Primarie nel Likud il maggior partito d'opposizione israeliano
Testata: Il Foglio Data: 14 agosto 2007 Pagina: 3 Autore: la redazione Titolo: «Il Likud va alle primarie, Bibi ha paura del suo vantaggio»
Dal FOGLIO del 14 agosto 2007:
Gerusalemme. Oggi ci sono le primarie per scegliere il prossimo leader del partito più importante dell’opposizione israeliana, il Likud. Benjamin Netanyahu difende il suo posto dall’attacco da destra di Danny Dannon e da quello ancora più da destra del religioso Moshe Feiglin. Yuval Steinitz, parlamentare del Likud e membro della Commissione per gli Affari esteri e la Difesa della Knesset, spiega al Foglio il significato di queste primarie. Si tratta, soprattutto, di una tappa di lento riavvicinamento di Netanyahu alla tanto ambita carica di primo ministro. La settimana scorsa l’ex premier ha avvertito: “I capi di Kadima e del Labour vogliono che sia Moshe Feiglin a uscire vittorioso da queste primarie”. “Sospetto che lo vogliano – dice Steinitz – per impedire al Likud di ritornare alla guida del paese. Non è un segreto che se Feiglin ottenesse un gran numero di voti, il partito ne uscirebbe danneggiato. Una vittoria del suo gruppo potrebbe dare agli elettori il messaggio che il Likud non è più un partito competitivo o serio”. Steinitz si dichiara d’accordo con Netanyahu: Feiglin è il fardello del Likud. “Le sue posizioni sono sulla luna. Il suo gruppo, a differenza del resto del Likud, non si impegna per la democrazia israeliana. Lui, per fare un esempio, continua a parlare della necessità di andare oltre la democrazia e di abbandonare la democrazia per far risorgere un regno israelita come esisteva ai tempi di Davide. Quello era proprio un bel regno – ride Steinitz – ma non era democratico”. Nemmeno Dannon riscuote la simpatia del parlamentare del Likud. “Non è un contendente all’altezza. In ogni paese, ma sopratutto in Israele, devi avere fatto esperienza maneggiando questioni di sicurezza nazionale e di diplomazia. Dannon e Feiglin non hanno alcuna esperienza in questi due campi. Non sono rivali seri, perché non puoi candidarti alla guida di un partito, o addirittura di un paese, senza questo tipo di background alle spalle”. Esclusi così i due rivali, Steinitz spiega perché la guida migliore resta Bibi. “Per due ragioni. Secondo i sondaggi, ha qualche chance di diventare il prossimo primo ministro di Israele. Sta dando al Likud la possibilità di tornare a essere il partito dominante nel paese . E poi, ha già fatto bene quando è stato primo ministro”. Da molte parti sono però arrivate critiche. Netanyahu avrebbe fallito durante la sua leadership, per inseguire obbiettivi ideologici. Eppure, se fosse uomo da scommesse, Steinitz punterebbe lo stesso il suo denaro sulla vittoria di Netanyahu. “Il Likud ha già dimostrato di saper combinare ideologia e realpolitik, e di saper scendere a patti. Ho fiducia che anche Bibi, come già Menachem Begin prima di lui in Egitto, potrebbe accettare compromessi se vedesse le premesse di una pace vera”. Il problema resta l’affluenza al voto di domani. Non si sa ancora quanti dei 96mila votanti si faranno effettivamente vedere. Almeno 15 mila sono in vacanza o lontani e impossibilitati a votare. Molti altri, dando per scontata la vittoria di Netanyahu, potrebbero disertare. Lo zoccolo duro di Feiglin, circa 9 mila persone, il dieci per cento del partito, si presenterà invece compatto. E se la partecipazione sarà scarsa, sarà a tutto danno dell’ex premier. Che infatti, negli ultimi due giorni, ha moltiplicato i suoi sforzi, dai comizi – ai quali fa alzare la mano ai suoi sostenitori che sono sicuri di votarlo, fino al suo blog, dove fa appello agli uomini del partito: “Non permettete che possano descriverci come un movimento estremista”.
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