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Il Foglio Rassegna Stampa
03.10.2007 La ricerca resterà libera dal dogma religioso islamico ?
a proposito del "mese della storia islamica"

Testata: Il Foglio
Data: 03 ottobre 2007
Pagina: 2
Autore: David Frum
Titolo: «C'è Mecca e Mecca»
Dal FOGLIO del 3 ottobre 2007:

Alcuni gruppi islamici nordamericani hanno fatto pressioni alle autorità locali affinché il mese di ottobre venga dichiarato il “mese della storia islamica”. Due città canadesi hanno accettato, con lo stesso spirito compiacente che ha spinto il Congresso degli Stati Uniti a proclamare l’ultima settimana di maggio la “settimana dei sottaceti nazionali”. In occidente abbiamo bisogno di una comprensione più profonda della storia e della cultura islamica. L’islam oscurantista, intollerante, autoritario e spesso violento oggi in voga non è la sola e unica forma dell’islam. L’islam è stato in passato una cosa diversa e nettamente migliore. Una comprensione più accurata del passato progressista dell’islam può contribuire a creare un futuro più progressista. Quando si finisce in un vicolo cieco, la cosa migliore è rifare all’indietro il cammino e tornare fino al punto in cui si è presa la svolta sbagliata. Se è questo ciò che si intende con lo studio della storia islamica, allora che sia benvenuto un mese a essa dedicato. Ma è davvero questo che si intende? La storia del mondo islamico – e delle brillanti e colte popolazioni che hanno studiato e creato innovazione al suo interno – è una cosa molto diversa dalla storia dell’islam come religione. Anzi, i risultati più brillanti sono stati spesso realizzati malgrado e in opposizione alla ortodossia religiosa che ora se ne inorgoglisce. Prendiamo il caso del grande dottore medievale noto nel mondo anglosassone con il nome di Rhazes e in arabo con quello di al-Razi. A Baghdad, più di mille anni fa, al-Razi scrisse le prime descrizioni cliniche del vaiolo e del morbillo. Si occupò anche di religioni e di filosofia. I suoi scritti vennero esaminati dall’imam della città, il quale ordinò che venisse battuto con un codice dei suoi scritti fino a quando il boia avesse spaccato il libro o la testa di al-Razi. Razi morì cieco, a quanto pare in conseguenza delle torture subite. Oppure si può menzionare Omar Khayyam, il grande matematico e astronomo persiano. Prese in giro le rivelazioni di tutti i “profeti”, Maometto compreso, bollandole come “storielle” raccontate da gente che si era appena risvegliata dal sonno e che subito dopo si sarebbe rimessa a dormire. Nella storiografia occidentale si pone una netta distinzione tra la storia da un lato e i miti e le leggende dall’altro. Tuttavia, buona parte della cosiddetta storia che i gruppi islamici desiderano che sia insegnata non è molto più affidabile delle storie che riguardano un quasi contemporaneo del profeta Maometto, il comandante romano che noi ricordiamo (erroneamente) come Re Artù. Le biografie di Maometto Quando è vissuto e morto Maometto? Si dice che la prima biografia di Maometto sia stata scritta centoventi anni dopo la sua morte. Quest’opera però è andata perduta. La biografia più antica che possediamo è stata scritta circa cento anni più tardi. Buona parte delle vicende narrate in quest’opera non possono essere vere: ci viene detto, per esempio, che la Mecca era un importante centro commerciale e che lo stesso Maometto aveva sposato una ricca mercante. Però è stato ampiamente documentato che le vie commerciali dell’Arabia al tempo di Maometto non passavano affatto per questa città (si veda il libro di Patricia Crone, “Meccan Trade and the Rise of Islam”). Allo stesso modo, la storia dello stesso Corano non si accorda con la conoscenza storica. Anziché essere stato scritto in un unico momento e in un unico luogo, sembra che sia stato composto nel corso di vari secoli a partire da varie fonti, alcune delle quali preislamiche e altre non arabe. Se vogliamo capire la storia islamica, dobbiamo essere consapevoli di questo fatto. L’incontro tra la storia e l’ortodossia religiosa non è mai un incontro agevole per qualsiasi ortodossia, che si tratti di quella musulmana, cristiana o ebraica. Ciononostante le società sopravvivono soltanto se sono capaci di difendere la libera ricerca dai dogmi della religione. Questo era vero nell’età d’oro dell’Islam e rimane vero anche oggi

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