lunedi` 21 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






La Repubblica Rassegna Stampa
22.08.2007 Giornalisti che raccontano i propri desideri e i propri pregiudizi
non i fatti

Testata: La Repubblica
Data: 22 agosto 2007
Pagina: 22
Autore: Marco Ansaldo - Vincenzo Nigro
Titolo: «Gaza, l´Ue torna a pagare l´energia - Disgelo fra Italia e Israele viaggio di Peres a settembre»

Marco Ansaldo non spiega, nella sua cronaca pubblicata da La REPUBBLICA del 22 agosto 2007, che i finanziamenti europei per l'acquisto di carburante necessario al funzionamento della centrale elettrica di Gaza sono ripresi perché il gruppo terroristico ha rinunciato a incassare la bolletta dell'elettricità.
L'
"´Unione europea ha deciso di cedere" scrive. Forse , è quel che Ansaldo auspicava accadesse.

Nell'articolo vi sono altre scorrettezze. Le dichiarazioni del portavoce di Tsahal sull'incidente che ha causato la morte di due bambini palestenesi non sono riportate integralmente. Aveva anche fatto riferimento alla pratica dei terroristi di mandare bambini a recuperare lanciamissili dopo il lancio di kassam.
La versione dell'esercito sull'uccisione dei terroristi della Jihad islamica è riferita con evidente e immotivato scetticismo.
A proposito dei trazzi kassam, è maggiore il biasimo per il governo israeliano, che non rafforza la protezione esterna delle scuole, che per i terroristi che li lanciano. 

Ecco il testo:

GERUSALEMME - Al buio da giorni. Con le provviste in frigo ormai scadute, e il latte per i bambini andato a male. Ma da oggi la corrente elettrica ritorna. A Gaza l´hanno chiamata «la guerra della luce». Per alcune notti ha lasciato un milione e mezzo di persone a brancolare nelle tenebre, con il ritorno dei lumi a petrolio nelle case e le strade illuminate da riverberi sempre più fiochi.
Ma ieri l´Unione europea ha deciso di cedere nel braccio di ferro che la opponeva ad Hamas, il movimento leader della Striscia, scegliendo di riprendere le forniture di gasolio per la centrale elettrica locale. Marcia indietro, dunque. Anche se il sospetto che una parte delle entrate provenienti dal pagamento delle bollette finisca nelle tasche di Hamas rimane. A Gerusalemme un portavoce della Commissione europea ha annunciato che l´erogazione ripartirà «in maniera provvisoria». Bruxelles vuole infatti attendere i risultati dei controlli contabili, per capire dove finiscono i soldi raccolti nella Striscia governata dal giugno scorso con la forza dal movimento islamico che ha cacciato le forze palestinesi fedeli al presidente Abu Mazen.
Hamas si dice soddisfatta del provvedimento. «La Ue - ha dichiarato il suo portavoce Fawzi Barhum - ha capito adesso che non abbiamo nessuna colpa». E il primo ministro Ismail Haniyeh ha detto di accogliere «con piacere una commissione di inchiesta indipendente, per accertare che Hamas non è coinvolta in affari riguardanti l´energia elettrica». Ma è soprattutto la gente a tirare un respiro di sollievo. Da domenica scorsa in tutta la Striscia il black-out era pressochè totale. C´era chi, come nei negozi, poteva far funzionare i generatori privati per impedire il deperimento degli alimenti. Il resto della popolazione doveva però far ricorso a torce con le pile, lampade a gas e a petrolio.
Il tutto nell´ennesima giornata di sangue, con duri scontri fra le milizie palestinesi e l´esercito israeliano. A Beit Hanun una cannonata sparata dai militari dello Stato ebraico, e finita fuori bersaglio, ha ucciso due bambini. Secondo un portavoce delle Forze armate il colpo d´artiglieria era stato esploso contro un´unità di miliziani, forse della Jihad islamica, che avevano appena lanciato razzi Qassam sulla città israeliana di Sderot, situata poco oltre il confine. «Chiunque si trovi nei pressi di uomini armati - ha detto il militare rispondendo alla domanda perché fossero rimasti uccisi degli innocenti - è in pericolo». La cannonata ha quindi centrato per errore il gruppo di bambini intenti a giocare. A morire sono stati due cugini: Abed Ashur di 12 anni e Fadil Mansour di 10. I giornalisti hanno potuto vedere all´ospedale di Jabaliya i loro corpi, sventrati dai proiettili d´artiglieria.
Uno degli ordigni lanciati dalla Striscia aveva centrato un asilo di Sderot, città dove la tensione psicologica di una popolazione da anni sottoposta agli attacchi dal cielo è messa a durissima prova. Per fortuna l´edificio, in questa stagione di vacanze estive, era vuoto, e nello scoppio è rimasta lievemente ferita solo una donna che abita vicino. Un secondo razzo era caduto sulla strada nazionale, esplodendo poco lontano da un distributore di carburante e sfiorando quindi una strage.
Nei giorni scorsi le autorità di Sderot non sono riuscite a convincere il governo a rafforzare la protezione esterna delle scuole, ora che l´anno scolastico ha inizio. Molti genitori hanno espresso una profonda preoccupazione in previsione di lasciare i propri figli in aree per loro non difese a sufficienza. «Prima o poi questi razzi uccideranno qualcuno - denuncia il sindaco - è esattamente questo lo scopo per cui ci vengono tirati addosso».
All´interno della Striscia, mentre si trovavano a soli 600 metri dalla rete metallica che delimita la frontiera, ieri mattina in un raid aereo erano stati uccisi altri tre miliziani della Jihad Islamica, dopo i tre eliminati lunedì mentre erano a bordo di un´auto. Per l´esercito, in tutti e due i casi, gli uomini erano armati con fucili di precisione e «si preparavano a colpire obiettivi israeliani».

