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Il caso del card. Aharon Jean-Marie Lustiger è il caso più emblematico del cursus honorum di un ebreo-cristiano. E' emblematico perché è uno dei pochi casi di conversione dall'ebraismo al cristianesimo, nella storia e nella storia della Chiesa, che sia stato fatto in modo disinteressato e in mezzo ad indicibili sofferenze. Tuttavia, ciò che a me sembra, ma forse mi posso sbagliare, è che in ogni caso Lustiger si è sentito solo cattolico, pur non rinnegando il suo passato, ma non ebreo-cristiano. La questione è abbastanza difficile da spiegare. Mi limiterò a citare due esempi. Una sera, dopo il tramonto, mi trovavo nella Sinagoga della mia città, in quanto c'era la commemorazione di un mio parente ebreo. Il rabbino capo e il maskil sapevano che ero figlio di madre ebrea, anche se convertita, ma comunque io ero ebreo. Me lo confermò il maskil. Allora perché si attese ancora l'arrivo di un ebreo, quando con me si faceva il minyan? L'altro caso è che un sacerdote mi fece osservazione perche dicevo amèn e non àmen. Come si vede è come parlare tra sordi. Sì, è vero, ci sono grandi dialoghi, ma ad alto livello e se c'è qualche incomprensione subito arriva la precisazione e tutto ritorna come prima. Ma la realtà storica è ben diversa. Almeno fino al IV sec. d. C. esisteva, accanto alla Ecclesia ex gentibus, l'Ecclesia ex circumcisione. Poi improvvisamente questa sparì e si sa molto poco sui suoi riti, sulla sua partecipazione alla vita della Chiesa, se e come mantenevano i rapporti con l'ebraismo. Così, ogni ebreo che si convertiva faceva parte automaticamente del rito locale, che poteva essere romano, ambrosiano, greco cattolico, ecc. Però del suo ebraismo perdeva l'identità. Così, ad esempio, sappiamo che è stato recitato il Kaddish per Lustiger, ma non ho mai saputo, se egli recitava, oltre alle preghiere del Breviario anche quelle del Siddur. |
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