Hamas punisce il contrabbando, ma continua a rifornirsi di armi reportage dai tunnel di Rafah
Testata: Il Sole 24 Ore Data: 12 agosto 2007 Pagina: 8 Autore: Roberto Bongiorni Titolo: «Gaza nei tunnel del contrabbando»
Dal SOLE 24 ORE del 12 agosto 2007, un articolo di Roberto Bongiorni sui tunnel dei contrabbandieri tra Gaza e l'Egitto.
Cercateli i tunnel, senza l'aiuto dei "topi"o dei contrabbandieri non li troverete mai. Potreste passarci accanto e non ve ne accorgereste. L'autostrada delle armi inizia con un foro largo un metro a Rafah, nel sud della striscia di Gaza. L'ingresso può essere ovunque, nel bagno di una fatiscente casa palestinese, nel retrobottega di un piccolo negozio o, come nel nostro caso, tra un cumulo di macerie. L'uscita è dall'altra parte dei confine, in Egitto. Il buco riappare in luoghi impensabili: in una delle tante fattorie, in una polverosa casa in mezzo alle galline o nella cantina di una casa popolare. Ali e Hassan sono due topi, due professionisti dei tunnel. Vivono a Rafah, nella parte palestinese. Un muro lungo 14 chilometri e alto dieci metri, noto come corridoio di Philadelphia, la divide dalla Rafah egiziana. Prima c'erano gli israeliani a presidiare il confine. Nel novembre del 2005 hanno ceduto il controllo alle forze di Abu Mazen, che lo hanno perso lo scorso giugno. Oggi il corridoio tra le due frontiere è pattugliato dalle guardie di Hamas, che si guardano in cagnesco con i colleghi egiziani. La galleria di Ali e Hassan è uno dei tanti anonimi "buchi" a poche decine di metri dal muro. Superata l'entrata non si immaginerebbe di trovare una stanza sorretta da pericolanti colonne. Quel che resta di un edificio alto dieci piani e ora intrappolato sotto la terra. Poco sotto eccoci davanti all'occhio del tunnel. Va giù in profondità per sette metri,appoggia su un terreno sabbioso. E da lì una stretta galleria orizzontale dal diametro di 75 centimetri , si allunga per 750 metri nelle viscere della terra per sbucare in una casa dell'altra Rafah. Il tunnel si percorre a gattoni. Lo attraversiamo per 70 metri. Qui, sottoterra, tutto è silenzio. La sabbia ti si infila ovunque, sotto i vestiti, nelle scarpe, si dentro ai polmoni. Ali e Hassan lo hanno scavato sette mesi fa con altri due topi: 12 settimane di lavoro incessante,in compagnia di una pila e di un martello pneumatico. La terra estratta nascosta in grandi sacchi, per non destare sospetto. "Nel tunnel" ricorda Hassan, 28 anni, "ti sembra di morire. Prima di entrare ti togli il cuore e lo depositi in un angolo". "Tutto è ostile"gli fa eco Ali, 22 anni. " All'uscita potresti trovare le guardie di Hamas ed essere arrestato. Sotto devi prestare attento alla terra che potrebbe cedere da un momento all'altro. E in agguato c'è sempre il peggiore dei pericoli: il gas immesso dalle guardie egiziane quando scoprono il tunnel. Te ne accorgi solo quando la gola ti si serra e ormai è troppo tardi. Di topi a Rafah ne sono morti parecchi, ma nessuno ne parla". Il tunnel di Ali e Hassan ora è a riposo. E non è il solo. E' l'effetto di Hamas. Da quando il movimento islamico ha conquistato a metà giugno metà giugno la Striscia di Gaza, sbarazzandosi dell forze di Fatah in conque giorni, il contrabbando ha accusato un crollo verticale. Nei tunnel si trafficava di tutto: laptop, sigarette, hashis , medicinali, anche viagra. E naturalmente armi di ogni tipo, ma soprattutto la regina delle merci: l'Ak 47, meglio noto come kalashnikov.L'arma più richiesta, il business, il più remunerativo fino a quel 19 giugno. Attraverso queste gallerie ne sono transitati decine di migliaia. Ventimila solo nel 2006, secondo le autorità israeliane. "Molti, molti di più" , avverte un venditore di armi. Fino a metà giugno la Striscia di Gaza era la terra dell'anarchia. Alle armi ci si doveva subito abituare. Le esibivano le diverse milizie, gli apparati di polizia e dell'esercito, i clan criminali. Giravano armati persino i padri di famiglia, terrorizzati dalla faida tra Fatah e Hamas. Due mesi fa chi poteva permetterselo acquistava un kalashnikov al mercato nero, al prezzo di 1550-1700 dollari. Gaza oggi è la terra di Hamas. Gaza è Hamastan. Sono loro, gli uomini del movimento islamico vincitore alle elezioni palestinesi del gennaio 2006, i signori di questo fazzoletto di terra lungo 40 chilometri e largo poco più di dieci. E per convincere il mondo di esser i soli capaci a riportare l'ordine, hanno deciso di cambiare volto alla Striscia. Gaza non è mai stata così tranquilla. Di mitra in giro non se ne vedono più. " Chiunque venga sorpreso con le armi in pubblico, viene arrestato e l'arma sequestrata", ci