Un articolo di Vincenzo Nigro dà la notizia del "disgelo" tra Italia e Israele dopo l'apertura del governo Prodi ad Hamas.
Ma non si tratta di fatti,  solo di una deduzione
fondata sull'imminente visita di Peres e sul dubbio presupposto che il governo israeliano avrebbe fermato il viaggio del capo di  Stato se avesse avuto ancora riserve sulla posizione italiana.

Ecco il testo:

ROMA - Il nuovo presidente israeliano Shimon Peres, il laburista che con Ariel Sharon ed Ehud Olmert fondò Kadima per difendere il ritiro dei coloni da Gaza, ha scelto l´Italia per la sua prima visita di Stato all´estero. Il capo dello stato israeliano sarà in Italia nella prima settimana di settembre: a Roma incontrerà Romano Prodi e Giorgio Napolitano, in Vaticano verrà ricevuto dal papa e sul lago di Como parteciperà al convegno di Cernobbio, un appuntamento che il vecchio leader laburista negli anni ha seguito molto spesso.
La visita è stata incerta fino all´ultimo, anche per i dissapori provocati dalle dichiarazioni di Romano Prodi e Massimo D´Alema sulla necessità di tenere aperto un canale di dialogo con Hamas, il movimento integralista palestinese. Ma Prodi e il premier israeliano Ehud Olmert devono essersi chiariti abbastanza bene su Hamas se il governo di Gerusalemme non ha avuto nulla da obiettare a questa visita in Italia. La passione di Peres per l´Italia, i suoi legami politici con Prodi e con buona parte dei leader della sinistra sono noti, ma il caso Hamas avrebbe potuto congelare la missione del presidente se i due governi non avessero trovato un´intesa: il primo viaggio all´estero di un capo di Stato è comunque un segnale politico che le diplomazie gestiscono con accortezza. E l´Italia, nonostante le incertezze del governo di centrosinistra su alcuni dossier di politica estera, è il paese che in Medio Oriente guida la missione Unifil nel Libano meridionale e sostiene di avere un rapporto intenso con la dirigenza iraniana impegnata nella sua partita nucleare con le Nazioni Unite.
Dopo il ministro degli Esteri Massimo D´Alema, anche Prodi agli inizi di agosto aveva detto che bisogna tener conto di Hamas, che non si può trattare con un movimento che non ha ancora rifiutato il terrorismo, ma bisogna comunque tenere aperto un canale di dialogo con un gruppo che ha un forte radicamento nella società palestinese. Una tesi che Israele respinge con forza, che lo stesso presidente palestinese Abu Mazen non accetta da quando Hamas ha messo a segno il suo colpo di forza a Gaza; Hamas inoltre rimane sulla lista dei movimenti terroristici dell´Unione europea, oltre che naturalmente degli Stati Uniti. A metà agosto, per chiarire definitivamente il suo pensiero, Prodi scrisse un articolo per il "Corriere della Sera" in cui sosteneva che Hamas potrà tornare ad avere un ruolo «nel gioco politico palestinese a patto che rispetti le condizioni fissate dal Quartetto: cessazione della violenza, riconoscimento degli accordi precedenti sottoscritti da Olp ed Israele e riconoscimento del diritto all´esistenza dello Stato ebraico». In più Prodi aggiungeva la richiesta di «ripristinare la legalità nella striscia di Gaza, riconsentendo al presidente Abu Mazen di esercitare nuovamente la propria autorità su quel territorio». E´ sicuro che da Peres il presidente del Consiglio si sentirà ripetere proprio questo: non lanciate segnali di apertura ad Hamas fino a che non avranno cambiato linea.

Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione della Repubblica


rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT