Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Pregiudizio o cattiva informazione ? la dichiarazione del magistrato Gherardo Colombo sui palestinesi
Testata: Corriere della Sera Data: 12 settembre 2007 Pagina: 25 Autore: Paolo Foschini Titolo: «Colombo: i rom? Trattati come i palestinesi»
Prendendo posizione nel dibattito sulla sicurezza, il magistrato Gherardo Colombo indica nella "Palestina" il modello di una politica di sicurezza brutale e spaventosa da evitare assolutamente. Dichiara"Quando vedo le ruspe entrare nei campi rom mi viene in mente la Palestina: se questo è il nostro modello di sicurezza, come si può non restare allibiti?". Senza entrare nel merito della questione dibattuta, si deve ricordare a Colombo che le ruspe, nei campi profughi palestinesi, entrano (quando entrano) per demolire depositi di armi, tunnel per il contrabbando, sempre di armi, case di attentatori suicidi. dunque per contrastare il terrorismo. Prendere l'autodifesa di Israele come esempio da evitare di cieca repressione è solo sintomo di pregiudizi ideologici o di cattiva informazione
Ecco il testo:
MILANO — «Quando vedo le ruspe entrare nei campi rom mi viene in mente la Palestina: se questo è il nostro modello di sicurezza, come si può non restare allibiti?». Già: e forse un parallelismo fra rom e profughi palestinesi potrebbe anche non sorprendere, se avvenisse in un centro sociale qualunque. Ma a tracciarlo, questa volta, è Gherardo Colombo. L'ex pm di Mani pulite, ormai ex giudice di Cassazione nonché ex magistrato tout-court, avendo egli scelto da tempo di continuare sì a lavorare per la giustizia, ma solo in forma di libri, lezioni e dibattiti. Come quello che lo ha visto ieri sera, nel minuscolo teatro parrocchiale Sant'Andrea, appena fuori dal centro di Milano, schierarsi senza esitazioni a fianco di don Virginio Colmegna: e cioè del prete che, appena poche ore prima, aveva annunciato l'inizio del proprio «digiuno» di solidarietà con gli ultimi duecento rom sgomberati dal Comune di Milano. «È semplicemente folle — continua a ripetere Colombo — che il nostro modello di sicurezza e giustizia sia questo ». Il dibattito tra l'ex magistrato e il sacerdote e il tema da trattare erano fissati da tempo: «Sicurezza e solidarietà». L'argomento, inevitabilmente, non poteva non intrecciarsi con l'ultima polemica milanese sui rom. Ma Colombo, come ben sa chi ha avuto occasione di seguirne le conferenze recenti, ha preferito prenderla più da lontano perché non ci fossero equivoci: «Prima dobbiamo intenderci su cosa intendiamo per sicurezza. Gli Usa hanno, in proporzione, oltre il sestuplo dei nostri detenuti: eppure quella tolleranza zero non rende le loro strade meno violente». Ancora: «Abbiamo un sistema carcerario con 60 mila galeotti, ciascuno dei quali costa 200 euro al giorno per 365 giorni, e che nonostante questo produce due delinquenti recidivi su tre». Conclusione: «Questo è il risultato di un modello di sicurezza fondato sull'esclusione, sulla eliminazione, anziché sul recupero e sulla fiducia nei confronti degli altri, anche di chi sbaglia». E di qui viene il suo «sconcerto», dice Colombo: «Come si fa a pensare che una ruspa in un campo, senza altro obiettivo che la cancellazione di quelle baracche e senza un piano per le persone che ci vivevano, possa produrre una qualsiasi forma di sicurezza tanto per loro quanto per la società?». Perché «è sempre di persone — insiste l'ex magistrato — che stiamo parlando». E prosegue: «Il lavoro, si dice. Ma la giornata di un disperato che sta dieci ore a un semaforo, secondo voi, non è più faticosa di quella di un impiegato o di un giudice? Allarme sicurezza, si dice. Ma io dico: l'Italia e Milano non sono Pretoria. Le vittime di omicidi o di atti violenti sono infinitamente meno dei morti e degli infortunati sul lavoro: per i quali però, evidentemente, nessuno ha interesse a sollevare allarme». Al contrario: «Il paradosso vero — sottolinea l'ex pm di Mani pulite — è che un poveraccio beccato a vendere su un marciapiede una borsa col marchio contraffatto rischia, in base alla legge italiana, la stessa pena di chi ha falsificato i bilanci Parmalat. Il paradosso vero — continua — è che ci sia una porzione grossissima e molto influente della società civile che si indigna per gli scippi e non per la grande criminalità che traffica cocaina e prostitute schiave, per il semplice fatto che quella porzione di società è grande consumatrice di quella cocaina e di quelle schiave». Don Colmegna allarga le braccia: «Non saprei cosa aggiungere di più. Mi sembra già incredibile che, per una sera, queste cose si possano dire senza che dalla platea arrivino insulti ». Infatti la platea, per quanto piccola, per una sera applaude.
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