L’Iran nel comitato organizzatore della conferenza dell'Onu "contro il razzismo" increduli e ironici commenti degli israeliani
Testata: La Stampa Data: 25 agosto 2007 Pagina: 12 Autore: Francesca Paci Titolo: «I diritti umani? Ci pensa l’Iran»
Da La STAMPA del 25 agosto 2007:
«Dato che siamo considerati il Paese più malvagio del pianeta, perché l’Onu non ci affida la presidenza di qualche bella commissione per i diritti umani?». L’umorismo yiddish di Rachel Zelig, 24 anni, studentessa alla Hebrew University di Gerusalemme, l’ipod con l’intera produzione musicale dei Radiohead, sintetizza il senso d’isolamento degli israeliani, sempre più convinti che il pregiudizio filopalestinese nella migliore delle ipotesi e nella peggiore l’antisemitismo delle organizzazioni internazionali, sia inversamente proporzionale alla condiscendenza verso le peggiori dittature. L’Iran, rivela il quotidiano Yedioth Ahronot, è stato appena chiamato dalle Nazioni Unite a far parte del comitato organizzatore della Conferenza Mondiale contro il Razzismo del 2009, un team di venti Stati guidati dalla Libia che si riunirà dal 27 al 31 agosto a Ginevra per «analizzare le misure contro le discriminazioni e la xenofobia già adottate a Durban nel 2001». «È una battuta?», chiede Eli Sheleg, 26 anni, laureando in storia alla Ben Gurion University di Beersheba. I giovani, meno idealisti e ideologici dei genitori, sono i più colpiti dall’antipatia di cui si sentono oggetto. Da queste parti Durban è una ferita aperta, «un’assemblea di bandiere palestinesi con Arafat acclamato insieme a Fidel Castro mentre Israele e Stati Uniti venivano processati come oppressori dell’umanità». A distanza di sei anni si riparte da Durban, sotto la guida di Gheddafi, già presidente della Commissione Onu per i diritti dell’uomo nel 2003, e con la consulenza del governo di Ahmadinejad, eroe contemporaneo dei negazionisti dell’Olocausto. Gli studiosi israeliani lanciano l’allarme. Gerald Steinberg, docente di scienze politiche all’università di Bar Ilan, se l’aspettava: «La riedizione dell’infame conferenza di Durban dimostra che ancora una volta il network delle ong finanziate anche dai governi europei si prepara a utilizzare il tema del razzismo per la delegittimazione di Israele». Teheran paladino dei discriminati? «L’Iran è un pericolo per il mondo», corregge Reuven Pedatzur, commentatore politico di Tel Aviv. Gerusalemme si sente accerchiata. Prima le campagne di boicottaggio dei prodotti e della cultura «sionista», solo ieri il partito nazionalista ucraino si è aggiunto alla lista dei «no made in Israel». Oggi l’Iran testimonial per i diritti umani. Il mondo, a parte qualche voce critica, tace. «La presenza dell’Iran nel comitato contro la xenofobia stravolge il messaggio dell’Onu» afferma Anne Bayefsky, responsabile dell’organizzazione newyorkese «Eye on the UN». Secondo le sue ricerche «nel 2006 le denunce delle violazioni dei diritti umani presentate dal sistema Onu, dominato da nazioni aderenti alla Conferenza islamica, hanno riguardato soprattutto Israele e Usa». L’eredità di Durban. «Il comitato è una struttura intergovernativa la cui composizione viene decisa liberamente dagli Stati membri» si difende un portavoce dell’Alto Commissariato Onu per i diritti Umani. L’etica non c’entra, osserva il direttore della think tank svizzera «Un Watch»: «Sono i numeri a decidere la sorte delle risoluzioni». La maggioranza vince, Israele ha bisogno di alleati. Torture e fustigazioni Acqua bollente e scariche elettriche sono le «tecniche» più utilizzate dagli agenti del ministero della Sicurezza contro i prigionieri politici, spesso sottoposti anche a «lavaggio del cervello». Se l’articolo 38 della Costituzione vieta l’uso della tortura, il potere giudiziario di fatto la consente. Sovente poi chi viene sorpreso a bere alcool è punito con decine di frustate in pubblico. Impiccagioni pubbliche Sono almeno 161 le esecuzioni - spesso tramite impiccagione - avvenute in Iran da inizio anno, 177 nel 2006. Punibili con la pena capitale sono l’ omicidio, i reati a sfondo sessuale, apostasia, blasfemia, traffico di droga, spionaggio, adulterio e prostituzione. Molti i minorenni (all’epoca del reato) giustiziati: quelli in attesa di esecuzione attualmente sono almeno 71. Lapidazioni Secondo il codice penale iraniano, gli uomini vengono sepolti fino alla vita e con le mani legate dietro la schiena, le donne sepolte fino al collo. Le pietre che vengono lanciate loro contro non devono essere molto grandi per evitare di uccidere subito i condannati. Messa ufficialmente al bando nel 2002, la lapidazione è ancora largamente praticata in Iran.
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