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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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La Repubblica Rassegna Stampa
15.08.2007 Hamas invoca la pace, inascoltata dalla cattivissima Tzipi Livni
nel melodramma mediorentale di Vanna Vannuccini

Testata: La Repubblica
Data: 15 agosto 2007
Pagina: 9
Autore: Vanna Vannuccini
Titolo: «Ma da Gaza appello al dialogo "Dateci un tavolo e la pace si farà"»
Vanna Vannuccini, su REPUBBLICA dà la parola ad Hamas. Non ha nessun commento da fare quando Sami Abu Zuhri, un portavoce del gruppo terroristico, lamenta che Israele non abbia accettato la proposta di una hudna, tregua decennale che  sarebbe servita "per creare una atmosfera di calma entro cui risolvere i problemi"... ovvero per prepararsi meglio a  una nuova guerra: per Hamas infatti una pace stabile con Israele sarebbe inaccettabile per motivi religiosi.
Nemmeno trova nulla da ridire quando il propagandista di un gruppo che ha ucciso deliberatamente centinaia di civili israeliani dichiara "siamo noi che dobbiamo difenderci dalla violenza".
In compenso, la capacità di esprimere giudizi  e valutazioni personali le ritorna quando passa a riferire le posizioni dell' "altro fronte".
"Tzipi Livni taglia corto su ogni dubbio" , scrive con evidente antipatia, per di più
 "con i modi spicci e la certezza di essere nel giusto che la distinguono".
I diplomatici israeliani, nota, sono preoccupati  per il deteriorarsi della "volontà della comunità internazionale di continuare la politica di boicottaggio di Hamas".
Segue una frase nella quale l'opinione dei critici europei del boicottaggio, che sembra essere anche quella personale di Vannuccini, viene confusa con la posizione della diplomazia israeliana: "In ogni paese europeo, dicono, crescono le voci che invitano a ripensare quella politica, visto che i suoi risultati sono stati tutt´altro che positivi. " Che i risultati del boicottaggio non siano stati positivi (e che una politica diversa avrebbe dato risultati migliori) lo pensa chi vuole che venga interrotto. Vannuccini presenta però questa discutibilissima valutazione come una verità oggettiva, che sarebbe perfettamente nota anche ai diplomatici israeliani (che dunque, si deve supporre, si preoccupano delle critiche europee perché vogliono che le cose vadano male). Una grave scorrettezza.

Il titolo dell'articolo "Ma da Gaza appello al dialogo "Dateci un tavolo e la pace si farà" è ingannevole, perché Hamas non ha mai parlato di pace e non vuole dialogare con Israele, ma con la comunità internazionale. Per la sua enfasi retorica potrebbe essere considerato un vero e proprio messaggio promozionale del gruppo islamista. Ma anche la pubblicità ha le sue regole, che qui vengono violate, affermando il falso.
Ecco il testo:

GERUSALEMME - Dopo la "messa a punto" di Romano Prodi, Hamas insiste. E´ pronto a trattare, offre un dialogo senza condizioni, ha detto l´ex capo del governo di unità nazionale, Ismail Haniyeh: «La rottura delle relazioni e l´assedio a questo governo sono contro gli interessi della regione mediorientale. Chiediamo alla comunità internazionale di porre fine al congelamento dei rapporti e di riprendere buone relazioni con Hamas». Ma come risponde il movimento integralista alle condizioni che la comunità internazionale ha posto per riprendere il dialogo, in particolare la rinuncia alla violenza e il riconoscimento dello Stato di Israele? Lo abbiamo chiesto a uno dei portavoce, Sami Abu Zuhri.
«La nostra buona volontà - è la risposta - l´abbiamo dimostrata fin dal primo giorno dopo le elezioni, offrendo a Fatah di fare un governo di unità nazionale. Abbiamo cercato di parlare alla comunità internazionale. Abbiamo offerto una tregua di 10 anni a Israele per creare una atmosfera di calma entro cui risolvere i problemi, ma nulla di tutto questo è stato recepito. Non ha senso chiederci di rinunciare alla violenza quando siamo noi che dobbiamo difenderci dalla violenza dall´occupazione. Noi vorremmo dialogare con la comunità internazionale e vorremmo che la comunità internazionale venisse qui a fermare l´aggressione e riconoscere i diritti umani dei palestinesi. Siamo pronti a negoziare. Se ci sediamo ad un tavolo possiamo presentare la nostra visione per una soluzione pacifica del conflitto».
Abu Zuhri insiste anche nell´affermare che la lotta fratricida a Gaza che il mese scorso portò all´espulsione di al Fatah fu in realtà un «controgolpe»: il vero golpe, dice, era stato preparato da tempo dalla «preventive force», le forze di sicurezza dell´Autorità palestinese, il cui comandante Mohammed Dahlan, ora disconosciuto anche da Abu Mazen, è fuggito all´estero.
Sull´altro fronte, con i modi spicci e la certezza di essere nel giusto che la distinguono, il ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni taglia corto su ogni dubbio: «Il dialogo coi terroristi toglie il tappeto sotto i piedi dei moderati e blocca la possibilità di raggiungere un accordo» ha detto ieri. «Hamas rappresenta un´ideologia che non serve gli interessi nazionali dei palestinesi e impedisce la soluzione dei due Stati».
Diplomatici a Gerusalemme ammettono che il governo israeliano è molto preoccupato di vedere come si stia deteriorando la volontà della comunità internazionale di continuare la politica di boicottaggio di Hamas. In ogni paese europeo, dicono, crescono le voci che invitano a ripensare quella politica, visto che i suoi risultati sono stati tutt´altro che positivi. Per questo costituisce un precedente molto preoccupante il rapporto della commissione parlamentare britannica che suona come una complessiva presa di distanza dalla politica di Blair, criticando apertamente la decisione di boicottare Hamas che ha contribuito, afferma la commissione, al crollo del governo di unità palestinese.

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