domenica 22 settembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
08.08.2007 Con Khatami tutto andrebbe bene
la fiaba persiana di Farian Sabahi

Testata: La Stampa
Data: 08 agosto 2007
Pagina: 15
Autore: Farian Sabahi
Titolo: «Bicicletta vietata alle donne iraniane»

Anche la proibizione alle donne dell'uso delle biciclette nella città iraniana di Isfahan è un'occasione per Farian Sabahi di esaltare l'ex presidente iraniano  Mohammad Khatami, indicando nella prospettiva di una sua rielezione una possibilità di nromalizzazione dei rapporti tra Iran e comunità internazionale e di democratizzazione interna.
Ma durante la presidenza Khatami l'Iran è rimasta una teocrazia, la repressione del dissenso è continuata,accanto al sostegno al terrorismo.

Oggi Khatami svolge in realtà un utile ruolo di propagandista all'estero del regime iraniano.  Utilizzando un linguaggio diplomatico e ambiguo, ben diverso da quello di Ahmadinejad, ma mantenendo come punti fermi l'implacabile ostilità a Israele e il sostegno al terrorismo

(vedi in proposito i seguenti link:  http://www.informazionecorretta.com/find.php?find=kathami

http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=110&id=13154 )

Ecco il testo:

Il traffico di Teheran è impressionante ed è raro vedere qualcuno in bicicletta, tantomeno una donna con foulard e spolverino. Può capitare nei parchi ma è difficile: se l’obiettivo è fare sport all’aperto tantissime iraniane scelgono in realtà il badminton: è sufficiente mettere in borsa la racchetta e la compagnia – soprattutto maschile - non manca mai. Oppure ci si allena, nei numerosi parchi pubblici, con gli attrezzi ginnici in metallo giallo fatti installare dall’attuale sindaco Ghalibaf.
La situazione è invece diversa a Isfahan, antica capitale e principale meta turistica: a inforcare le due ruote sono in tanti e tra i ciclisti si vedono anche molte ragazze. Saranno loro, da domani, a dover lasciare la bici in garage: secondo la polizia di Isfahan biciclette, pattini e scooter sono sconvenienti per le donne, che quindi non potranno più farne uso in pubblico. Gli agenti, ha comunicato il quotidiano Etemad («Fiducia»), hanno avvertito che prenderanno misure contro coloro che non rispetteranno il divieto.
Per le iraniane non è una novità: l’uso della bicicletta da parte delle donne non è mai stato visto di buon occhio dai conservatori. Una decina di anni fa Faezeh Hashemi, presidente della Federazione sportiva femminile e figlia del potente Rafsanjani, fece una dura lotta perché alle ragazze questo diritto fosse garantito almeno nei tanti parchi, dove gli iraniani trascorrono le giornate di festa facendo picnic e socializzando. Complice l’elezione del presidente riformatore Khatami, Faezeh vinse la sua battaglia ma gli integralisti la insultarono e aggredirono giovani donne su due ruote in un parco di Teheran.
Il divieto di circolare in bici rientra nel giro di vite attualmente in corso in Iran, dove a essere presi di mira sono soprattutto i giovani. Sarà però impossibile tenere a freno i 50 milioni di iraniani che hanno meno di 35 anni. A tenere testa al regime sono soprattutto le donne, istruite e ambiziose anche se provengono dai ceti sociali bassi. Lo sport piace a tante, indipendentemente dal reddito: molte amano arrampicarsi in montagna, d’inverno chi se lo può permettere va a sciare sulle piste di Dizin e in tante frequentano le palestre di kick-boxing. «Questo sport, in cui si danno pugni con i guantoni e si tirano calci acrobatici, affascina sia le borghesi dei quartieri alti di Teheran sia le abitanti delle province», racconta la campionessa Katayun, togliendosi le protezioni.
Il divieto di girare in bicicletta a Isfahan va letto nel contesto della rivoluzione culturale imposta da Ahmadinejad. Queste misure restrittive fanno paura soprattutto agli iraniani della diaspora che non esitano a esprimere i propri timori in questi giorni, a ridosso del rientro in patria per le vacanze. Più che il divieto di circolare in bicicletta a preoccupare la società civile iraniana sono invece le condanne a morte per reati d’opinione, la detenzione degli studenti del Politecnico Amir Kabir dopo le dimostrazioni di aprile e la sparizione – a luglio - del leader del sindacato dei trasporti Mansour Osanlou. L’unica consolazione è che il 3 dicembre il parlamento ha votato l’impeachment nei confronti del presidente Ahmadinejad e il 15 marzo si tornerà alle urne. Il riformatore Khatami si ricandiderà e il suo ritorno sembra, al momento, l’unica speranza. Gli ultraconservatori sono consapevoli della minaccia rappresentata da Khatami e per questo stanno cercando di minarne le credenziali religiose: una ventina di talabeh, gli studenti di teologia, lo hanno denunciato al tribunale di Qom per aver stretto la mano ad alcune donne durante la visita compiuta nel mese di maggio in Italia.

Per inviare una e-mail alla redazione della Stampa cliccare sul link sottostante


lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT