I mass-media non dedicano grande spazio al contributo dato dai soldati nella guerra di difesa contro il terrorismo, contro i totalitarismi, i dispotismi , le tirannidi e gli integralismi nel mondo. Mentre ognuno di noi dovrebbe rivolgere l’attenzione con grande gratitudine e ammirazione agli uomini e donne in uniforme che stanno combattendo per la nostra sicurezza e per gli ideali di democrazia su tutti i fronti.
Ormai siamo cosi’ abituati ad ascoltare i bollettini di guerra che non ci facciamo piu’ caso; forse il numero alto di morti per un’ autobomba ci puo’ sgomentare di piu’, ma certamente e’ subentrata in noi l’assuefazione che ci ha resi meno reattivi e piu’ insensibili verso la dura condizione di quella bella gioventu’ che si sacrifica e patisce, combattendo una guerra di difesa contro le forze oscure del terrore.
E quel riportare asetticamente solo numeri e non nomi e non circostanze della morte ha provocato nell’opinione pubblica l’ottundimento della sensibilita’. Il risultato e’ che notiamo una mancanza di contatto psicologico ed emotivo fra soldati e cittadini.
E’ vero che gia’ nelle scuole e nelle sedi dei partiti c’e’ mobilitazione come anche alla radio dove tutti gli speaker repubblicani lanciano appelli a cui la gente risponde con generosita’. E molto spesso accade negli aereoporti di incontrare baldi giovani in tuta mimetica, soldati che tornano a casa o ripartono, che la gente applaude con entusiasmo, aprendo un varco al loro passaggio. Ma non basta!
Erano altri tempi quelli di Marlene Dietrich, quell’immagine di donna seducente, con la sigaretta ciondoloni sulle labbra, che osava sfidare Hitler cantando Lily Marlene , la ballata del soldato che divenne il simbolo dell’opposizione al nazismo; o quelli di una grande poetessa bambina israeliana che con una scatola di colori aveva disegnato la pace con il giallo delle sabbie ardenti , il bianco della faccia del soldato morto e il rosso del suo sangue, in una struggente poesia che fece il giro del mondo alla fine fine degli anni 60.
E quei soldati, non sono degli automi, sono uomini e donne in carne ed ossa, con una famiglia che trepida aspettando il loro ritorno. Uomini e donne che se muoiono non hanno un’altra vita di ricambio, giovani che nel loro coraggio hanno anche bisogno del nostro incoraggiamento e del nostro sostegno. Soldati che indirettamente ci sfidano e ci farebbero sentire delle nullita’al confronto, se noi all’occorrenza non riuscissimo a mostrare un altrettanto coraggio.
Sul “ The Wall Street Journal” del 28 agosto leggiamo un editoriale” Will you answer the call? “ (E tu, risponderai alla chiamata? )di Bob Okun che e’ un’ispirazione per noi tutti. Mr Okun e’ il president e CEO, (capo del consiglio d’amministrazione )di “Thanks USA “ che e’ una associazione non profit che e’ molto attiva tra i cittadini e cerca di aiutate fattivamente le famiglie dei soldati, offrendo loro un lavoro al ritorno in patria o ai loro coniugi , e borse di studio nelle universita’dimostrando la riconoscenza del paese, a quanti sacrificano persino la loro vita per il bene comune e in difesa dei valori della pace e della democrazia.
E tu vorrai rispondere alla chiamata se c’e’ bisogno del tuo aiuto a favore di quanti non hanno esitato a partire perche’ chiamati a compiere il loro dovere?
E’ un appello a cui hanno risposto molte imprese, grandi e piccole che si sono gia’ mobilitate, come si stanno attivando i cittadini che da quartiere a quartiere stanno formando una grande catena di solidarieta’ grande come l’America.
Parlare di “coraggio”, di “eroismo” e di “ patriottismo” non e’ cosa facile nel nostro paese. In Italia, sono parole desuete, cadute nell’obsolescenza comunicazionale e ..chi le usa rischia il linciaggio morale se non fisico! Sono parole che non si pronunciano, parole appestate, che noi vogliamo invece riabilitare, rivitalizzare e restituire al vocabolario.
E a tutti coloro che non sentono alcun sentimento di appartenenza alla loro nazione o di identita’, poniamo la domanda: E’ meglio che sui nostri pennoni sventolino le bandiere della democrazia o quelle della tirannide? Quelle della liberta’ o quelle dell’oppressione con la svastica, la falce e martello o la mezza luna?
E’ strano, ma molti la liberta’ la apprezzano solo dopo averla perduta!
Piera Prister Bracaglia Morante