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La Repubblica Rassegna Stampa
12.09.2007 La Lituania vuole processare Yitzhak Arad, partigiano ebreo e storico della Shoah
la cronaca di Alberto Stabile

Testata: La Repubblica
Data: 12 settembre 2007
Pagina: 25
Autore: Alberto Stabile
Titolo: «Vilnius processa la resistenza anti-nazista e il partigiano ebreo finisce sotto accusa»
Da La REPUBBLICA del 12 settembre 2007:

GERUSALEMME - Cosa doveva fare un ragazzo ebreo di sedici o diciassett´anni nella Lituania degli anni 40 occupata dai nazisti e contesa dai sovietici? Con chi doveva schierarsi per non soccombere anche lui, dopo aver visto l´intero paesino di tremila anime dove era nato e cresciuto sparire inghiottito in un campo di concentramento? Queste domande sorgono spontanee leggendo le notizie riguardanti Yitzhak Arad, esperto della Shoah e direttore per 28 anni, dal 1972 al 1993, dello Yad Vashem, il Museo dell´Olocausto, sospettato dalle autorità lituane di «crimini contro l´umanità» commessi negli anni della Seconda Guerra Mondiale. L´inchiesta preliminare aperta dalla magistratura lituana riguarderebbe l´uccisione da parte della resistenza sovietica, di cui Arad faceva parte, di alcuni civili e prigionieri di guerra, persone a loro volta in contatto coi nazisti o parte della resistenza antisovietica da questi fomentata.
La storia, o per meglio dire la rappresentazione che ne fanno gli uomini, spesso ricorre a questi ribaltamenti imprevedibili. Siamo a Sweciany nel luglio del 1941. Yitzhak Arad, nato Itzahk Rudinicki, assiste all´occupazione nazista. Vede deportare tutta la popolazione della zona, ottomila persone, compresi i tremila abitanti di Sweciany. Fugge con altri ragazzi in Bielorussia, dove riceve notizie del massacro. Degli ottomila, ai quali era stato detto che sarebbero stati rinchiusi in un ghetto, se ne sono salvati soltanto 250, i tecnici, gli artigiani, i professionisti, quelli che potevano svolgere un lavoro produttivo nella grande fabbrica del massacro. Gli altri sono stati passati per le armi, già il secondo giorno.
Arad torna nel suo paese ed entra prima in clandestinità, poi si unisce alla resistenza organizzata dai sovietici. In quattro anni la storia della piccola repubblica baltica, come quella delle consorelle, Estonia e Lettonia, ha subito tre capovolgimenti. Nel 40 sono i sovietici ad invaderla come conseguenza del patto Molotov - Ribbentrop, il famoso accordo di spartizione dell´Europa nordorientale che avrebbe dovuto evitare la guerra tra Germania e Urss. Ma l´anno dopo, Hitler rompe il patto e la Lituania è invasa dai nazisti. Dei 220mila ebrei che formavano una delle grandi comunità d´Europa, quando Vilnius era soprannominata la «Gerusalemme del Nord», resterà poco e nulla. Infine, nel ‘44, i sovietici torneranno nei Paesi Baltici per restare fino al 1990.
Arad ha raccontato la sua esperienza nel libro "Il partigiano", che viene oggi citato dalla procura lituana come un indizio a carico, assieme ad altri documenti, della sua partecipazione ad «atti criminali» commessi contro civili e prigionieri. Indizi per i quali i magistrati si Vilnius hanno aperto un´inchiesta nel luglio del 2006 e chiesto alle autorità israeliane di poter interrogare lo storico dell´Olocausto. Arad, oggi ottantunenne, in un´intervista al giornale Rzeczpospolita ha negato ogni accusa. «Non ho mai ucciso un civile. Questo sarebbe potuto succedere durante un combattimento, ma non ho mai ucciso a freddo né un civile né un prigioniero», ha detto. Poi ha ricordato: «Una volta prendemmo dei civili prigionieri, ma furono tutti rilasciati poco dopo, tranne uno, che si rivelò essere un poliziotto da prima della guerra. L´abbiamo giustiziato su ordine dei nostri comandanti, ma non sono stato io a premere il grilletto».
Le notizie del caso aperto in Lituania contro Arad, che nel ‘45 emigrò illegalmente in Israele e si arruolò nell´esercito dove ha raggiunto il grado di brigadiere-generale prima di ritirarsi nel 1971, ha sollevato indignazione. Il ministero degli Esteri, che ha raccolto la richiesta d´interrogatorio dei giudici lituani, ha fatto sapere di considerare la richiesta «non meno che scandalosa». Il Centro Wiesenthal è insorto contro la «campagna» lanciata contro Arad, sostenendo che è la prima volta che un cittadino israeliano viene indagato per presunti delitti commessi contro collaboratori dei nazisti. Il professore Dov Levin, un esperto in Storia dei Paesi baltici ha criticato la decisone presa dallo Yad Vashem di partecipare ad un comitato creato a Vilnius per indagare i crimini compiuti ai danni dei civili durante l´occupazione nazista e sovietica della Lituania.

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