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La Stampa Rassegna Stampa
02.08.2007 Le donne americane sono forse discriminate come quelle iraniane ?
una domanda da porre a Farian Sabahi, che formula un assurdo paragone

Testata: La Stampa
Data: 02 agosto 2007
Pagina: 12
Autore: Farian Sabahi
Titolo: «Usa e Iran, strana coppia»
Gli Stati Uniti non hanno firmato la Convenzione per l’eliminazione di ogni discriminazione contro le donne, con l'argomento che "ratificarla vorrebbe dire approvare una norma di grado superiore rispetto alla Costituzione Usa".
Nemmeno l'Iran l'ha firmata, con argomenti "dello stesso tenore", scrive Farian Sabahi su La STAMPA del 2 agosto 2007.
Dunque, arguisce la giornalista, "Usa e Iran hanno qualcosa in comune". E i loro rispettivi governi possono essere egualmente biasimati:
"con Bush alla Casa Bianca e Ahmadinejad alla presidenza della Repubblica islamica non si intravedono prospettive di cambiamento".

Le differenze tra la condizione della donna negli Stati Uniti e in Iran ? Quelle tra la Costituzione americana, che difende i diritti individuali, e quella iraniana, che legittima un governo teocratico e una legislazione ispirata alla sharia ?
La Sabahi non vi fa cenno. I fatti più elementari non contano mai, per la propaganda.

Ecco il testo:


Da oltre vent’anni Washington e Teheran si guardano in cagnesco. Eppure, al di là delle evidenti differenze, Usa e Iran hanno qualcosa in comune: con altri sei Stati non hanno ratificato la Convenzione per l’eliminazione di ogni discriminazione contro le donne (Cedaw) che tutela i diritti di base, garantisce cure mediche, difesa legale in caso di violenza e istruzione.
La mancata adesione di Washington e Teheran sarà all’ordine del giorno - il 10 agosto - alla riunione nei quartieri generali dell’Onu a New York. A tenere compagnia ad americani e iraniani sono sei Stati (nessuno di questi islamico). Non tutti del resto rispettano la Convenzione pur avendola sottoscritta. Persino le autorità di Riad hanno firmato, anche se la costituzione saudita stabilisce che le leggi non possono contraddire la sharia (legge islamica) secondo cui uomini e donne non hanno uguali diritti.
Dell’adesione mancata di Washington e Teheran si discuterà il 10 agosto nella sede dell’Onu a New York, dove si esamineranno le inchieste sulla situazione femminile in 15 dei 185 Paesi che hanno ratificato la Convenzione. Negli Stati Uniti il presidente Jimmy Carter l’aveva firmata già nel 1980, ma il Senato non l’aveva ratificata. Nel 1994 un gruppo di senatori l’aveva bloccata e nel 2002, dopo un tentativo di resuscitarla, si era nuovamente arenata. Unico Paese industrializzato e democratico a non avere firmato, l’America si oppone con tutte le forze perché - sostengono i detrattori - ratificarla vorrebbe dire approvare una norma di grado superiore rispetto alla Costituzione Usa.
Dello stesso tenore gli argomenti avanzati in Iran dai conservatori che ostacolano la ratifica, mentre durante la presidenza del riformatore Khatami il parlamento l’aveva approvata anche se poi il potente Consiglio dei guardiani - roccaforte dei falchi - l’aveva bloccata perché «viola i principi islamici». Secondo la legge in vigore in Iran, la testimonianza di una donna vale metà rispetto a quella di un maschio, una figlia eredità meno del fratello e in caso di morte violenta il risarcimento per la famiglia di una donna è dimezzato. Con Bush alla Casa Bianca e Ahmadinejad alla presidenza della Repubblica islamica non si intravedono prospettive di cambiamento.

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