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Libero Rassegna Stampa
19.08.2007 I deliri del presidente iraniano
l'offensiva terroristica e l'ambiguità dell'Italia di Prodi

Testata: Libero
Data: 19 agosto 2007
Pagina: 19
Autore: la redazione - Dreyfus
Titolo: «Ahmadinejad insiste: «Israele è la bandiera di Satana» - I terroristi ci attaccano e l'Italia di Prodi tifa per loro di»
Una cronaca da LIBERO del 19 agosto 2007:

Ennesimo affondo contro Israele da parte di Mahmoud Ahmadinejad: il presidente iraniano questa volta ha bollato come «bandiera di Satana» lo Stato ebraico, di cui due anni fa chiese la cancellazione dalla carta geografica (parole fraintese, secondo i suoi sostenitori, la versione originale sarebbe «dovrebbe scomparire dalle pagine del tempo»). L'«entità sionista», ha rincarato la dose il presidente parlando a un raduno religioso internazionale a Teheran, è «il portabandiera dell'aggressione e l'occupazione» ed è destinato a procedere «sulla via del declino, della disintegrazione e della scomparsa». Ahmadinejad ha tuonato inoltre nei confronti del recente accordo israelo-americano per la fornitura di armamenti dal controvalore di trenta miliardi di dollari, che va a sommarsi ad analoghe intese concluse da Washington con altri alleati della regione mediorientale; e ha di nuovo messo in guardia rispetto al piano Usa per l'estensione all'Europa orientale del sistema di difesa anti-missilistica, il cosiddetto "scudo", che avrebbe proprio lo scopo di proteggere l'Occidente da eventuali attacchi di Stati canaglia qual la Corea del Nord e la stessa Repubblica Islamica. Ahmadinejad è già passato alla storia per il suo zelo negazionista, finanziando convegni e meeting volti a mettere in dubbio l'esistenza dell'Olocausto.

Il commento di Dreyfus:

Attenti. L'America è sola. Israele è abbandonato. L'Europa e l'Italia in primis li stanno spingendo in un ghetto. La nostra sinistra gode, il governo Prodi ci sguazza. Non capiscono che stanno stappando Champagne per il funerale della nostra libertà e del nostrovivere in un qualche benessere. Ieri alcuni islamici con passaporto siriano hanno dirottato un aereo turco. Hanno rimediato una figura comica. Saliti come tranquilli passeggeri a Cipro, volevano spingere il volo a Teheran o a Damasco, per urlare al mondo che l'America è criminale. Si sono fatti turlupinare dai passeggeri durante una sosta tecnica ad Antalya, in Turchia, per il rifornimento di carburante. Hanno fatto un solenne fiasco dal punto di vista operativo. Il guaio sarebbe di gettarla in burla, per sentirci più sereni. In realtà hanno dimostrato che basta poco per rendere inutili i sistemi di sicurezza. È un avvertimento, una prova tecnica: si può fare. E ormai i terroristi sanno che il riferimento del loro lavoro è un'entità statale, l'Iran, che si regge su un'ideologia infame, ma a differenza di Saddam, ha 80 milioni di abitanti, una tecnologia di alto rango, e pare stia riuscendo tranquillamente a costruirsi l'atomica che - secondo quanto dichiarato dal massimo dirigente dei nostri servizi, il generale Giuseppe Cucchi - sarebbe utile «a bilanciare il potenziale nucleare nelle mani di Israele... un equilibrio di forze in questa regione potrebbe non guastare». Ieri, in contemporanea a questa esibizione di idiozia criminale, il capo della combriccola, Ahmadinejad, ha sostenuto che «l'entità sionista porta il vessillo di Satana e presto crollerà». Due giorni fa aveva invocato una santa alleanza con Cina e Russia contro l'America. Incredibilmente nel frattempo - un dittatore come Chavez sta trasformando il Venezuela in una fattoria dove gli uomini sono suo possesso, lancia offensive ideologiche in Italia, e trova addirittura simpatia. Nessuno osa parlare di boicottaggio, anche se le sedi consolari di cui dispone sono centri di propaganda ideologia di un'ideologia amatissima nei centri sociali prossimi alle nuove Brigate rosse. Ovvio: è tiranno sì, ma no global. Prodi non protesta. Libero l'ha fatto l'altro ieri. Ci ha seguito il Corriere. Aspettiamo una mossa della Farnesina. Un segno di dissenso. I dittatori, anche se tinti di rosso, meritano una tiratina di orecchie, o basta essere amici di Bertinotti e Diliberto per meritare plausi e baci? Non scherziamo. La politica estera di un governo è fatta di amicizie e di avversioni: esse non riguardano gli specialisti: dicono il nostro domani. Finché c'è Prodi, il futuro è gramo. Ci sono pessimi segnali. Un gigante come l'America, quando è in difficoltà, può dare del suo meglio per tirarsi su. Ma puntare a sgambettarlo sul piano della politica estera e su quello economico è da candidati al suicidio. Le debolezze finanziarie Usa accentuano la tentazione italica a marcare la distanza dalla superpotenza che mostra il suo affanno. I costi in sangue e in dollari delle guerre in Asia aiutano il popolo americano a deprimersi. Israele sta peggio. Adesso più che mai sarebbe il momento di dare un segno di amicizia a questi due Paesi. Invece Prodi sostiene Hamas e Iran. L'America non è l'"impero" di cui siamo schiavi col dovere di emanciparci. È la possibilità di non essere schiacciati dal ricatto di un mondo dove il famoso nuovo ordine si è frantumato, e dominano combutte strane e pericolose per noi. Quella tra il comunista petrolifero Chavez e il folle Ahmadinejad. L'inusitata alleanza tra Russia e Cina, che preparano azioni militari combinate, e parlano male del nuovo scudo spaziale americano esattamente come Venezuela, Iran e sinistra europea. Insomma, se l'America si sgretola è un disastro. Più per l'Europa che per lei: noi siamo più vicini al fronte e realistica è la prospettiva di essere infilzati dalla spada islamo-comunista. Mentre noi da veri beoti - ci divertiamo dinanzi alle frasi scombiccherate dei dittatori o alle imprese demenziali dei loro sostenitori. Gli Usa, non a caso, hanno iscritto i pasdaran iraniani nell'elenco delle forze terroriste. Chi è il pazzo? Noi che ci definiamo equidistanti e sosteniamo che serve a equilibrare le forze o Bush che dice: questo è terrorismo? Viva Israele e viva l'America.

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