Gli ebrei dovevano combattere il nazismo... suicidandosi un' idea attribuita da Orwell a Ghandi, Sergio Romano la riporta senza una critica
Testata: Corriere della Sera Data: 27 settembre 2007 Pagina: 47 Autore: Sergio Romano Titolo: «Formiggini, filosofo del ridere: ricordo familiare»
Rispondendo a una lettera sul suicidio Angelo Fortunato Formiggini, Sergio Romano cita un assurda affermazione attribuita a Gandhi da Orwell, secondo la quale gli ebrei avrebbero dovuto suicidarsi per combattere il nazismo suscitando l'indignazione dell'opinione pubblica. Non la critica, se non per la sua difficile attuazione pratica.
Ecco il testo:
Sono la vedova dell'economista Franco Modigliani e la figlia di Giulio Calabi, fondatore e consigliere delegato delle Messaggerie italiane, finché non la vendette a Mondadori prima di uscire dall'Italia per via delle leggi razziali. Ho apprezzato la sua colonna sul Corriere del 10 settembre, perché Formiggini era un carissimo amico di mio padre. Veniva molto spesso a trovarci a Bologna e noi andavamo a Roma nel suo bellissimo appartamento sul Campidoglio. Era il «filosofo del ridere»: ci diceva sempre che soltanto il ridere era quello che distingueva l'uomo dagli animali. Formiggini scrisse una lettera a papà prima di suicidarsi, lettera che arrivò a mio padre dopo il fatto, a Parigi. Nella lettera gli diceva che lo faceva per scuotere l'opinione pubblica e anche perché era sparito il suo sogno di poter dare il suo nome «Formiggini» al suo figliolo adottivo Fernando Cecilia Santamaria. Diceva anche che si sarebbe buttato con in tasca una lettera per il re e una per Mussolini e con le tasche piene di soldi per i poveri di Modena, in modo che i fascisti non potessero dire che si suicidava per ragioni finanziarie. Papà mio pianse su quella lettera e mi ricordo che disse: «Povero ingenuo e illuso amico mio, che spreco della sua bontà e intelligenza!». Tutto naturalmente fu tenuto nascosto e messo a tacere. Dopo la guerra una lapide fu infissa per terra, a Modena, sul punto in cui cadde. Io ho, qui a Cambridge, molti volumi dei «Classici del ridere», anche di quelli in pelle coi disegni in rilievo, ho anche i «Profili» e le «Medaglie». Ho 90 anni ma questi ricordi sono speciali. Serena Calabi Modigliani Cambridge, Massachusetts Cara signora, riservo volentieri al suo bel ricordo di Angelo Fortunato Formiggini lo spazio della rubrica. Aggiungerò soltanto che fra le lettera ricevute dopo la mia risposta vi è quella di un lettore, Andrea Di Vita, in cui è ricordata la conversazione fra un giornalista americano e Gandhi poco prima della morte di quest'ultimo. Il giornalista chiese al Mahatma che cosa un «non violento» avrebbe potuto fare contro Hitler. Secondo George Orwell, autore di «1984», Gandhi avrebbe detto che la sola risposta possibile era il suicidio. Gli ebrei avrebbero dovuto uccidersi in segno di protesta contro la persecuzione di cui erano vittime perché soltanto così avrebbero mobilitato l'opinione pubblica mondiale contro l'antisemitismo. Ma il lettore osserva giustamente che ciò è possibile soltanto quando i mezzi d'informazione s'impadroniscono dell'avvenimento e gli danno la necessaria risonanza. Nel caso di Formiggini questo, come è noto, non poté avvenire, e la reazione di suo padre, cara signora, fu perfettamente comprensibile.
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