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Il Foglio Rassegna Stampa
30.08.2007 "Siamo sulla mappa. E ci rimarremo, non soltanto nello sport"
intervista a Tal Brody, campione israeliano di basket: Netanyahu gli ha chiesto di candidarsi con il Likud

Testata: Il Foglio
Data: 30 agosto 2007
Pagina: 2
Autore: la redazione
Titolo: «Il Michael Jordan israeliano ci spiega perché fa politica con il Likud»
Un articolo dall'inserto sportivo del FOGLIO del 30 agosto 2007:

Tal Brody apre la porta in maglietta nera, pantaloncini corti, scarpe da ginnastica e calzini bianchi di spugna tirati su fino al ginocchio. Sembra pronto per scendere in campo, nonostante i suoi 64 anni. E’ il mito della pallacanestro israeliana, uno dei primi eroi sportivi del paese. Lo stesso Moshe Dayan, con una lettera, gli chiese a fine anni sessanta di trasferirsi in Israele per fare grande il Maccabi Tel Aviv. La squadra, che non aveva mai passato i primi turni dell’Eurolega, con il giovane Tal, ebreo del New Jersey, arriva nel 1977 alla vittoria. “Allora accettai una sfida”, dice al Foglio nella sua casa sulla spiaggia di Herzeliya. Oggi, sta per accettarne una seconda. Benjamin Netanyahu, il leader della destra del Likud, gli ha chiesto di candidarsi alla Knesset, il Parlamento, e Tal non vuole tirarsi indietro. La sua altezza non impressiona come quella di altri giocatori. E’ un metro e 87: normale per una guardia tiratrice, il giocatore con il tiro migliore della squadra, capace d’insinuarsi veloce e agile, proprio perché più basso degli altri, verso il canestro. Ha da sempre votato Likud. Stima Netanyahu: lo reputa l’uomo giusto per guidare il paese e rappresentarlo all’estero. “Non starò qui in disparte”. Da anni, dopo il suo ritiro dalla pallacanestro, è attivo nel sociale: sponsorizza progetti dell’Agenzia ebraica per i giovani, gli immigrati; si occupa di portare il basket e lo sport nelle scuole; viaggia all’estero per raccontare Israele. L’entrata in politica, dice, è una continuazione di quello che sta portando avanti da anni. Non si occuperà, spiega, di questioni di sicurezza nazionale. Era il 1965 quando il Michael Jordan di Tel Aviv arrivò per la prima volta in Israele. Giocava nella nazionale americana che quell’anno vinse l’edizione delle Maccabiadi. Era il numero tredici nella leva dell’Nba. Il Maccabi Tel Aviv lo contattò immediatamente: cercava un aiuto per arrivare in Europa. Tornò nel 1966 e la squadra l’anno dopo raggiunse le finali dell’Eurolega, perdendo contro l’Ignis Varese di Dino Meneghin. Le foto di Tal assieme al campione italiano ricoprono i muri del suo studio buio. “Arrivavo dalla University of Illinois dove il palazzetto di pallacanestro ospitava 18 mila spettatori. In Israele, il basket era primitivo. Si giocava in campi all’aperto, inaudito negli Stati Uniti”. Nel 1969, Tal rientrò in America per il servizio militare. Nel 1970 si trasferì in Israele. Il Maccabi TA, da allora, ha vinto cinque titoli europei, arrivando dodici volte in finale. “I giocatori stranieri si stupivano quando vedevano tra gli spettatori Menachem Begin e Moshe Dayan – dice – Si chiedevano quanto importante fosse per Israele la pallacanestro”. Erano i primi successi sportivi del giovane stato. Netanyahu e Brody si sono incontrati un paio di volte. Bibi, spiega l’ex campione, non è un patito di basket. Però, sa scegliere i suoi uomini. Tal, infatti, parla come chi è spesso apparso in pubblico, senza esitazioni e nonostante sostenga di non aver ancora preso la decisione finale sul suo futuro politico, dice di essere sempre più convinto. In fondo, la politica è sempre stata più che a bordo campo nella sua vita sportiva. Nel 1977, sulla via delle finali dell’Eurolega, il Maccabi TA incontra il CSKA Mosca. Quelli forti, che vincono sempre. Loro hanno Sergei Belov sotto il canestro. L’anno prima la Russia aveva battuto gli Stati Uniti alle Olimpiadi di Montreal. Mosca, però, è l’alleato dei paesi arabi, che non riconoscono Israele. Non vuole ospitare gli israeliani e non vuole che la sua squadra voli a Tel Aviv. Ma la partita si gioca lo stesso, in campo neutro, a Virton, Belgio. “Il solo fatto che avessero accettato di giocare era incredibile”. Il Maccabi TA vinse 91 a 79. “Siamo sulla mappa. E ci rimarremo, non soltanto nello sport”, disse in quell’occasione Brody. La frase è passata alla storia in Israele. Begin la riprese in una campagna elettorale. Quell’anno, la squadra israeliana vinse per la prima volta l’Eurolega, battendo in finale, 78 a 77, il Mobilgirgi Varese.

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