Rudolph Giuliani vuole Israele nella Nato insieme a India, Giappone e Australia
Testata: Il Foglio Data: 19 settembre 2007 Pagina: 1 Autore: la redazione Titolo: «Il pantheon europeo di Rudy»
Dal FOGLIO del 21 settembre 2007:
A chi lo accusa di essere un liberal che chiede voti ai conservatori, Rudy Giuliani ha risposto preparando la valigia e compilando la lista del suo personalissimo pantheon politico. L’ex sindaco di New York e principale candidato alle primarie del Partito repubblicano, nel corso di un viaggio a Londra intrapreso a metà settimana, ha indicato nei campioni conservatori Winston Churchill, Margaret Thatcher (che ha incontrato) e Ronald Reagan i suoi modelli preferiti, aggiungendo all’elenco anche un Papa, l’anticomunista Giovanni Paolo II. Giuliani non ha però trascurato l’opportunità di incontrare anche l’ex primo ministro laburista Tony Blair e quello attuale, Gordon Brown, entrambi leader di una sinistra diversa dalle altre (quelle europee, ma anche quella americana degli ultimi anni), capace di restare al fianco degli Stati Uniti nella lotta al terrorismo islamista anche sui difficili campi di battaglia dell’Afghanistan e dell’Iraq. Il fuori programma britannico, ha sottolineato un po’ malevolo il Wall Street Journal, è stato pensato dallo staff dell’ex primo cittadino newyorchese per colmare “una carente esperienza in politica estera”, ma anche per migliorare le sue credenziali di moderato, più volte messe in dubbio dai suoi rivali all’interno (e all’esterno) del Gop, che lo accusano di essere troppo poco a destra sulle questioni etiche come aborto e matrimoni gay. Per smentire i critici, Giuliani ha organizzato un tour nella capitale britannica con l’obiettivo di ricevere la benedizione di due tra i nomi più altisonanti del conservatorismo mondiale: Churchill e Thatcher. Mercoledì pomeriggio, l’italoamericano è stato il protagonista di un pranzo di raccolta fondi, organizzato da alcuni facoltosi statunitensi che operano nella City, al quale ha preso parte anche Celia Sandys, nipote del primo ministro che guidò la Gran Bretagna nel corso della Seconda guerra mondiale. Giuliani ha confessato di essersi ispirato proprio a Churchill, nelle difficili ore dell’attacco alle Torri gemelle, e la nipote di sir Winston lo ha contraccambiato del riguardo definendolo “l’uomo che per gli americani è un Churchill con il berretto da baseball”. Più tardi, ospite del think tank conservatore Atlantic Bridge, fondato da Liam Fox, ex speechwriter della lady di ferro, Giuliani ha preso la parola davanti a una platea nella quale spiccava, tra gli altri, proprio Margaret Thatcher. Parlando del pericolo del terrorismo islamista, l’ex sindaco di New York ha spiegato che “non è tempo per il disfattismo e per l’appeasement”, aggiungendo che se l’Iran volesse armarsi di ordigni nucleari “gli Stati Uniti riporterebbero indietro quel paese di cinque o dieci anni”. “Non è una minaccia, è una promessa”, ha aggiunto, rivelando di aver discusso poche ore prima delle prospettive sull’Iran in un colloquio telefonico con il primo ministro israeliano, Ehud Olmert. Il punto sul quale però Giuliani ha più insistito – e che potrebbe rivelare meglio d’ogni altra presa di posizione le sue intenzioni in politica estera – è stato il bisogno di rinnovare la Nato, aprendo le porte dell’Alleanza atlantica a nuovi partner. “Dovremmo considerare l’ingresso di paesi come Australia, Singapore, India, Israele, Giappone” e molti altri stati “che abbiano un buon governo, capacità militari adeguate e responsabilità globale, a prescindere dalla loro area geografica”. Una riforma della Nato, oggi formata da 26 paesi tra Europa e America del nord, che ne farebbe un’alleanza globale (e non più regionale) con un obiettivo preciso: combattere il terrorismo islamista. “Penso al contributo che questi paesi potrebbero dare alla missione in Afghanistan – ha aggiunto Giuliani – anche perché molti membri anziani dell’alleanza, invece, non stanno profondendo tutto l’impegno che sarebbe necessario” per combattere le milizie talebane e quelle qaidiste. L’idea di un possibile ingresso di Gerusalemme nella Nato era già stata avanzata dallo stesso Giuliani in una recente intervista al New York Times: “Sono una democrazia e un alleato dell’America. Penso che abbiano voglia di darci una mano nella guerra al terrorismo”, aveva detto.
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