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La Stampa Rassegna Stampa
18.09.2007 Il tempo per fermare Teheran sta scadendo
intervista di Maurizio Molinari a John Bolton

Testata: La Stampa
Data: 18 settembre 2007
Pagina: 15
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «L'attacco all'Iran è sempre più vicino e l'Europa lo sa»
Da La STAMPA del 18 settembre 2007:

«Il tempo per fermare Teheran sta scadendo, Usa ed europei hanno già esaminato il possibile blitz». John Bolton, ex ambasciatore Usa all’Onu e considerato uno stretto collaboratore del vicepresidente Dick Cheney, spiega come dietro le parole pronunciate da Kouchner vi sia l’avvicinarsi di un raid che è stato già discusso con i più stretti alleati europei.
Il ministro degli Esteri francese Kouchner parla di incombente opzione militare nei confronti dell’Iran. Quanto manca all’attacco?
«L’uso della forza è un’opzione per gli Stati preoccupati dalla corsa iraniana al nucleare. Quando Kouchner parla di guerra non intende un’operazione simile all’invasione dell’Iraq, ma un attacco molto preciso, limitato».
Stati Uniti e Paesi europei hanno già esaminato questo scenario?
«Ciò di cui abbiamo parlato con Gran Bretagna, Francia e Germania è un attacco aereo sufficiente a distruggere uno o più impianti nucleari iraniani. E’ un’opzione che per noi, ma anche per l’Europa, esiste da tempo. Sono lieto che Kouchner ne abbia parlato pubblicamente. E’ un riflesso dell’arrivo di Sarkozy e dimostra lo scontento di Parigi per la carenza di risultati nelle iniziative diplomatiche intraprese per bloccare l’Iran».
A Washington circolano indiscrezioni sulle differenti posizioni dentro l’amministrazione Bush , con Cheney più favorevole all’azione militare e la Rice decisa a continuare la strada diplomatica. Cosa c’è di vero?
«Il dibattito esiste. C’è certa gente dentro il Dipartimento di Stato che non ha mai smesso di pensare che esistono solo vie diplomatiche. Nessuno preferisce l’uso della forza. Il punto sono le scelte da fare. Se la scelta è fra un Iran nucleare e la forza non ho nessuna esitazione a preferire la seconda opzione».
Da giovedì si torna a discutere all’Onu su una nuova risoluzione. Quali sanzioni potrebbero renderla davvero efficace?
«Il tempo delle sanzioni contro l’Iran è arrivato ed è andato via. L’Ue sta negoziando con Teheran da quattro anni ed ha fallito. Nel frattempo gli iraniani hanno potuto accumulare ciò che gli serve per il programma nucleare. Anche perchè al Consiglio di Sicurezza la Russia continua a fare interdizione. Che venga approvata una risoluzione robusta o meno oramai è evidente che la diplomazia non consentirà di impedire a Teheran di ottenere un ordigno nucleare».
Dunque quali sono le opzioni rimaste per fermare l’Iran?
«Sono solo due: un cambio di regime a Teheran per far arrivare alla guida dell’Iran dei leader non interessati alle armi nucleari oppure, come ultima risorsa, l’uso della forza. Oggi siamo molto vicini a quest’ultima possibilità».
I leader di Teheran minacciano di rispondere ad un attacco lanciando missili contro Israele e le basi americane in Iraq assieme a un’offensiva di attentati contro gli Stati Uniti. Quanto pesa questo pericolo sulle valutazioni della Casa Bianca?
«Gli iraniani stanno già attaccando gli americani in Iraq fornendo ai terroristi sciiti armi ed esplosivi. La rappresaglia iraniana potrebbe avere molti volti e questa è una delle ragioni per cui l’opzione militare non è molto attraente. Ma, ripeto, nella vita bisogna compiere delle scelte: l’Italia avrebbe mai accettato uno Slobodan Milosevic dotato di armi nucleari durante la crisi dei Balcani? E l’Europa lo avrebbe accettato? Il Medio Oriente si trova oggi di fronte allo stesso tipo di domanda».
Negli ambienti dell’intelligence c’è chi afferma che l’Iran non è così vicino all’atomica proprio grazie a sanzioni che finora hanno funzionato. In questo caso l’attacco stesso sarebbe infondato...
«L’intelligence può sbagliare in diverse direzioni: può pensare che gli iracheni hanno armi di distruzione che in realtà non possiedono, come avvenuto nel caso dell’Iraq, o può errare in senso opposto, come avvenne alla vigilia della prima Guerra del Golfo. Nel 1991 vennero gravemente sottovalutati i progressi di Saddam verso l’atomica. Prima di dibattere quanto l’Iran è o non è vicino alla bomba bisogna riconoscere come le informazioni pubbliche, fornite dall’Agenzia atomica dell’Onu, attestino che Teheran è in grado di compiere tutti i passaggi critici del ciclo del combustibile nucleare. Dunque è solo una questione di tempo e denaro il loro arrivo alla bomba. E con il prezzo del greggio a 80 dollari il denaro non gli manca di certo. Il tempo per fermare Teheran sta scadendo».

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