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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
30.09.2007 Italia-Francia, due politiche estere molto distanti
Kouchner deciso, D'Alema più che prudente

Testata: Corriere della Sera
Data: 30 settembre 2007
Pagina: 9
Autore: Maurizio Caprara
Titolo: «Sanzioni all'Iran, Italia e Francia divise»

Ecco la posizione ufficiale dell'Italia, rappresentata da D'Alema, in opposizione a quella francese del ministro degli esteri Bernard Kouchner. Che chiede sanzioni europee, mentre D'Alema rinvia all'Onu.  Dal CORRIERE della SERA di oggi, 30/09/2007, a pag.9, nel servizio di Maurizio Caprara.

DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK — La Francia di Nicholas Sarkozy si è tuffata subito nello spazio vuoto lasciato dal compromesso raggiunto venerdì a New York tra gli Stati Uniti, che volevano inasprire da subito le sanzioni all'Iran per i suoi piani nucleari, e Russia e Cina, le quali non ne volevano sapere. Il punto di accordo trovato nel comitato chiamato «5+1», formato dai cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu più la Germania, era consistito nel rinvio a novembre delle decisioni su una nuova risoluzione dell'Onu. Nel giro di poche ore Bernard Kouchner, il socialista dissidente che è ministro degli Esteri nel governo francese di centrodestra, ha annunciato una sua lettera all'Unione Europea per chiedere contro Teheran sanzioni dell'Ue.
Da New York, Kouchner ha riferito dell'esistenza di una bozza di 14 possibili tipi di misure nei confronti della Repubblica islamica di Mahmoud Ahmadinejad, sospettata di puntare a dotarsi della bomba atomica e, da oltre un anno, impegnata ad arricchire uranio in violazione dei richiami del Palazzo di Vetro. Le sanzioni ipotizzate vanno dal congelamento all'estero di beni e conti iraniani alla negazione dei visti a dirigenti politici (peraltro in parte già decise dall'Onu), dall'embargo sulla vendita di armi a limitazioni nel commercio di petrolio, il campo più delicato. «Su alcune sanzioni c'è accordo, su altre no. So che alcuni Paesi saranno d'accordo e altri no», ha detto Kouchner aggiungendo che la Francia porterà le sue richieste ai ministri degli Esteri europei il 15 ottobre. Una mossa che risponde alle intenzioni di Sarkozy di rafforzare i rapporti con gli Usa e il ruolo da protagonista di Parigi sulla scena internazionale.
Tra i governi dell'Ue più diffidenti verso mosse del genere c'è quello italiano. «Sull'Iran la strada maestra rimane la via dell'Onu. Bisogna evitare che strade secondarie la rendano meno agibile. Anche perché se la Cina e la Russia non le applicano, le sanzioni non funzionano », diceva ieri per telefono al Corriere Ugo Intini, viceministro degli Esteri con delega sul Medio Oriente. Massimo D'Alema, il suo ministro, ha sostenuto più volte che l'Italia rispetterebbe misure contro l'inadempienza iraniana sull'arricchimento dell'uranio deliberate dall'Ue, tuttavia il fastidio recente della Farnesina sull' approccio francese alla questione va oltre le pronunce improntate a toni diplomatici.
Già sulla linea da tenere verso Hamas, più o meno disponibile a un dialogo, c'erano state in luglio divergenze tra D'Alema e Kouchner, entrambi assurti a ruoli di rilievo sulla scena internazionale in vista o sull'onda della guerra in Kosovo del 1999. Il primo diventò presidente del Consiglio poco prima dell'offensiva della Nato, il secondo amministratore civile dell'Onu a Pristina a bombardamenti finiti. Sull' Iran, tra i due la rotta di collisione sta diventando frequente.
Il titolare della Farnesina, meno di due settimane fa, ha criticato il capo del Quai d'Orsay per aver dichiarato che sull'Iran «dobbiamo prepararci al peggio, e il peggio è la guerra». E venerdì a New York, vicino al palazzo dell'Onu, con lo sguardo di chi tira banderillas D'Alema sottolineava: «I francesi, dopo aver alzato il tiro, per una settimana lo hanno abbassato. Perfino sino a ipotizzare un viaggio a Teheran... ». Alludeva a Kouchner, il quale ha corretto e precisato le proprie parole sulla guerra.
Perno del contrasto restano gli effetti economici, oltre che politici, delle sanzioni. Nell'interscambio tra Ue e Iran, l'Italia si è confermata nel 2006 il primo partner commerciale della Repubblica islamica, con un totale di 5.720 milioni di euro. La Francia è stato il terzo, con 4.263 milioni di euro. I dati sono della Camera di commercio italo-iraniana. Il nostro Paese compra molto petrolio, che rincara, e da quando c'è tensione sui piani atomici di Ahmadinejad vede comprarsi meno prodotti. Nel 2006 le nostre esportazioni in Iran sono scese del 18,5%, a fronte di un aumento del 31,7% delle importazioni.
«No taxation without representation », niente tasse senza rappresentanza, è un detto che si adatta a definire l'impostazione di D'Alema: rimasta fuori dai tempi del governo Berlusconi dalla
troika Parigi-Londra-Berlino incaricata dall'Ue di discutere del nucleare con l'Iran, assente dal «5+1», l'Italia dovrebbe applicare soltanto sanzioni dell'Onu o europee che ha contribuito a decidere. Mentre Ahmadinejad arricchisce uranio, che cosa riuscirà a concordare l'Ue resta da vedere.

(a sinistra) e italiano Massimo D'Alema
(a destra): sul dossier iraniano come sui rapporti con Hamas le loro posizioni divergono


IN DISACCORDO
I ministri degli Esteri francese Bernard Kouchner

lettere@corriere.it

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