spiega Islam Shahwan, portavoce delle Forze di sicurezza preventiva, la polizia di Hamas. Così è cambiata la Striscia, dove un tempo la raffica di kalashnikov era un suono familiare. Oggi solo gli uomini della sicurezza preventiva possono girare armati. I miliziani della Jihad e del Fronte popolare sono autorizzati a possedere munizioni, ma solo fuori città, e solo per la resistenza contro Israele. Il giorno della resa di Fatah, Hamas si trovò davanti a un arsenale inesauribile:le armi abbandonate nelle caserme e quelle sequestrate i giorni seguenti ai 25mila soldati di Fatah rimasti a Gaza. Munizioni spesso fornite dagli Stati Uniti. Poi fu il turno di clan e famiglie potenti.Anche loro hanno subito la stessa sorte. Allarmato, chi aveva acquistato un Ak 47 iniziò a liberarsene, svendendolo. Hamas faceva sul serio: a costo di sequestrare i carichi, non esitava a ingaggiare violenti combattimenti con i contrabbandieri. Lo sa bene Suleyman, 38 anni, contrabbandiere Rafah.Lui è il padrone del tunnel dove lavoravano Ali e Hassan, a loro da un sesto dei suoi guadagni. Le guardie di Hamas hanno aperto il fuoco controla sua palazzina e gli hanno sequestrato 70 Ak 47. "Il mercato dei kalashnikov è crollato.Adesso" commenta amareggiato Suleyman, il volto coperto da una kefiah bianca a quadri rossi "trovate un kalashnikov a 300 dollari. A me portarlo dall'Egitto costa 500. Molti dei miei colleghi si trovano i mgazzini pieni, hanno nascosto le armi dovunque". Ma quanti sono i tunnel al confine con l'Egitto? C'è una persona a Rafah molto bene informata al rigiardo. Si fa chiamare Abu Mohammed."A Rafah esistono venti, trenta tunnel principali che arrivano in Egitto.Ma in tutto sono oltre 200. Perchè ogni grande tunnelè collegato all'arrivo e allapartenza da diverse galleriesecondarie.Se ne distruggono una deve sempre esserci un'alternativa".Dati non ne esistono. Si sa tuttavia che dal Settembre del 2005, quando gli israeliani evacuarono gli insediameneti di Gaza, leguardie di frontiera egiziane hanno individuato e distrutto 138 tunnel. Si sa che dalla vittoria di Hamas ne hanno già trovati sei. Si sa che gli israeliani si accorsero fin dalla Seconda Intifada (scoppiata afine Settembre del 2000) della crescente minaccia dei tunnel. La grande operazione Rainbow, nel 2004 era finalizzata proprio alla distruzione del network delle talpe palestinesi. Rasero alsuolo molte case vicino al muro e distrussero 90 cunicoli. Ma i topi continuarono la loro opera.Così come le milizie di Hamas. Grazie a un tunnel entrarono in territorio israeliano, uccisero due soldati esequestrarono il caporale Gilad Shalit. Erail 25 Giugno 2006.Da allora Israele ha distrutto altri 40 tunnel. "Di tunnel" dice Abu Mohammed "ne faranno altri sempre di più lunghi.Oggi ce ne è uno che supera i 3,5 chilometri. E con Hamas il business dei tunnel procede comunque molto bene, sempliemente è cambiato: chi vendeva Ak 47 e hashis piange lacrime amare. Ma chi si è specializzato in pallottole ed esplosivo fa grandi affari. E' la merce più appetita. Non solo:le gallerie servono per far passare anche persone. Mohammed Daif (il capo delle Brigate Ezzedin al-Qassam, ricercato numero uno da Israele) è passato da qui per andare a farsi curare in Iran quando scampò a un attacco israeliano. Da qui sono passati i miliziani di Ezzedin addestrati in Iran". Dichiarazioni sempre respinte da Hamas. Ma che ruolo ha il movimento islamico? Ha deciso di punire i contrabbandieri e al contempo continua a rifornirsi di armi. "Il business è in mano a dieci grandi contrabbandieri. Li chiamano in King of Rafah, ciascuno di loro quadagna non meno di 3 milioni di dollari, ma anche più 5 ogni anno". Secondo i contrabbandieri, Hamas si rifornirebbe da loro per alcune merci, a patto che rispettino gli accordi e non vendano a clan e privati. Ma corre voce che il movimento islamico possieda i suoi tunnel privati. Segretissimi, illuminati. dotati di binari per far scorrere i carrelli e sorretti da architravi di legno contro il pericolo di cedimenti. Mahmoud dice di non saperlo, di non volerlo dire. Ma afferma con sicurezza che oggi arrivano qui moderni lanciarazzi, granate, missili anticarro cobra,esplosivo e armi iraniane. Merce destinata ad Hamas o alle milizie palestinesi. Hamas, accusano i servizi israeliani, vuole costruire un esercito simile a quello di Hezbollah. Hassan e Ali dicono di non avere più Ak 47, ma non hanno perso la speranza. "Che a Gaza ritornino le forze e i politici di Fatah. E sopratutto quell'ufficiale di frontiera, che strizzava l'occhio e allungava la mano destra. Ci permetteva di contrabbandare di tutto".