Il ministero dei casi speciali Nathan Englander
Mondatori Euro 18,50
Argentina, 1976. Una famiglia ebrea, i Poznan: padre, madre, figlio. Sono gli unici elementi del notevole romanzo di Nathan Englander, una tragedia in grigio. Una famiglia emarginata per via dell’origine del padre, un hijo de puta, figlio di una prostituta che giace nella parte di cimitero riservata ai ruffiani e puttane della ormai estinta Società dell’Impulso Generoso. Il cimitero dei reietti è diviso dall’altra parte, riservata ai virtuosi, da un alto muro, che serve a separare i morti ma non è altrettanto efficace nel fermare i vivi. Kaddish Poznan, fiero della propria origine, lo aveva scavalcato una prima volta e si era guadagnato l’esclusione dalla comunità ebraica. E continuava a scavalcarlo su incarico dei figli dei reietti, per cancellare i nomi dalle lapidi, e così la vergogna e il pericolo. Meglio non concedere pretesti, gli ebrei ne hanno memoria – e Kaddish l’escluso non può far di meglio, per aiutare la famiglia. Un padre orgoglioso e sempre in attesa del buon colpo, ma che si sente inadeguato; una madre disillusa senza ancora saperlo, Lillian, che permette troppo al figlio, nei confronti del padre; Pato, diciannove anni, che studia sociologia e che si dedica all’attività preferita dei figli: l’elencazione delle colpe dei padri, con annesso risentimento.
Un bel mattino un colonnello in pensione viene gettato dalla finestra, con l’uniforme piena di medaglie, e si schianta sul selciato dell’Avenida del Libertador.
E’ il golpe. L’inizio del terrore. E sono le pagine dove Englander mostra tutto il suo talento, con poche memorabili scene che hanno la iconica concisione figurativa delle opere di Ben Shahn: il carro armato fermo in mezzo al viale e le persone che si girano dall’altra parte, ignorando l’apparizione; il poliziotto a cavallo tra gli edifici dell’università, che trascina per i capelli una ragazza, la mano guantata e la chioma bionda che sboccia dal pugno serrato, e l’abbraccio tra Pato e i suoi amici che osservano la scena, un inconsapevole addio. Al culmine di uno scontro padre-figlio, con reciproche maledizioni, la polizia suonerà alla porta blindata voluta da Lillian, entrerà e si porterà via il ragazzo, sotto gli occhi di uno stordito Kaddish. Pato scompare, non c’è traccia di lui nelle stazioni di polizia. Lillian si getta alla sua ricerca scoprendo che uno scomparso smette di esistere, tutti si danno a dimenticarlo, l’infezione del terrore fa il suo corso. Si rivolgerà al ministero dei Casi speciali, per scoprire di quale crudele impudenza è capace il potere- memorabile la figura dell’impiegato che risponde alla sua rabbia ricordando la verità dell’Argentina, e non solo: non ci sarà una resa dei conti, mai. Cercherà l’aiuto delle Congregazioni Unite, umiliando Kaddish, senza risultato (“Lei lavora per loro, Fingelbaum. Segue la nobile tradizione della diplomazia ebraica: mai riconoscere una catastrofe finchè non si è compiuta”). Kaddish, rifiutato dalla moglie e preda del rimorso, avrà la risposta che cercava e si troverà di fronte a un compito impossibile. Lo affronterà a modo suo, da solo. Nel finale di un libro che, pur con qualche cedimento, conferma quel che sappiamo di Englander: è il maggior scrittore di una generazione che si va imponendo.
Tiziano Gianotti
Donne – La Repubblica