In Israele nessuno si scandalizza se si propone di parlare con Hamas, anzi già di fatto si tratta segretamente con Hamas, e prima o poi il "tabù" saraà infranto. Lo sostiene Francesca Paci commentando il recente appello degli scrittori israeliani.
Ma non si tratta affatto di "tabù". Ma di condizioni politiche che rendono possibile o impossibile il "dialogo".
La volontà di distruggere Israele e il terrorismo lo rendono impossibile.
E un'informazione completa avrebbe dovuto riferire del rifiuto, da parte di Hamas, dell'ipotesi vanzata dagli scrittori israeliani.
Ecco il testo di Paci:
Parlare o non parlare con Hamas? Il dubbio che turba i sonni d'Israele non è questione puramente diplomatica. Il dialogo con gli estremisti islamici, signori di Gaza, significa attraversare una frontiera tutt'altro che simbolica, tira in ballo la politica, la coscienza, la natura stessa dello Stato nato nel 1948 (patria del pioniere in trincea per difendere la terra promessa e sudata sangue o eredità ideale dell'intellettuale ebreo cosmopolita, coscienza dell'occidente illuminista?). Più che una frontiera, parlare con Hamas è un tabù.
Eppure in Israele violare un tabù è meno difficile che in Europa. Se il primo ministro italiano Romano Prodi dichiara che «le trattative di pace si intavolano con i nemici, dunque anche con Hamas» succede il finimondo. Se l'ex ministro degli Esteri israeliano Shlomo Ben Ami, in un'intervista a La Stampa, apre la porta ai signori di Gaza, nessuno indossa l'elmetto. D'altra parte, off the record, qualsiasi alto ufficiale dell'esercito israeliano ammette che i colloqui con Hamas non si è mai interrotto. Come potrebbe? Così, l'appello al dialogo degli scrittori israeliani capitanati dalla triade Oz-Grossman-Yehoshua - che lunedì l'hanno pubblicato a pagamento sul quotidiano Haaretz - rivela solo il già noto, la nudità del re. Israele sa che prima o poi dovrà dialogare con Hamas. E' questione di tabù, ma soprattutto di tempo.\
E quello dell'appello:
Noi crediamo che in questo momento esista la possibilità di portare avanti il processo di pace in prossimità dell'incontro internazionale di novembre. Noi chiediamo al primo ministro di non perdere questa occasione e fare un grande sforzo per arrivare a un accordo con i leader dell'Olp.
Il lancio dei Qassam dalla Striscia di Gaza è insopportabile. Israele ha già avuto a che fare in passato con nemici difficili e anche ora, giustamente, conduce trattative con Hamas per portare a casa il soldato Gilad Shalid. Queste trattative devono portare anche a un cessate in fuoco incondizionato. La fine degli attacchi da entrambe le parti porterà sicurezza ai cittadini del Negev occidentale e diminuirà la sofferenza dei cittadini della Striscia di Gaza. Inoltre incrementerà la possibilità di successo per qualsiasi processo politico.
Avraham B. Yehoshua, Amos Oz, David Grossman, Meir Shalev, Yehudit Katzir, Eli Amir, Yeshua Sobol, Esti G. Chaim, Professor Alice Shalvi e Dorit Rabinyan, Savion Librecht
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