Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera indirizzata al direttore del Domenica del SOLE 24 ORE, Riccardo Chiaberge, del 16 settembre 2007, sull'articolo di Goffredo Fofi "Allende, se il mito si arrende" (pagina 31)
Invitiamo i nostri lettori a prendere questa lettera ad esempio e a scrivere al Domenicale protestando per le falsità scritte da Fofi su Simon Wiesenthal.
Ecco il testo della lettera:
Gentile dott. Chiaberge,
ho letto un paio di volte, sperando di non avere capito bene (e tutt'ora spero di non avere capito affatto), la chiusa della recensione di Goffredo Fofi apparsa oggi (" Allende, se il mito si arrende") ad un libro di Victor Farìas ("Salvador Allende.La fine di un mito").
Riferendosi all'accusa, rivolta Farìas ad Allende, di avere protetto un crminale nazista (Walther Rauff) rifugiatosi in Cile, Fofi scrive: "Infine il lavoro di Farìas ha un dichiarato ispiratore in Wiesenthal, il cacciatore di criminali che ha ossessivamente cercato di applicare la legge del taglione e dell'occhio per occhio. I cui risultati non possono essere che quelli di sempre".
Fofi si deve essere reso conto di essere entrato in un terreno scivolosissimo, e si premura subito di precisare che nell''Antico Testamento "non c'é solo questo" e di citare altri "ebrei buoni", come la Arendt e Simone Weil.
Non voglio dire che si tratti di una excusatio non petita, né esaminare la pertinenza dei riferimenti alla Hannah Arendt, a Simone Weil e ad Anna Maria Ortese (perlomeno opinabili), né esprimere ogni giudizio sulla contrapposizione tra "ebrei vendicativi" e cattivi da un lato ed ebrei pazienti e buoni dall'altro lato, perché in ogni caso è il riferimento a Simon Wiesenthal ad apparirmi inaccettabile di per sé.
Perché Simon Wiesenthal non applica affatto la legge del taglione, non promuove l'omicidio dei nazisti né difende chi vuole "farsi giustizia da sé", bensì lotta perché i criminali nazisti e i loro complici siano sottoposti ad un processo regolare.
Mi sembra qualcosa di diverso in radice dalla "legge del taglione".
Ed è sin troppo facile citare a questo proposito l'attività specifica e due libri di Wiesenthal (sia il capitolo iniziale de "Gli assassini sono tra noi" -con lo scambio di battute con "l'SS buona" - sia "Giustizia non vendetta"), per dimostrare quanto si sbagli Goffredo Fofi.
In conclusione, Le sottopongo, sommessamente, e sottopongo, sommessamente, a Goffredo Fofi attraverso Lei una banale domanda:
Loro considerano il processo e la condanna di Erich Priebke "applicazione ossessiva" della legge del taglione ovvero un atto di giustizia?
Le sarei davvero grato se Loro volessero rispondere a questa semplice domanda.
Perché, se Loro considerano il processo a Priebke un atto di giustizia, faccio un po' di fatica a comprendere perché sottoporre un collaboratore diretto di Eichmann come Walther Rauff ad un processo debba essere considerato "applicazione ossessiva" della legge del taglione.
Sinceramente,
Carlo Momigliano
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