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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
06.08.2007 La protesta dei sopravvissuti alla Shoah
contro il governo Olmert

Testata: Corriere della Sera
Data: 06 agosto 2007
Pagina: 15
Autore: Lorenzo Cremonesi
Titolo: «Israele, in piazza i reduci dell'Olocausto. Olmert, un insulto 17 euro di pensione»
Dal CORRIERE della SERA del 6 agosto 2007:

GERUSALEMME — Scene a cui certamente Ehud Olmert non avrebbe mai voluto assistere proprio sotto le finestre del suo ufficio. Un paio di migliaia di manifestanti, tra loro centinaia di anziani sopravvissuti all'Olocausto, che accusano il premier e il suo governo di averli «dimenticati». E, anzi, molto peggio, di essere trattati «senza rispetto», «offesi nella nostra dignità», come «accattoni ». Proteste destinate a scalfire una delle fondamenta dei valori identitari israeliani e specchio del crescente sentimento di sfiducia nella classe dirigente. L'ennesimo grattacapo per il primo ministro israeliano.
La sua popolarità è già ai minimi storici. Un paio di mesi fa era scesa al 2%. Le accuse di corruzione, di aver fallito in Libano l'anno scorso, di mancanza di visione per il futuro e in generale di malgoverno continuano a perseguitarlo. Si spiega così anche la sua reazione stizzita. «Come possono essere così duri? Marciano in pigiama contro di me? Come possono dimenticare i miei sforzi per aiutarli e che la mia famiglia venne perseguitata dai nazisti in Europa e dovette fuggire in Cina? », dichiara ai giornali. Olmert sperava che la quarantina di organizzazioni che riuniscono i circa 250.000 ebrei scampati all'Olocausto e ora residenti in Israele (il loro numero però varia a seconda delle fonti) accettassero di cancellare la minacciata manifestazione contro la sua proposta di portare a 83 shequel (circa 17 euro) la loro pensione minima pagata dallo Stato. Ma nessuno è rimasto ad ascoltarlo. «Herpà», vergogna, era ieri pomeriggio lo slogan più ripetuto. «L'Olocausto è qui in Israele », gridavano i più arrabbiati. Gente con le stelle gialle e la scritta «Jude» sul petto, molti malati, alcuni indigenti, decisi a provocare, tutti desiderosi di raccontare la loro odissea un'altra volta. In realtà almeno 30.000 ricevono da Israele una pensione media che sfiora i 350 Euro. Per gli ex cittadini tedeschi le riparazioni arrivano dalla Germania e ammontano spesso a oltre 5.000 euro grazie al controverso accordo (in Israele) sulle riparazioni tedesche firmato nei primi anni '50 dagli allora primo ministro David Ben Gurion e cancelliere Konrad Adenauer.
Una questione annosa, che si è manifestata in forme diverse dal 1948 ad oggi. Fu ai tempi del processo e la condanna a morte contro Adolf Eichmann, all'inizio degli anni '60, che i sopravvissuti ai 6 milioni di ebrei sterminati dalla furia nazista assursero davvero al ruolo di testimoni maggiori della legittimità di Israele. «Quei testimoni oggi sono sempre meno numerosi e sempre più anziani. Ancora pochi anni e non ci saranno più. Si spiega anche così il loro tentativo di riacquistare quelle centralità e dignità nelle vicende del Paese che sentono di stare via via perdendo», sostiene Tom Segev, autore di libri e articoli sulla modificazione della percezione dell'Olocausto dalla nascita di Israele. «Siamo in un periodo di profonde tensioni. Gli israeliani si sentono meno minacciati dai palestinesi.
Terrorismo e attentati sono nettamente in calo. E ogni volta che diminuiscono gli attacchi dall'esterno, crescono i conflitti interni. Rispetto alla questione dell'Olocausto, assistiamo alla rivolta degli ebrei contro lo Stato di Israele. È l'ennesima manifestazione di critica radicale contro l'attuale classe dirigente», aggiunge Daniel Ben Simon, giornalista e noto osservatore dei mutamenti sociali.
Paradossalmente l'ondata delle proteste è cresciuta un mese fa, quando Olmert decise di prendere di petto il problema delle pensioni. La sua scelta di accettare le richieste di circa 60.000 ex militari ebrei che combatterono i nazisti nei ranghi dell'Armata Rossa — e che negli ultimi anni sono immigrati in Israele avanzando la pretesa di ricevere gli indennizzi come vittime all'Olocausto — ha scatenato il malumore dei sopravvissuti locali. «Più soldi per loro, meno pensioni per noi», sostenevano ieri. Non mancavano alcuni tra i 300 scampati ad Auschwitz ancora in vita, l'unico campo di sterminio dove venivano tatuati i numeri sul braccio. E, come sempre in Israele, si sono sentite anche le voci controcorrente. «In verità non ci sono più di 40.000 persone che hanno davvero diritto agli indennizzi di Stato. Certo non gli ex soldati sovietici», dice Noav Kliger, 81 anni, mostrando il suo numero ancora ben visibile: 1072345.

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