Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Profughi sudanesi in Israele: un'informazione incompleta e distorta al servizio della propaganda
Testata: La Repubblica Data: 21 agosto 2007 Pagina: 0 Autore: Marco Ansaldo Titolo: «Israele caccia i profughi del Darfur»
La REPUBBLICA del 21 agosto 2007 pubblica a pagina 22 un articolo di Marco Ansaldo sull'espulsione dei profughi sudanesi da Israele. Nell'articolo, si segnalano informazioni mancanti e distorsioni. Eccone un breve elenco: 1) Israele ha accolto 500 profughi dal Darfur, annunciando però l'espulsione di tutti coloro che sucessivamente sarebbero entrati nel paese dal confine egiziano, nell'articolo sembra che tutti i profughi siano stati espulsi o siano destinati ad esserlo 2)l'Egitto si è impegnato a trattare bene i profughi sudanesi e non è detto che questi verranno reimpatriati 3) non tutti i 48 espulsi provengono dal Darfur 4) l'episodio dei due profughi uccisi dai soldati egiziani, ripreso dalle telecamere dell'esercito israeliano e trasmesso sul Canale 10 della televisione, ha avuto una dinamica diversa da quella descritta: i soldati israeliani hanno tentato a lungo di portare dalla loro parte del confine i sudanesi, finché gli egiziani hanno aperto il fuoco nella loro direzione
Naturalmente, si può sostenere che Israele, come gli altri membri della comunità internazionale, dovrebbe fare di più per i profughi del Darfur. Ma si può sostenerlo solo sulla base di un'informazione completa e corretta, non di uno scandalismo volto a mettere per l'ennesima volta lo Stato deli ebrei sul banco degli imputati ( prestando invece pochissima attenzione alle responsabilità dell'Egitto e persino a quelle del Sudan)
Dai quotidiani israeliani, i link a due articoli che informano sulla vicenda
GERUSALEMME - L´immagine più cruda è di tre giorni fa: nel sottofondo del deserto israeliano un rifugiato del Darfur guarda dritto verso l´obiettivo mentre, con la schiena piegata, ha i polsi legati al bracciolo di una sedia. Il provvedimento più spietato è di poche ore dopo: i 48 profughi provenienti dalla regione occidentale del Sudan squassata dalla guerra sono stati deportati l´altra notte verso l´Egitto, da dove erano arrivati oltrepassando il confine del Sinai. Nessuna pietà per i disperati del Darfur. Il governo d´Israele, d´intesa con quello egiziano, ha finito per applicare le disposizioni firmate lo scorso luglio al vertice di Sharm el Sheikh dal premier Ehud Olmert e dal presidente Hosni Mubarak. L´ultimo gruppo di rifugiati è stato così prontamente rispedito oltrefrontiera a bordo di un autobus, per essere rimpatriato in Sudan. Rischiano tutti di essere condannati a morte, come molti altri che in passato hanno violato la severa legge in vigore a Khartoum. Ma in questo momento è soprattutto Israele a trovarsi sotto accusa. Le associazioni umanitarie hanno protestato ieri tutta la loro rabbia, sostenendo che Gerusalemme ha un obbligo morale nel sostenere popolazioni vittime di un genocidio. «Lo Stato ebraico - sostiene Eytan Schwartz, portavoce in Israele del Comitato per lo sviluppo dei profughi del Darfur - dovrebbe mostrare compassione dopo che proprio gli ebrei sono stati perseguitati nella loro storia. Spedire indietro questa gente è una posizione contraria agli stessi valori ebraici». «Ma noi non possiamo aprire le porte e dare un accesso illimitato a persone che sono essenzialmente rifugiati per ragioni economiche», ribatte Ephraim Zuroff del Centro Simon Wiesenthal. L´ufficio del primo ministro Olmert ha spiegato la propria decisione affermando di non poter accogliere indiscriminatamente tutti coloro che penetrano dalla porosa frontiera egiziana. Oltre 1.100 sono quelli provenienti dal Sudan, molti di loro ospiti di famiglie israeliane che li hanno accolti in kibbutz, ostelli e strutture private. Il vuoto a livello legislativo nel regolamento di ammissione dei rifugiati ha finora generato parecchia confusione. E fino all´altro giorno Olmert aveva assicurato che un numero limitato di profughi sudanesi sarebbe comunque stato ammesso. Parole contraddette domenica dal suo portavoce David Baker che, d´accordo con il procuratore generale dello Stato, Menachem Mazuz, ha gelato le speranze degli ultimi arrivati: «La misura di far rientrare tutti coloro che fanno ingresso nel nostro paese illegalmente - ha spiegato - riguarderà d´ora in poi chiunque, inclusi coloro che provengono dal Darfur». Tiene però ancora il punto Schwartz: «Ai nostri amici cattolici - precisa con amarezza - sarà davvero molto difficile dire che lo Stato ebraico ha deciso di deportare rifugiati cristiani verso un paese musulmano che li perseguita». Lo scorso luglio la polizia egiziana ha ucciso una donna sudanese che tentava di attraversare il confine. E all´inizio di agosto i media israeliani hanno raccontato come le guardie di frontiera egiziane avessero picchiato a morte due rifugiati del Darfur, di fronte agli immobili soldati israeliani. L´ultimo dramma è affidato ora alle foto dei profughi ammanettati e rispediti verso l´ignoto.
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