Abu Mazen paga gli stipendi a Hamas con i soldi forniti da Usa, Israele e Unione europea
Testata: Libero Data: 10 agosto 2007 Pagina: 19 Autore: Angelo Pezzana Titolo: «Gaffe di Abu Mazen Paga stipendi a Hamas coi soldi di Olmert»
Da LIBERO del 10 agosto 2007:
La notizia è di quelle che possono mandare all’aria i rapporti fra il goveno israeliano e l’Anp di Abu Mazen, nella ricerca di una soluzione che possa portare alla definizione di uno Stato palestinese accanto a quello ebraico.E’ con il denaro trasmesso da Israele nelle casse del governo del Primo Ministro Saalam Fayed, nominato da Abu Mazen con la fiducia di Usa,Israele e Unione Europea, che sono stati pagati gli stipendi alle milizie di Hamas. Circa tremila uomini su un totale di seimilacinque, gli stessi che a Gaza hanno eliminato con spietata crudeltà il potere legittimo dell’Anp, dichiarando Abu Mazen traditore del popolo palestinese e lacchè dei sionisti, si sono visti arrivare gli stipendi direttamente da un bonifico banca su banca proprio dallo stesso Saalam Fayed. Il quale, come se si fosse trattato di una semplice svista, non ha saputo fare di meglio che ricorrere ad un “ errore del computer “. L’imbarazzo è enorme, perchè Israele aveva acconsentito il trasferimento del denaro proveniente dalle tasse percepite sulle esportazioni dei prodotti palestinesi alla condizione che nemmeno un dollaro sarebbe finito nelle casse di Hamas. Vista la guerra scatenatasi tra Hamas e Fatah, poteva sembrare una richiesta superflua, stante anche le dichiarazioni di Abu Mazen che nessun rapporto sarebbe stato ripreso fino a che il movimento islamista non avesso restituito Gaza al suo legittimo governo. Lo stesso Abu Mazen l’aveva confermato durante un incontro con il presidente egiziano Mubarak lo scorso mercoledì ad Alesssandria, “ Hamas ha aiutato i nemicvi del popolo palestinese, se vuole riaprire un dialogo deve rinnegare tutto quanto ha fatto a Gaza”. Peccato che pochi giorni prima,dopo che lui e Olmert si erano fatti fotografare a Jericho, entrambi sorridenti mentre si stringevano le mani, con la promessa di continuare sulla strada segnata dalla Road Map, e di arrivare con i migliori intenti alla conferenza di pace che Bush sta allestendo per l’autunno, proprio in quelle ore al Cairo si svolgeva un’altra riunione, parallela. L’inviato di Abu Mazen in Egitto, Jibril Rajub, in una serie di incontri con Hamas coordinati da esponenti egiziani, cercava di risolvere il conflitto Hamas-Fatah con un altro genere di accordi. Che adesso sappiamo quali possono essere stati. Sembra che sia stato Mubarak in persona ad impegnarsi, in mutuo accordo con il capo dell’Anp, per arrivare ad una soluzione che sarà rappresentata, ovviamente, da un nuovo,risorto governo di unità nazionale palestinese. A questo punto è lecito chiedersi quale valore possano ancora avere le affermazioni di Abu Mazen con Ehud Olmert, e ripetute in sede di Unione europea. “ Non esistono le condizioni per una ripresa del dialogo con Hamas”, ha detto. E si è visto quanto peso abbiano avuto, alla luce di un atto che non può avere altre interpretazioni. Pagare lo stipendio alle milizie di Hamas, dopo che hanno fatto strage di quelle di Fatah, non è altro che il riconoscimento del legame che si è restaurato tra i due poteri palestinesi. Esattamente quello che Khaled Mashal, l’uomo forte di Hamas che vive a Damasco, responsabile delle relazioni internazionali del movimento terrorista, si proponeva nei suoi tour delle capitali arabe della regione. Coinvolgere i regimi amici per ricucire il governo con Abu Mazen. Che sarà si un traditore, ma la cui alleanza è indispensabile per rientrare nel giro dei finanziamenti occidentali. Con quanto è avvenuto, il risultato ci sembra sia stato raggiunto. Adesso manca solo più l’incontro ufficiale e la stretta di mano. Se si pensa che la marea di dollari sborsati da Bush e arrivati nelle casse di Abu Mazen per l’acquisto di armi in funzione anti-terrorismo saranno gestiti a questo punto anche da Hamas, viene da chiedersi se Abu Mazen, se l’intero governo Anp, è ancora, se mai lo è stato, un interlocutore credibile.
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