|
|
||
La notte delle faville Livio Isaak Sirovich
Mursia Euro 18,00
Nel suo romanzo, “La notte delle faville”, il numero delle frontiere sembra moltiplicarsi in progressione geometrica. A far da sfondo al racconto è
Non meno slabbrato è il filo cronologico, teso tra l’8 settembre, la disfatta finale dei nazisti e la zona franca del dopoguerra. Nessuno sa veramente chi è: non Alvise, voce narrante, indeciso tra un cattolicesimo fiabescamente controriformistico e suggestioni marxiste; non i montanari, disorientati tra ritmi di vita millenari e la guerra e la guerra entro casa; non i partigiani, divisi su tutto, e nemmeno i tedeschi, ormai intrisi di sconfitta.
In fuga dalla milizia repubblichina, Alvise si va a cacciare proprio a Speterbong. In compagnia di questo “forestiero”, che sgrana gli occhi sui “todeschi” del villaggio di confine, e su quegli altri tedeschi, molto più minacciosi, dell’esercito nazista, il lettore si perde in cerchi sempre più larghi d’incertezze.
Mentre infuriano i rastrellamenti, Speterbong viene precariamente reintegrato entro i confini austriaci e gode di una parvenza di quiete. Il parroco del paese, cerca, come può, di contribuire all’ambiguità generale, ingraziandosi contemporaneamente, partigiani, SS, e poveri cristi. Quanto ad ambiguità, don Paolo può, in effetti, molto, forse perché ha da nascondere, visti i tempi, le proprie origini ebraiche.
A questo punto, la scenografia dello straniamento è pronta per l’ingresso di altri attori in maschera. Sono i cosacchi dell’atamano Piotr Krasnòv, che hanno collaborato coi tedeschi in Europa orientale e a cui, in cambio, è stata promessa una improbabile “Kosakenland”, proprio in Carnia. Il fato grottesco e tragico dei cosacchi in Friuli rende ancor più sincopato il ritmo del libro. Quando, in un nevoso maggio, anche quest’armata di fieri straccioni fugge coi tedeschi, rimane a Speterbong, assieme allo stupore dei sopravissuti, un misterioso tesoro.
Il territorio entro cui si muove Sirovich è ad alta densità letteraria. Dei cosacchi hanno scritto, per esempio, Claudio Magris e Carlo Sgorlon. Pure, questa nuova perlustrazione carnica non è priva di scoperte. Sebbene sia solo un piccolo punto sul confine orientale delle patrie lettere, il paesino di Speterbong entra a buon titolo nell’atlante del realismo magico. Del resto, un villaggio simile, con cinquecento anime e un vecchissimo dialetto, esiste davvero. Ma anche se avete il navigatore satellitare è meglio, per trovarlo, portarsi appresso “La notte delle faville”.
Il Sole 24 Ore
|
Condividi sui social network: |
|
Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui |