Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
I pasdaran iraniani nella lista delle organizzazioni terroristiche la decisione del Dipartimento di Stato americano potrebbe arrivare entro la fine di agosto
Testata: Corriere della Sera Data: 17 agosto 2007 Pagina: 15 Autore: Michele Farina - Guido Olimpio Titolo: «L'America alza i toni contro l'Iran «I pasdaran nella lista del terrore» - Armi, agenti e impero economico: così è nato uno Stato nello Stato»
Dal CORRIERE della SERA del 17 agosto 2007, una cronaca sulla possibile inclusione deii pasdaran iraniani nella lista delle organizzazioni terroristiche del Dipartimento di Stato americano:
NEW YORK — I «guardiani della Rivoluzione », puntello e fiore all'occhiello degli ayatollah, bollati come «terroristi» dal governo americano. Non è una certezza, ma una minaccia concreta. Per la prima volta, truppe (d'élite) di uno Stato sovrano entrerebbero nella lista nera del Dipartimento di Stato che conta già 42 nomi, compresi Al Qaeda, Hezbollah e Hamas. La decisione potrebbe arrivare entro fine agosto. O essere cancellata del tutto — fanno sapere funzionari dell'amministrazione citati dalla stampa statunitense — se sulla questione del nucleare iraniano il Consiglio di Sicurezza dell'Onu approvasse rapidamente nuove sanzioni contro Teheran. Il New York Times bolla l'iniziativa con un editoriale durissimo intitolato «L'ora dei dilettanti». Usa Today parla invece di «sviluppo promettente». Alla Cnn Ray Takeyh, del Council on Foreign Relations, sostiene che le probabilità di «un confronto armato» tra gli Usa e Teheran adesso superano il 50%. Mentre Cliff Kupchan, esperto di Eurasia Group, la spiega così sul Financial Times: «L'amministrazione Bush sta dicendo al mondo: se non agite, lo faremo noi». Il Washington Post dà voce alle preoccupazioni degli alleati in Europa e in Medio Oriente. C'è il rischio, dice un diplomatico arabo, che le diverse crisi della regione confluiscano in una «super-emergenza che nessuno sarebbe più in grado di gestire». Il presidente della Commissione Esteri della Camera, il democratico Tom Lantos, approva la linea dura contro i pasdaran («le banche straniere ci penseranno due volte prima di trattare con loro») ma esclude escalation militari: «Chi parla di un possibile intervento armato dimostra poca saggezza e va contro la volontà del Congresso e del popolo americano». Sul piano concreto, la mossa degli Stati Uniti non avrebbe conseguenze incisive. Il congelamento dei conti che fanno capo ai Guardiani della Rivoluzione e il divieto a società e istituti Usa di fornire loro appoggi e finanziamenti non sarebbe significativo, data l'esiguità dei flussi economici. Sul piano politico-diplomatico, però, l'etichetta di «terroristi» applicata alla crema dell'esercito iraniano è un segnale forte. Secondo i critici, un gesto di chiusura allarmante, se non un ritorno all'epoca in cui Bush coniò l'espressione «Asse del male» inserendovi l'Iran. Un colpo di coda dei falchi (per altro decimati) della Casa Bianca e del vice presidente Cheney in particolare, sempre propenso all' opzione militare? Secondo alcuni analisti, la mossa ventilata dal Dipartimento di Stato rappresenta da un lato una concessione del Segretario di Stato Condi Rice ai duri dell'amministrazione (per altri è un modo per guadagnare tempo sul fronte diplomatico), dall'altro un messaggio agli alleati e agli altri Grandi che siedono nel Consiglio di Sicurezza Onu. Washington accusa Teheran di armare i talebani in Afghanistan e di fornire bombe ad alta tecnologia alle milizie in Iraq. Il portavoce del Dipartimento di Stato Sean McCormack ha usato parole bellicose: «Stiamo affrontando gli iraniani su diversi campi di battaglia». Questa espressione, «battlefields», preoccupa la diplomazia europea. D'altra parte prosegue lo stallo diplomatico sulla questione del nucleare, mentre Teheran va avanti con la produzione di centrifughe.
