Hezbollah si riarma, e forse prepara un golpe l'allarme del consiglio di sicurezza dell'Onu
Testata: Il Giornale Data: 05 agosto 2007 Pagina: 11 Autore: Fausto Biloslavo Titolo: «Allarme dell’Onu per il Libano: «Hezbollah prepara un golpe»»
Dal GIORNALE del 5 luglio 2007:
Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha espresso «grave preoccupazione» per la situazione in Libano, dove continuano ad arrivare armi per gli arsenali non solo di Hezbollah, ma pure di gruppi minori filo-siriani. Il pericolo, secondo la stampa libanese, è che il partito armato degli sciiti stia preparando un golpe contro il governo filo-occidentale di Fouad Siniora. Il documento dell’Onu è stato approvato all’unanimità dai 15 membri del Consiglio di sicurezza. Le Nazioni Unite lanciano l’allarme per le continue informative che documentano attività di contrabbando di armi verso il Libano. Secondo il Consiglio di sicurezza, sono «in particolare i Paesi della regione» a dovere rispettare l’embargo. Gli Stati Uniti e la Francia volevano che venissero scritti nel documento i nomi di Siria ed Iran, come principali Paesi coinvolti nel traffico di armi, ma per ottenere l’unanimità hanno dovuto rinunciarvi. L’ambasciatore americano all’Onu, Zalmay Khalilzad, ha in ogni caso sottolineato che la denuncia di «una grave preoccupazione» è «un messaggio forte alla Siria, che deve fare di più per fermare l’invio di armi in Libano». Il documento del Consiglio di sicurezza punta il dito contro Hezbollah. Nel testo si stigmatizzano le recenti dichiarazioni dei dirigenti del Partito di Dio, secondo le quali i miliziani sciiti «hanno la capacità militare di colpire tutto il territorio di Israele». L’Onu chiede a Hezbollah di liberare i due soldati israeliani sequestrati lo scorso anno e incoraggia gli sforzi per «risolvere con urgenza la questione dei prigionieri libanesi detenuti in Israele». Anche in questo caso l’opposizione dell’ambasciatore del Qatar, unico Paese arabo in questo momento nel Consiglio di sicurezza, è servita a limare il testo. Gli Usa volevano denunciare Hassan Nasrallah, il capo di Hezbollah, sottolineando che le sue dichiarazioni sul riarmo «sono un’evidente violazione della risoluzione del Consiglio di sicurezza». Poche ore prima della presa di posizione dell’Onu, Nasrallah aveva attaccato il presidente Bush per la decisione di congelare i fondi negli Usa di chi punta a destabilizzare il governo di Beirut. Il giornale Al Mustaqbal ha rivelato che Hezbollah prepara un golpe per instaurare un governo vicino a Siria e Iran. La Valle della Beeka, al di fuori del mandato dei caschi blu presenti in Libano, sta tornando a essere la roccaforte militare di un tempo con nuovi bunker, centri di addestramento e smistamento verso l’Iran di giovane reclute, oltre ad un sistema di comunicazione di Hezbollah. La tensione si è impennata anche per le elezioni suppletive di oggi, che dovranno sostituire due parlamentari assassinati della coalizione di governo anti-siriana. Si tratta del ministro dell’Industria Pierre Gemayel e di Walid Eido, uccisi a Beirut. Per il seggio del sunnita Eido non dovrebbero esserci problemi nel riconfermare il candidato anti-siriano, ma lo scontro sul quale sono puntati i riflettori è quello fra cristiani maroniti. Nel seggio di Metn si sfidano l’ex presidente libanese Amin, padre di Gemayel, e un candidato del Movimento patriottico libero del generale Michel Aoun, cristiano, ma schierato con gli Hezbollah e il fronte filo-siriano. La posta in gioco non è solo il seggio parlamentare, ma l’elezione a novembre del nuovo presidente della Repubblica. La Costituzione prevede che sia un cristiano. Un obiettivo personale sia di Aoun che di Gemayel e determinante per l’equilibrio dei poteri in Libano.
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