Furio Colombo critica Prodi su Hamas un'intervista al senatore dei Ds
Testata: La Repubblica Data: 13 agosto 2007 Pagina: 11 Autore: Gabriele Isman Titolo: «"Romano sbagli con i terroristi non si dialoga"»
Furio Colombo, intervistato sulla REPUBBLICA del 13 agosto 2007 si stupisce delle dichiarazioni del premier italiano di Prodi sulla presiunta necessità del "dialogo" con Hamas. Prima formula l'ipotesi (altamente improbabile, a dir poco) che Prodi sia a conoscenza di una segreta disponiblità di Hamas a "riconoscere Israele", o ad "abbandonare il terrorismo o la lotta ai palestinesi moderati". Poi formula sensate critiche all'irealismo pericoloso di parole "di pace" pronunciate "in una situazione che di pace non è". Infine, formula un giudizio molto positivo sull'operato del governo italiano, e di Unifil. Un giudizio, ci sembra, contraddetto dal riarmo del gruppo terroristico sciita, avvenuto nonostante la sorveglianza che la missione a guida italiana avrebbe dovuto garantire.
Forse lo "stupore" dovrebbe lasciare il posto a un'analisi spassionata delle politica mediorentale del governo, che non cerchi a tutti i costi di salvarne qualcosa.
Ecco il testo:
ROMA - «Le dichiarazioni di Prodi su Hamas mi stupiscono». Furio Colombo legge con attenzione le agenzie sul premier e sulla necessità di «aiutare Hamas ad evolversi»; poi ragiona su Israele, palestinesi e sullo stesso Prodi. Senatore, perché le dichiarazioni di Prodi la stupiscono? «O il premier sa cose che noi non sappiamo o sta cadendo in errore. Prodi può sapere, ad esempio, che Hamas sia pronto a riconoscere Israele, o che stia per abbandonare il terrorismo o la lotta ai palestinesi moderati. Se così fosse, Prodi è un portatore di speranza e dovrebbe parlarne ad Abu Mazen, i cui uomini ancora venerdì a Gaza sono stati malmenati da esponenti di Hamas». E se invece così non fosse? «Allora è un errore, e Prodi dice cose di pace in una situazione che di pace non è. Hamas combatte Abu Mazen e non si aiutano i moderati legittimando i loro nemici. Quel popolo è diviso tra un´ala di estremismo combattentistico e una incline a trattare con Israele, ma assecondare la parte più estremista significa squalificare la parte più moderata, già umiliata da Hamas». Eppure quella fazione l´anno scorso ha vinto le elezioni. «Quel risultato democratico è stato cancellato nel sangue di Gaza, e dalle tante condanne a morte del tutto illegali decise da Hamas». E per quanto riguarda il ruolo di Israele? «Ha fatto passi avanti notevoli verso la pace, anche accettando la forza di interposizione voluta dall´Italia, da Prodi e da D´Alema, dopo la guerra del 2006. Prima non sarebbe mai successo, ed è stato un contributo di pace. E le famiglie dei 3 soldati israeliani ostaggi da mesi sono venute in Italia, alla commissione Esteri del Senato, a chiederci aiuto per il rilascio dei loro cari. Come le parole degli intellettuali Abraham Yehoshua e David Grossman che pure ha perso un figlio in guerra, anche quella dei soldati è testimonianza di pace, e del prestigio internazionale dell´Italia dopo l´iniziativa della forza di interposizione».
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