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Il Giornale Rassegna Stampa
01.09.2007 Fermiamo Durban 2
Gheddafi e Ahmadinejad sono tra gli organizzatori della Conferenza mondiale contro il razzismo del 2009

Testata: Il Giornale
Data: 01 settembre 2007
Pagina: 1
Autore: Maria Giovanna Maglie
Titolo: «Toh, sul razzismo Ahmadinejad»
Dal GIORNALE del 1 settembre 2007, un articolo di Maria Giovanna Maglie:

Fermiamo Durban 2, diamo qualcosa di serio da fare al Parlamento Europeo e ai suoi zelanti rappresentanti radical chic, preoccupati solo degli sconti di tasse alla Chiesa cattolica italiana. Non aspettiamoci che sia in qualche modo sensibile il governo italiano, che ha scelto con forza pari alla sua vaghezza equivicina la strada dell'appoggio a Hamas, a Hezbollah, alla Siria e all'Iran. Tocca all'opposizione di centro destra, ai liberali, cercare di far capire agli italiani che ci sono questioni ben più pericolose della pur sacrosanta battaglia sulle prepotenze dei lavavetri e dei loro racket. Non vorrei, e temo di non sbagliarmi, che tanta improvvisa solerzia ai piani bassi nascondesse il desiderio di nascondere trame e rischi nazionali e internazionali ben più gravi. Stiamo combattendo i lavavetri, non vorrete mica che ci occupiamo anche dei centri islamici clandestini dove si fomenta l'odio verso gli italiani e si fa scuola di terrorismo? Ci stiamo occupando della moratoria sulla pena di morte, non vorrete mica che badiamo alle sorti di Israele, che comunque ha i suoi torti? Stiamo cercando di dialogare, è così che si fa con gli avversari, non vorrete mica che ci mettiamo a litigare con Ahmadinejad, che poi affretta il programma nucleare, che ora invece prosegue con rispettosa lentezza? È così che siamo ridotti.
I fatti. Tre giorni fa a Ginevra i rappresentanti dell'Iran si sono accomodati con gli altri membri del Consiglio per i Diritti umani dell'Onu, chiamati a organizzare la Conferenza mondiale contro il razzismo che si terrà nel 2009. La Commissione preparatoria è composta da 20 Stati membri ed è presieduta dalla Libia di Gheddafi. Avete capito bene, l'Organizzazione delle Nazioni Unite, ma l'acronimo potrebbe tranquillamente diventare Organizzazione dei nazisti uniti, ha accolto Mohammed Ahmadinejad, la jena, a occuparsi dei problemi degli agnellini, il negatore dell'Olocausto a discettare di sionismo. Non è una novità, quel Kofi Annan approvato alla carica di segretario generale proprio dagli americani, come sono ingenui a volte gli americani, ne ha fatte di tutti i colori prima di togliere il disturbo. La Conferenza di Durban nel 2001 resta però il peggio dell'eredità di Annan. Le Ong cosiddette antimperialiste e i Paesi fondamentalisti si misero d'accordo e vararono una tale serie di proclami contro Israele e contro gli ebrei, tornando alla definizione proibita «sionismo uguale razzismo», che la delegazione di Israele e quella degli Usa se ne andarono, e alla fine un po' di nazioni europee, anche l'Italia, boicottarono la conferenza e non fecero passare nessuna risoluzione. Va ricordato che fior di organizzazioni sempiterne per i diritti umani, come Amnesty International e Human Rights Watch, se ne stettero graziosamente a guardare quell'esplosione di odio.
Un editoriale del Jerusalem Post mi ha rinfrescato la memoria sul clima di quei giorni. A Durban una gran quantità di gente indossava T-shirts con la scritta «Occupazione=Colonialismo=Razzismo Basta con l'Apartheid israeliano». Gruppi di palestinesi distribuivano volantini con l'effigie di Hitler e la scritta «Se avessi vinto io? Di positivo c'è che non esisterebbe Israele e non verrebbe sparso il sangue palestinese». Attivisti sudafricani, compresi arabi e musulmani del posto, sfilavano nella zona della conferenza cantando «Quello che abbiamo fatto all'apartheid in Sudafrica deve essere fatto al sionismo in Palestina».
La Conferenza di Durban finì nel caos subito prima degli attacchi dell'11 Settembre. Da allora, se qualche nazione è diventata finalmente più consapevole, i focolai di pericolo sono aumentati. In America Latina il veleno di Hugo Chavez ha ridato fiato perfino alla dittatura dell'eterno moribondo Fidel Castro. L'Afghanistan è una partita difficile, l'Irak è un terreno doloroso e poco comprensibile, anche perché non c'è un giornale o una televisione che non lo racconti secondo la diffusa ossessione antiamericana, non solo per cattiva volontà, proprio perché non ci sono gli strumenti per tentare una informazione qualsivoglia che non sia l'elenco fazioso dei morti ammazzati. Il razzista Gheddafi prende soldi e riconoscimenti quando rinuncia ai suoi ricatti. Peggio, la guida che mancava a Durban per unificare tutti contro gli Stati Uniti, Israele e la difesa dell'Occidente, ora c'è, è Ahmadinejad. Sarà per questo che le Nazioni Unite lo hanno chiamato con due anni di anticipo a prepararci la trappola?

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