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Giorgia Greco
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Salvador Allende La fine di un mito" Victor Farķas 19/09/2007
La fine di un mito" Victor Farķas Salvador Allende
Medusa, pp. 208, euro 10


Un'immagine di grande forza suggestiva quella di Salvador Allende, carismatico presidente del Cile nonché eroico militante antifascista, che, casco da minatore in testa, mitraglietta in pugno (gliela aveva regalata Fidel Castro), difende il Palazzo della Moneda dai tetri miliziani di Pinochet. Poi, gli assedianti hanno la meglio, Allende viene colpito, vincono i reazionari, ombre sinistre (anzi, destre) calano sulla libertą cilena. Altra versione mitica: Allende si suicida per non cadere nelle mani del nemico e per lasciare al popolo un nobile esempio di martirio. Peccato che, come ci racconta Victor Farķas, scavando negli archivi e in particolare tirando fuori un documento dei Servizi di Sicurezza della Germania Est (STASI), č probabile che le cose siano andate diversamente. E cioč che Allende sia stato fatto fuori. O da un ufficiale cubano che gli stava alle costole e che aveva l'ordine di liquidarlo nel caso avesse deciso di arrendersi (e pare proprio che il presidente volesse farlo, chiedendo asilo politico all'ambasciata di Svezia) oppure da uno zelante membro della sua guardia personale (GAP: una sigla sinistramente evocativa). Sempre su mandato cubano. Povero Allende. Il saggio di Farķas ("Salvador Allende. La fine di un mito", Medusa, pp. 208, euro 19) strapazza l'icona, mandando in bestia i compagni di "Liberation" e dell' "Express", che si ostinano a parlare di «un eroe greco che muore della propria morte». Il fatto č che l'antifascista Farķas, noto per aver scatenato un'ondata di polemiche con un saggio su Martin Heidegger ("Heidegger e il nazismo", Bollati Boringhieri), fa a pezzi un mito della sinistra perché tira in ballo un Allende insospettato e scandaloso. Non un socialista da innalzare agli altari, ma quasi un nazionalsocialista. Oddģo, che Allende sia stato un nazi, Farķas non lo dice mai: basta e avanza il fatto che entri nei dettagli della sua tesi di laurea, della sua azione di ministro della Salute nel governo Aguirre (1939), dei buoni rapporti che ebbe con il Terzo Reich e dei cattivi rapporti che intrattenne invece col "cacciatore di nazisti" Simon Wiesenthal. La tesi dello studente in medicina Salvador Allende, intitolata "Higiene mental e delincuencia" e presentata nel maggio del 1933, fu giudicata mediocre dalla commissione di laurea. Troppe scopiazzature, soprattutto dalle opere di Cesare Lombroso e Nicola Pende (futuro firmatario del mussoliniano "Manifesto della Razza"). La salute č legge

Allende sostiene idee da Terzo Reich. La salute č la legge suprema, proclama. Scrive: «Le leggi dell'eutanasia e dell'eugenetica hanno rimpiazzato la rupe Tarpea: le loro disposizioni proteggono l'individuo indipendentemente dall'individuo stesso e soltanto con obbiettivi sociali (...). La bontą personale č subordinata alla necessitą collettiva». L'eutanasia consente di risolvere i conflitti tra la societą e i malati di mente considerati incurabili. Allende, inoltre, considera l'omosessualitą una patologia, postula la razza come criterio per definire il comportamento individuale e indica tipologie razziali come gli ebrei, i boemi, gli zingari per spiegare certe condotte morbose e abitualmente delittuose. E si badi bene che il giovane Salvador non č il solo socialista ad essere in odore di razzismo. Ricostruendo gli scenari di quegli anni, infatti, Farķas ci presenta non pochi compańeros antisemiti, a partire dal segretario generale socialista Carlos Altamirano, che auspica un movimento popolare capace di mandare al diavolo Mosč e consanguinei. Allende ha la grande occasione di verificare sul campo le proprie teorie nel 1939, quando, ministro della Salute nel governo del Fronte Popolare, presenta un progetto di legge sulla sterilizzazione forzata di alcolisti cronici e dementi. Inoltre, sostiene, va introdotto l'obbligo di un certificato che accrediti l'assenza di malattie veneree, senza il quale non si possono celebrare matrimoni. Il contagio venereo č un delitto. E coloro che contagiano debbono essere spogliati dei diritti civili. Razzisti o non razzisti che fossero, gli uomini del Fronte Popolare fecero buoni affari col Terzo Reich, cui si impegnarono ad affidare la totalitą delle importazioni dello Stato cileno e le imprese da esso controllate, unendo a ciņ l'offerta di cedere i diritti di pesca e di altre attivitą dell'isola di Ipłn. Ubicata nello stesso territorio nel quale, nel 1941, le autoritą navali e civili denunceranno la presenza di sommergibili tedeschi. Accordi segreti

Che cosa volevano in cambio dai nazi i rosso-bruni cileni? Poca roba. La concessione di un credito di 150-200 milioni di marchi per comprare in Germania prodotti industriali e militari e la consegna di 500.000 pesos per il capo del governo e i ministri socialisti. Tra cui Salvador Allende. Una persona a suo modo coerente e non immemore del passato, visto che, negli anni Settanta e stavolta da presidente, richiese alla commissione dell'esercito di concedere aree del Cile meridionale come base per i sottomarini di un'altra potenza totalitaria: l'Unione Sovietica. E le antiche "simpatie" nazi? Puntualmente confermate dal "no" secco alla richiesta di estradizione di Walther Rauff, solerte collaboratore di Adolf Eichmann, invano espressa dal "cacciatore di nazisti" Simon Wiesenthal, restato a bocca asciutta.
Mario Bernardi Guardi

da Libero del 19 settembre 2007


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