La Francia e gli Stati Uniti contro l'atomica iraniana Russia, Aiea e Italia frenano
Testata: Il Foglio Data: 14 settembre 2007 Pagina: 1 Autore: la redazione Titolo: «Bush e Sarkozy lavorano al patto euroatlantico per aggirare Putin sull’Iran»
Dal FOGLIO del 14 settembre 2007
Bruxelles. Con l’Iran a due anni dalla bomba nucleare e nessuna nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu in vista, l’Europa deve decidere se seguire gli Stati Uniti sulla strada delle sanzioni unilaterali per fermare la corsa atomica dei mullah. Finora, soltanto il presidente francese, Nicolas Sarkozy, sembra intenzionato a fare sul serio con quella che considera “la più grave minaccia che pesa sull’ordine internazionale”. Molto discretamente, la Francia sta cercando di convincere i partner dell’Unione europea a istituire un meccanismo di misure fuori dall’Onu contro Teheran analogo a quello americano. L’Eliseo ha deciso di dare il buon esempio, chiedendo alle imprese francesi di sospendere i nuovi investimenti nella Repubblica islamica: Total e Gaz de France dovranno rinunciare a contratti da tre miliardi di dollari per lo sfruttamento del giacimento di gas di South Pars, Bnp-Paribas sarà costretta a rallentare le transazioni finanziarie con Teheran e anche la franco-iraniana Renault Pars potrebbe risentirne. Pur continuando ufficialmente a “preferire” una risoluzione del Consiglio di sicurezza, se i Ventisette non vorranno agire senza le Nazioni Unite, Parigi è pronta a costituire una “coalition of the willing” euro-americana per sanzionare il regime iraniano. Le speranze di una nuova risoluzione a breve sono venute meno mercoledì. Dopo la richiesta statunitense di riunirsi la prossima settimana per discuterne, la Russia ha annunciato il veto a nuove misure contro Teheran. L’alibi è il “piano d’azione” che il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Mohamed ElBaradei, ha sottoscritto il 21 agosto con l’Iran e sta sbandierando come un “passo avanti significativo”. In realtà, se l’accordo impegna la Repubblica islamica a far luce entro dicembre sulle attività nucleari clandestine dal 1985 al 2002, nulla è previsto sulla principale richiesta dell’Onu: sospendere immediatamente l’arricchimento dell’uranio. Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Germania hanno criticato il piano come un ostacolo alla soluzione. Alla Russia, invece, bastano questi “movimenti dell’Iran nei confronti dell’Aiea”, hanno spiegato al Cremlino. In Europa soltanto Parigi e Londra sono determinate a rompere il tabù del multilateralismo e a mettere in discussione la diplomazia. Appena arrivato al Foreign Office, il ministro degli Esteri britannico, David Miliband, non ha escluso l’uso della forza contro Teheran. Sarkozy, nel suo primo discorso di politica estera il 27 agosto, ha parlato di “un’alternativa catastrofica: la bomba iraniana o il bombardamento dell’Iran”. In un rapporto appena pubblicato, l’Istituto internazionale per gli studi strategici di Londra avverte che Teheran “potrebbe avere un’arma nucleare entro il 2009 o il 2010”. L’Ue preferisce fingere di non sentire. I ministri degli Esteri dei Ventisette non discutono ufficialmente di nucleare iraniano da aprile perché a ogni riunione, compreso il vertice informale di Viana do Castelo dello scorso fine settimana, si è trovata una questione “più urgente”. “L’Iran è in sospeso”, ammette un diplomatico europeo, e il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ieri ha cantato vittoria: “Gran parte dell’Europa ha accettato il nostro nucleare”. Nelle consultazioni bilaterali sulle eventuali sanzioni, Parigi ha incontrato resistenze da parte di Roma e Madrid, che in Iran sono presenti con Eni e Repsol. Il governo tedesco pare diviso: all’assenso del cancelliere, Angela Merkel, corrisponde lo scetticismo del ministro degli Esteri socialdemocratico, Frank-Walter Steinmeir.
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