Una terra due stati Amos Oz
Interviste
Datanews Euro 13,00
La casa editrice Datanews ha appena pubblicato un libro intitolato “Una terra due stati”: un’ interessante raccolta di interviste ad Amos Oz, intellettuale famoso in tutto il mondo e autore di romanzi e saggi tradotti in molte lingue. Da sempre impegnato nel processo di pace in Medio Oriente è una delle più autorevoli voci di tolleranza.
Le dieci interviste contenute nel volume, apparse su testate italiane ed estere, coprono un arco temporale che va dal novembre 1998 al maggio 2007.
Gli argomenti trattati sono i più vari: dalle scottanti questioni sul conflitto israelo palestinese ai temi di carattere più prettamente letterario connessi al suo lavoro di scrittore.
Il tema principale del suo lavoro letterario è la famiglia che definisce “l’istituzione più affascinante, la più paradossale e la più comica e tragica”.
E’ nell’ autobiografia romanzata “Storia di amore e di tenebra” che emerge in particolare la storia della sua famiglia che è soprattutto quella del popolo ebraico in Europa: una storia di persecuzioni, discriminazioni e di massacri che avrebbe potuto essere diversa – spiega Amos Oz – solo attraverso “l’apertura verso le altre persone e la capacità di accettare l’altro come altro”.
Il vero lavoro per lo scrittore israeliano non riguarda però le idee, i concetti, non si occupa di elaborare una trama; come Immanuel (uno dei personaggi del suo ultimo romanzo “Non dire notte”) che afferma “le parole sono trappole”, anche Oz considera pericolose e complesse le parole e per questo dedica loro estrema cura ed attenzione valutandole ed esaminandole “come un orologiaio con una lente di ingrandimento” prima di scegliere quella giusta.
Sul conflitto israelo palestinese Oz ritiene necessario giungere ad un “accordo di pace tra due parti in cui entrambe ottengono solo in parte quello che vogliono” ed è altresì importante “mettersi nei panni dell’altro non per essere d’accordo con lui, ma solo per immaginare il modo di pensare dell’altro”.
Eppure lo scrittore israeliano non è un “pacifista” stile europeo: “per me è molto più facile parlare con i palestinesi – quelli con idee concrete – che con qualsiasi esponente della sinistra europea pro-palestinese”.
A fronte del fanatismo che considera il dramma del XXI secolo, la più grande minaccia mondiale, il compromesso è la chiave della coesistenza tra le persone e nel suo vocabolario assurge a sinonimo di vita.
Infine per Amos Oz la narrativa è un’arma per giungere alla pace perché aiuta a mettersi nei panni dell’altro ed è proprio attraverso la letteratura che si entra nella vita privata delle persone, nei loro segreti, si conoscono le loro aspirazioni, si condividono i dolori e le sofferenze e allora diventa molto più difficile odiare.