Che Israele a Gaza risponda ai razzi kassam è un fatto non una "descrizione" di "Tel Aviv", come sostiene il quotidiano comunista
Testata: Il Manifesto Data: 28 settembre 2007 Pagina: 9 Autore: Michele Giorgio Titolo: «Raid, 11 morti in 48 ore E sfila l'Esercito dell'islam»
Il quotidiano comunista insiste nel descrivere le operazioni israeliane contro il lanco di razzi kassam come un attacco volontariamente diretto contro i civili palestinesi.
Dal MANIFESTO del 28 settembre 2007:
Si aggrava con il passare delle ore il bilancio degli attacchi delle forze armate israeliane nella Striscia di Gaza. Tel Aviv descrive la sua offensiva come una risposta ai gruppi militanti che lanciano razzi artigianali Qassam contro la cittadina di Sderot ma tra gli undici morti di degli ultimi due giorni ci sono anche quattro civili. Non si arrestano peraltro i raid aerei. Ieri mattina due militanti di Hamas sono rimasti uccisi in un attacco dell'aviazione nei pressi di Beit Hanoun dove mercoledì un carro armato israeliano ha sparato un proiettile contro una zona residenziale uccidendo un attivista dei Comitati di resistenza popolare e quattro civili e ferendo altre 25 persone. La nuova offensiva israeliana è scattata dopo che il ministro della difesa israeliano, Ehud Barak, aveva dichiarato che Israele è «vicina» a compiere un'operazione militare «su vasta scala», per porre fine al lancio dei Qassam. Pochi giorni prima, il governo israeliano aveva dichiarato la Striscia di Gaza «territorio nemico». Hamas, che da giugno ha preso il potere a Gaza cacciando via le forze fedeli ad Abu Mazen, ha annunciato ieri sera che vendicherà la morte degli 11 palestinesi. Il portavoce del movimento islamico, Sami Abu Zuhri, ha assicurato che Israele «pagherà duramente» per i raid condotti nella Striscia di Gaza. «La Resistenza è pronta a far pagare al nemico sionista un prezzo alto, se continuerà ad aggredirci. Tutte le opzioni rimarranno aperte per difendere il nostro popolo», ha aggiunto. Proteste sono giunte anche da Al-Fatah, il partito del presidente Abu Mazen. L'ex ministro Qaddura Fares, che nei giorni scorsi aveva parlato di possibile ripresa dei contatti con Hamas, ha avvertito che se Israele lancerà un'offensiva contro Gaza, i palestinesi non andranno all'incontro sul Medio Oriente previsto a metà novembre a Washington, determinando così il fallimento dell'iniziativa americana che già non convince arabi e palestinesi che ne temono l'inconsistenza. I palestinesi denunciano inoltre la nuova misura israeliana che esclude gli abitanti di Gaza dal programma (già molto limitato) di riunificazioni familiari, presa dopo la decisione del governo Olmert di proclamare la Striscia «entità nemica». Ciò significa che circa 54mila palestinesi, che vivono senza documenti a Gaza, non avranno alcuna possibilità di ottenere il ricongiungimento legale con le loro famiglie con gravi conseguenze nella vita quotidiana. Israele infatti continua ad avere il controllo del registro della popolazione civile palestinese e l'Anp a Gaza, per poter consegnare documenti d'identità, deve chiedere l'autorizzazione alle forze di occupazione. Intanto ieri centinaia di miliziani dell'Esercito dell'Islam hanno sfilato nel centro a Gaza City, per il funerale di cinque membri del gruppo uccisi due giorni fa da un missile sganciato da un aereo israeliano. È la prima volta che i miliziani di questa organizzazione, che si definisce jihadista, si fanno vedere in pubblico e il loro numero così ampio ha destato sorpresa tra gli stessi palestinesi. L'Esercito dell'Islam è stato responsabile del rapimento del giornalista della Bbc, Alan Johnston, liberato all'inizio dell'estate dopo quattro mesi di prigionia, e della cattura del soldato israeliano Gilad Shalit, ancora in ostaggio.
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