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Risvegli nel buio Shira Nayman
Traduzione Maurizia Balmelli
Einaudi Euro 15,50
“Per tutte le bambine dai capelli e dagli occhi scuri che non hanno potuto vivere la propria vita. Per chi di noi l’ha vissuta e, in qualche modo, ha dovuto cercare di compensare la loro perdita”.
E’ l’epilogo di una delle splendide storie che compongono la raccolta intitolata “Risvegli nel buio”.
A volte la perfezione di un libro risiede, oltre che nella capacità di tenuta narrativa, nella tensione morale che trasferisce al lettore e nei quesiti che solleva.
E’ quanto accade a Shira Nayman, scrittrice di origine ebraica nata in Australia e trapiantata a Brooklyn che ci regala una raccolta di racconti straordinariamente maturi e intensi, ognuno dei quali potrebbe essere un breve romanzo.
Quattro storie ingegnose e quasi thriller in cui la seconda generazione viola il silenzio sul quale i padri e le madri hanno costruito la sopravvivenza.
Il filo conduttore è la tragedia dell’Olocausto che proiettando un’ombra sulle generazioni successive colpisce indistintamente i figli delle vittime e degli aguzzini che si trovano ad affrontare una realtà oscura e a fare i conti con un’identità problematica.
Ogni racconto racchiude un mistero, un segreto che rivelandosi solo alla fine avrà il potere di sconvolgere l’esistenza delle protagoniste. Nella loro quieta vita privata ogni certezza viene spazzata via e la rivelazione di una realtà finora ignorata costituisce un evento traumatico che le coglie impreparate.
In “La casa sulla Kronenstrasse”, Christiane un’ebrea newyorkese raccoglie le ultime parole della madre morente, quasi una confessione che la spinge a tornare in Germania dove scoprirà la drammatica verità sul suo passato e sulla sua identità che la madre le ha sempre taciuto.
Shulamit, l’ebrea ortodossa protagonista de “La scimmia di porcellana” non nasconde solo due splendidi occhi azzurri sotto le lenti a contatto scure ma un terribile segreto: la sua nascita è il risultato di un programma genetico nazista. Ma allora chi è la devota madre ortodossa che ama e protegge i suoi figli? Sarà Rinat la figlia maggiore a far emergere dal passato quel terribile segreto.
Nel racconto intitolato “La lampada” Miriam capirà leggendo le ultime volontà della madre di non conoscere nulla del suo passato. Inconsapevole di essere il frutto di una atroce violenza subita dalla madre durante la guerra per mano di un nazista, conoscerà solo l’amore incondizionato di Ruth, una madre generosa e fiera di aver messo al mondo la sua “dolce bambina”, di “averla accudita, amata e guardata crescere”.
Al termine della cerimonia funebre dopo la lettura del kaddish, Miriam guardando nella tomba della madre si chiederà: “Sono anche la mia gente?”
In “Oscure pulsioni”, quasi un romanzo breve sul tema del doppio emerge il confronto tra una psichiatra e la sua paziente, una giovane madre ortodossa perseguitata dai dolorosi ricordi del padre.
La complessa relazione che si instaura con Dvora indurrà la dottoressa Erick a ripercorrere il suo stesso passato e quello del padre sfuggito allo sterminio nazista. Il finale sconvolgente e di forte impatto emotivo coglierà di sorpresa il lettore.
Con un linguaggio che raggiunge intensità profonde e vivacità lessicali capaci di tratteggiare situazioni e protagonisti in modo indimenticabile Shira Nayman, grazie ad una narrativa che penetra nelle pieghe più riposte dell’anima, ci offre una riflessione illuminante sul valore della Storia e sulla sua capacità di forgiare l’identità di ogni essere umano.
Giorgia Greco
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