La ricostruzione di Guido Olimpio della storia dei pasdaran mostra come questo gruppo sia stato e sia effettivamente implicato in attività di terrorismo internazionale. Oltre che nel programma nucleare genocida di Ahmadinejad:
I pasdaran sono una strana creatura. Aggressiva, dura, capace però di modificarsi. Quando li hanno creati, agli albori del regime islamico, avevano il ruolo di guardiani del clero. Erano definiti «il sangue della rivoluzione ». L'imam Khomeini li guardava con l'occhio di un padre severo, consapevole che si sarebbero gettati nel fuoco per lui. E così avvenne. Nel 1980 l'Iran venne attaccato dall'Iraq di Saddam e i suoi confini furono difesi strenuamente proprio dai pasdaran. Gli ayatollah li mandarono a morire a migliaia, insieme alla milizia dei Basji, contro i meglio armati iracheni. Un sacrificio che ne ha ingigantito l'immagine e conferito autorevolezza. Ma non solo. Nel nome di quei martiri i guardiani si sono lentamente trasformati in potere. Parata la minaccia esterna (Iraq), Teheran li ha convertiti in un apparato di sicurezza a doppio taglio. Per tenere a bada l'esercito e intervenire contro i nemici interni. La cosiddetta seconda fase dei pasdaran è stata accompagnata da un grande sforzo bellico. I miliziani hanno iniziato a dotarsi di aerei, marina, missili a lungo raggio e impianti di produzione militare. Quasi uno Stato nello Stato, sempre vicino alle posizioni più oltranziste della teocrazia. Se vi sarà un'aggressione — è stato lo slogan — saranno loro a dover rispondere e rendere difficile la vita all'invasore. Contestualmente, i guardiani hanno accresciuto la sezione per le operazioni clandestine. Nel mondo dell'intelligence è conosciuta come l'Armata Qods, divisa in dipartimenti e specializzata nella guerriglia come nella sovversione. Gli «ufficiali» della Qods sono stati inviati in Libano a dare una mano agli amici Hezbollah, a Gaza al fianco di Hamas, altri invece sono finiti nei paesi occidentali Italia, compresa - nel ruolo di quinta colonna. Svolgono normali attività, si dedicano ai commerci. Ma in caso di emergenza possono trasformarsi in agenti operativi. Con il passare degli anni, i pasdaran hanno poi assunto il controllo di alcuni settori strategici. In particolare lo sviluppo del programma atomico a fini militari, la messa a punto di missili a lungo raggio — con l'aiuto di Corea del Nord, Cina, Russia —, lo sviluppo di unità speciali in grado di contrastare una eventuale azione statunitense nel Golfo. Potremmo chiamarla la stagione degli annunci. Il regime e il comando dei guardiani hanno fatto a gara nel presentare le «nuove armi» messe a punto: sottomarini lanciamissili, jet, mini-sub, vedette veloci, ordigni anti-nave. In realtà si tratta di copie (rifatte male) di prodotti russi e occidentali oppure di mezzi acquistati all'estero e poi modificati. Il ritardo nel settore delle armi convenzionali non deve però trarre in inganno. I miliziani — secondo alcune stime sono quasi 150 mila — detengono nelle loro mani le chiavi dell'equipaggiamento strategico. A questo peso «militare» se ne è aggiunto uno più politico. Con la presidenza di Ahmadinejad — anch'egli un ex pasdaran — una gran numero di guardiani sono diventati ministri e responsabili di uffici delicati. Per alcuni osservatori si è trattato di un golpe strisciante. Altri, invece, ritengono che i militanti hanno solo sfruttato l'opportunità. Vedono l'attuale presidente come una sponda, ma sono pronti a spazzarlo via se urterà i loro interessi. Che non sono necessariamente solo politici. La fase più importante nella storia recente del Corpo è sicuramente quella legata agli affari. I pasdaran non muovono solo tank ma amministrano un impero economico. Costruiscono grandi strade, gestiscono aeroporti civili, commerciano nel petrolio, amministrano potenti fondazioni, concorrono per appalti. Hanno vinto un contratto da un miliardo e mezzo di euro per lo sfruttamento dei giacimenti di gas e un secondo per la realizzazione di una pipeline diretta in Pakistan. Le autorità gli hanno poi concesso l'utilizzo di numerosi porti esentasse che portano nelle casse dei guardiani ingenti guadagni. Come ha notato di recente l'analista Karim Sadjadpour (Carnegie Endowment for International Peace), ai pasdaran l'isolamento dell'Iran non spiace perché giova ai loro traffici. «Sono diventati una sorta di mafia che teme un'apertura al mercato internazionale. Vogliono essere loro i gestori », sostiene l'esperto. Che però aggiunge: «Non considerateli come un blocco monolitico. Esistono molte fazioni: ce n'è una che vuole il cambiamento ma deve fare i conti con una minoranza più forte, attestata su posizioni radicali ». Dunque pronti ad essere il sangue della rivoluzione, a patto che convenga ai loro disegni.
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