-Generali - Relazioni con l´Estero, per avviare la riflessione collettiva che dovrà portare a orientamenti politici per i lavori tecnici a venire.
Traduzione di Anna Bissanti
Da Il FOGLIO un articolo sull' opposizione italiana all'ipotesi di sanzioni all'Iran
Bruxelles. “Inasprire le sanzioni prima di sedersi al tavolo non è la scelta più accurata”, dice il presidente del Consiglio, Romano Prodi, a proposito del programma nucleare della Repubblica islamica: “L’Iran ha bisogno di un periodo di pace e sviluppo”. Il ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, dichiara che “l’unico modo per frenare la corsa al nucleare è cercare di convincere”. Contemporaneamente, il suo omologo francese, Bernard Kouchner, chiede ai ministri degli Esteri dell’Unione europea sanzioni unilaterali urgenti, senza aspettare un’altra risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu. “Se vogliamo ottenere una soluzione negoziata con Teheran, non possiamo attendere senza reagire di fronte al fatto compiuto iraniano”, spiega Kouchner: “Ne va della nostra responsabilità e credibilità”. Altrimenti “la comunità internazionale sarà un giorno davanti all’alternativa disastrosa tra l’acquisizione da parte dell’Iran dell’arma nucleare e un intervento militare per impedirlo”. Da quattro anni gli europei cercano invano di convincere Teheran a negoziare, ponendo come sola condizione la sospensione dell’arricchimento dell’uranio. Gli innumerevoli incontri tra il capo dell’eurodiplomazia, Javier Solana, e il negoziatore iraniano, Ali Larijani, hanno permesso ai mullah di guadagnare il tempo necessario a installare 3.000 centrifughe. Nel 2006 Teheran ha rigettato un grande “bargain” che, secondo gli occidentali, era impossibile rifiutare: incentivi economici, assistenza tecnica sul nucleare civile con la costruzione di un reattore, garanzie di sicurezza e ampi negoziati con gli Stati Uniti. Quest’anno l’Iran ha ignorato due risoluzioni del Consiglio di sicurezza che ingiungono la sospensione del programma nucleare. Per Prodi occorre dare più tempo perché “il dialogo è cominciato”. Secondo Kouchner, invece, “il tempo gioca contro di noi, perché ogni giorno l’Iran si avvicina (…) di fatto alla capacità nucleare militare”. Un anno dopo aver stretto la mano a Mahmoud Ahmadinejad, Prodi qualifica il folle discorso del presidente iraniano all’Assemblea generale come una “finestra” di cui “approfittare”. Per il presidente francese, Nicolas Sarkozy, invece, “non ci sarà pace nel mondo se la Comunità internazionale dà prova di debolezza”: la Francia non vuole più escludere la forza perché è il solo modo per imporre il negoziato. Ieri il ministro degli Esteri iraniano, Manouchehr Mottaki, ha convocato l’incaricato d’affari francese per “manifestare scontento contro il tono negativo”. In sincrono, D’Alema ha risposto al suo “vecchio amico” Kouchner: “Gli unici che stanno seriamente applicando le sanzioni sono Italia e Germania, invece quelli che affermano che non sono applicate stanno facendo affari a man bassa”. In realtà, la Francia ha già deciso il congelamento dei nuovi investimenti in Iran. Il dossier citato da D’Alema è stato preparato dal suo omologo tedesco, Frank- Walter Steinmeier, per giustificare l’opposizione a sanzioni che la sua cancelliera è pronta ad accettare. Il socialdemocratico Steinmeier punta sul pacifismo antiamericano per sfidare Angela Merkel alle elezioni del 2009. Ma il ministro tedesco, Prodi e D’Alema sono sempre più isolati in Europa. “Bisogna mandare a Teheran un messaggio chiaro: il tempo non è infinito”, dice Solana: “Il rischio di nuove sanzioni è reale”. Il 15 ottobre l’Ue deciderà sulla richiesta di Kouchner di misure unilaterali contro l’Iran.
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