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Il Foglio Rassegna Stampa
18.09.2007 La Francia ha un ministro degli Esteri e una nuova politica mediorentale
l'Italia ha una politica vecchia, e un "funzionario dell'Onu" alla Farnesina

Testata: Il Foglio
Data: 18 settembre 2007
Pagina: 3
Autore: la redazione
Titolo: «Kouchner e D’Alema - Hamas nella lista nera, Hezbollah no»

Dal FOGLIO del 18 settembre 2007 un editoriale mette a confronto i comportamenti del ministro degli Esteri francese e di quello italiano nella crisi iraniana:

La differenza tra un politico occidentale e un funzionario di un’organizzazione multilaterale dovrebbe essere chiara anche a Massimo D’Alema, il ministro degli Esteri italiano. Se il suo omologo francese Bernard Kouchner dice che bisogna prepararsi al peggio, nel caso della crisi prenucleare indotta dai maneggi dell’Iran di Mahmoud Ahmadinejad, probabilmente non vuole fare la guerra, pensa piuttosto che prevederne la possibilità o addirittura la probabilità possa avere un effetto di deterrenza politico-diplomatica sul corso delle cose. Il sulfureo Mohamed ElBaradei, capo dell’Agenzia atomica di Vienna, ha un protocollare diritto di cincischiare e di invocare il basso profilo tenendo sempre la rotta del mezzo, che è la ragione stessa di vita di un’organizzazione di monitoraggio e ispezione e negoziato dell’Onu, fino a che una certa linea non sia definitivamente varcata. Ma i leader dell’occidente sono tenuti a osservare con realismo i fatti, e a comportarsi di conseguenza anche anticipando i tempi e intuendo il senso di una crisi incipiente o addirittura matura, rigettando le regole della lingua di legno paradiplomatica, quando la parola è alla politica e ai rapporti di forza. Si dà poi il caso, come riferiamo in prima pagina, che la politica è già ampiamente investita dall’iniziativa militare in materia di sicurezza nucleare, se è vero che, come hanno raccontato Maurizio Molinari sulla Stampa di giovedì scorso e domenica il Sunday Times, con notevole eco internazionale, qualcosa di assai serio è successo in Siria. Lì Israele avrebbe colpito militarmente, mantenendo il top secret per quanto possibile, una situazione di traffici di uranio con la Corea del Nord, la cui capacità atomica è in via di smobilitazione epperò anche di proliferazione per la via del contrabbando (lungo l’asse del male, come fu autorevolmente detto citando per l’appunto Iran, Siria e Corea del Nord). Siamo dunque parecchio avanti nello scenario della forza, con questa specie di seconda Osirak, dal nome del reattore nucleare di fabbricazione francese che fu distrutto dall’aviazione israeliana nell’81 con un raid condannato da tutto il mondo imbelle più che civile, e siamo parecchio avanti per ragioni chiare. Pesa anche la percezione di una divisione occidentale perfino sul carattere delle sanzioni che l’Onu dovrebbe decretare a carico di chi manda avanti un programma nucleare e desidera cancellare Israele dalla mappa geografica. Scongiurare una soluzione di forza è non solo lecito, ma auspicabile, tuttavia non lo si fa mandando segnali di debolezza e di opposizione di principio all’uso della forza. Non almeno di fronte a comportamenti decisamente fuori controllo, come sono quelli della Repubblica islamica iraniana e del suo vertice politico, fino a prova contraria.

Da pagina 3 dell'inserto, la nuova politica francese in Medio Oriente:

In medio oriente. La Francia mette un piede nei colloqui di pace. “I colloqui tra il premier Ehud Olmert e il presidente Abu Mazen stanno andando nella giusta direzione”. Lo ha detto il ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner in visita a Gerusalemme, nell’ambito del suo tour diplomatico in medio oriente, dopo aver incontrato entrambi i leader, di Israele e palestinese. Il ministro ha detto che, dopo l’incontro tra i due, esistono più prospettive di togliere alcuni sbarramenti in Cisgiordania, ma anche per la liberazione di un certo numero di palestinesi. Kouchner si è detto felice del fatto che la preparazione della conferenza di pace, prevista a novembre sembra negli Stati Uniti, proceda senza intoppi. Il ministro non esclude una partecipazione della Francia alla conferenza e svela che alcuni paesi europei, indipendentemente dalla missione di Xavier Solana, che rappresenta l’Unione europea in seno al Quartetto, “potrebbero partecipare in modo molto benefico a questa conferenza”. Trattare con gli arabi di Hezbollah, ma non con Hamas. “Noi abbiamo una politica di fraternità con Israele, ma pensiamo di poter essere fraterni anche con il mondo arabo”. Ma se è ora di aprire ai libanesi di Hezbollah (“Per fare la pace bisogna parlare con quelli che fanno la guerra”), non è ancora il momento di interloquire con Hamas. E’ quanto sostenuto dal ministro degli Esteri francese in un’intervista al quotidiano israeliano “Yediot Ahronoth” alla vigilia della partenza per il medio oriente. “Penso – dice Kouchner – che ciò che è successo con Hamas, in particolare contro al Fatah e contro l’Olp, merita quantomeno che ci si fermi un po’ e che non si partecipi, come del resto nessuno desidera fare, a dei pourparler politici con Hamas”

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