Israele sopporti i kassam lo chiedono, di fatto, Russia, Unione europea e Onu
Testata: Il Foglio Data: 21 settembre 2007 Pagina: 1 Autore: la redazione Titolo: «Israele deve sopportare i razzi del jihad, dicono Mosca, l’Onu e Bruxelles»
Dal FOGLIO del 21 settembre 2007:
Bruxelles. L’Unione europea, le Nazioni Unite, la Lega araba e la Russia fanno fronte comune nel chiedere a Israele di tornare indietro sulla sua decisione di dichiarare Gaza nelle mani di Hamas “entità nemica”. “Lanciamo lo stesso appello del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, affinché Israele ritiri questa decisione”, ha detto l’Alto rappresentante per la politica estera europea, Javier Solana. L’Ue è “molto preoccupata”, ha spiegato la portavoce Christina Gallach. Ban Ki-moon, mercoledì, aveva intimato a Israele di riconsiderare “un passo (che) sarebbe contrario agli obblighi nei confronti della popolazione civile secondo il diritto internazionale umanitario e dei diritti umani”. Anche da Mosca è arrivata la reprimenda contro Gerusalemme perché “i palestinesi pacifisti non possono essere ritenuti responsabili” per i Qassam che quotidianamente colpiscono Israele. Popolazione civile e diritto internazionale sono gli argomenti usati ogni volta che il governo di Ehud Olmert assume un’iniziativa per allentare, con l’isolamento, la presa di Hamas su Gaza: ufficialmente Israele è ancora considerato come la potenza occupante della Striscia e non la vittima di attacchi provenienti da un territorio nemico. Eppure, tatticamente, la mossa di Olmert ha prodotto un risultato. Ieri, di fronte alla prospettiva di un blocco economico, il leader di Hamas, Ismail Haniyeh ha dovuto chiedere – invano – al Jihad islamico e ai Comitati di resistenza popolare di fermare i lanci. La scorsa notte, altri razzi sono stati lanciati. Da quando Hamas ha preso il controllo di Gaza, 164 Qassam hanno colpito Israele. In due anni, dodici israeliani sono morti e gli abitanti di Sderot si confrontano ogni giorno con il terrore di bombe che possono cadere ovunque e in qualsiasi momento. La scorsa settimana 69 soldati israeliani sono rimasti feriti dopo che un missile ha centrato una base militare a nord della Striscia. Decidendo di dichiarare Gaza “entità nemica”, anziché entrare con le armi, Israele compie “un tentativo non-violento di mettere pressione su Hamas”, spiegano i responsabili dell’ong indipendente The Israel project. Ci sono alternative pacifiche per fermare Hamas e i Qassam? Interpellata dal Foglio, la portavoce di Solana schiva la domanda. “Le preoccupazioni di Israele sono legittime – dice Gallach – Solana è stato a Sderot come atto di sostegno” alle vittime israeliane. Per l’Alto rappresentante, “Hamas non può eludere le sue responsabilità”, ma ci sono anche delle “responsabilità (israeliane) di carattere umanitario” e semplicemente “non si può” interrompere le forniture. Anzi, l’Ue “continuerà a fare il massimo affinché i palestinesi non soffrano”, anche se il blocco economico contro Hamas è volto a rafforzare il presidente palestinese, Abu Mazen. Per ora Bruxelles spera che Israele “non implementi” i provvedimenti contro la “entità nemica” perché, spiega al Foglio una fonte comunitaria anonima, è dettata da “ragioni politiche interne”, mentre all’esterno “stanno succedendo molte cose”. L’Ue guarda alla riunione del Quartetto di domenica a New York, a cui parteciperà Solana. Abu Mazen sembra ritenere più importante l’incontro della prossima settimana con George W. Bush per preparare la conferenza internazionale sul medio oriente che – ha detto il rais palestinese – dovrebbe tenersi “a metà novembre”.
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