martedi` 22 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
07.08.2007 Impossibile trattare con Hamas: Fassino forse lo ha capito
speriamo che la ritrovata lucidità duri nel tempo

Testata: Corriere della Sera
Data: 07 agosto 2007
Pagina: 0
Autore: la redazione - Giuliano Gallo
Titolo: «Fassino: «Inutile aprire ad Hamas» - «Giusto: non è una forza democratica»»
Dal CORRIERE della SERA del 7 agosto 2007  una cronaca della visita di Piero Fassino a Ramallah.
 "Inutile" aprire ad Hamas. E' questa, ora la posizione del  segretario dei Ds , dettata probabilmente dall'allineamento alla posizione di Abu Mazen.
C'è da sperare che Fassino mantenga ora la necessaria fermezza, e non si produca in nuovi rependtini cambiamenti d'opinione che lo ripostino alle posizioni espresse nella lettera al CORRIERE del 14 luglio ( http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=21261 )

Ecco il testo:

GERUSALEMME — «Rafforzare Abu Mazen significa dare slancio anche al processo di pace. Inutile invece in questo momento fare aperture ad Hamas, non ci sono le condizioni per il suo coinvolgimento ». Piero Fassino ha appena terminato a Ramallah un lungo incontro con il presidente palestinese e appare decisamente convinto a sostenere i principi portanti della nuova iniziativa di pace sponsorizzata dall'amministrazione Bush. «Ma lo hanno ripetuto personalmente oggi sia i miei vecchi amici israeliani, dal leader delle sinistre Yossi Beilin, al neo-presidente Shimon Peres ed il ministro della Difesa Ehud Barak, sia Abu Mazen e i suoi consiglieri: con Hamas come partner oggi sarebbe praticamente impossibile rilanciare i negoziati di pace. Loro hanno provocato le violenze di Gaza, hanno violato gli accordi della Mecca.
Sta dunque a loro fare il primo passo per cercare un ripresa dei rapporti con Abu Mazen», ha detto al Corriere ieri in serata.
Il segretario dei Ds è ben consapevole di essere arrivato in Medio Oriente in una giornata importante. A metà mattinata il premier israeliano Ehud Olmert ha visto per tre ore Abu Mazen a Gerico. Dovrebbe essere l'inizio di un contatto diretto tra i due leader destinato a preparare la conferenza di pace prevista a Washington in novembre. «Abu Mazen mi ha ribadito che si tratta di un'opportunità da non perdere. Farà del suo meglio per incontrare Olmert regolarmente, con cadenze di quindici giorni, per fare in modo di arrivare alla conferenza ben preparato. Nessuno ha più voglia di inutili strette di mano da queste parti», aggiunge Fassino, che è qui con il ministro degli Esteri norvegese Jonas Gahr Støre in qualità di co-presidenti del Comitato dell'Internazionale Socialista per il Medio Oriente. Alla domanda se abbia avuto modo di avvertire ancora gli echi delle reazioni alle recenti dichiarazioni di Massimo D'Alema, circa l'opportunità che Abu Mazen e il Fatah non si isolino totalmente da Hamas, Fassino si limita a ribadire la linea che va per la maggiore: «Siamo consapevoli, e i miei amici israeliani primi tra tutti, che lo scontro con Hamas ha rafforzato Abu Mazen e la comunità internazionale deve fare tutto per consolidarlo».
Durante il capitolo israeliano della visita, Fassino e Støre si recano a Sderot, la cittadina alle porte del Negev presa di mira dai razzi e i colpi di mortaio sparati dalla Striscia di Gaza. Pochi minuti prima del loro arrivo un proiettile esplode nei pressi di un asilo. Non ci sono vittime. Ma è il memento della tensione che circonda la «striscia della disperazione ». La via d'uscita? Fassino sposa con entusiasmo le speranze sollevate dalla conferenza internazionale. «Sia Peres che il ministro degli Esteri, Tzipi Livni, mi hanno spiegato la filosofia che accompagna i preparativi della conferenza. Sostengono che il processo iniziato a Oslo nel 1993 sia fallito anche perché si era deciso di rinviare all'infinito i problemi più complicati. Sono almeno cinque: il futuro di Gerusalemme, i confini dello Stato palestinese, l'amministrazione delle risorse idriche, la questione dei profughi palestinesi e quella delle colonie ebraiche in Cisgiordania. Adesso invece verranno affrontati di petto sin da subito. E ci si attende anche l'aiuto dell'Unione Europea, non solo come serbatoio dei contribuiti finanziari, ma in qualità di partner politico a pieno titolo».

Un intervista di Giuliano Gallo ad Antonio Polito:

ROMA — «Sono assolutamente d'accordo con Fassino, e plaudo alle sue parole: dire che Hamas è radicato sul territorio palestinese non significa attribuirgli la patente di forza democratica. E dunque, paradossalmente, il problema sarebbe quello di sradicarla, non di trattarci». Antonio Polito, senatore della Margherita, segretario della Commissione Esteri di Palazzo Madama, non nasconde la sua soddisfazione per la sortita del segretario Ds a Gerusalemme.
Rispetto a quello che diceva Massimo D'Alema solo pochi mesi fa, è un deciso cambiamento di rotta...
«Per la verità in Commissione Esteri D'Alema aveva precisato che lui non intendeva dire che bisognasse trattare con Hamas, ma che era ineluttabile che Abu Mazen lo facesse. Un dibattito in corso anche all'interno delle file palestinesi, questo. In ogni caso, chi ritiene che si possa fare la pace in Medio Oriente trattando con Hamas, sbaglia. Abu Mazen è l'unica garanzia, e la comunità internazionale sembra averlo capito ».
Rimane però il problema di Gaza, ormai saldamente nelle mani di Hamas.
«Gaza rischia di diventare la tomba del diritto dei palestinesi ad avere un loro stato indipendente, rischia di essere la prova provata della loro incapacità ad autogovernarsi. Dando ragione ai falchi israeliani, che da sempre sostengono che uno stato palestinese costituirebbe una minaccia
Essere radicati sul territorio non basta.
Il problema con gli islamici non è trattarci: è sradicarli
intollerabile per Israele».
Quanto hanno pesato i falchi, nel fermare il processo di pace?
«Le colpe di Israele sono molte e antiche. E hanno un che di paradossale: in nome della sicurezza del paese, hanno visto progressivamente ridursi proprio la loro sicurezza».
Ieri Olmert ha incontrato Abu Mazen, ma non è andato oltre una generica manifestazione di buona volontà.
«Rimane comunque un dato positivo: dopo il vertice con Sharon a Sharm el Sheikh non c'erano più stati contatti diretti. Anche in Israele evidentemente sono ormai convinti che l'ultima speranza di un accordo sta nelle mani di Abu Mazen, una convinzione che l'Europa aveva fatto sua da tempo. Abu Mazen rappresenta i palestinesi che accettano di riconoscere Israele, i palestinesi laici che guardano all'Europa e al resto del mondo senza ostilità».


Per inviare una e-mail alla redazione del Corriere della Sera cliccare sul link sottostante


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT