Gordon Brown conferma l'alleanza antiterroristica con Bush ma sull'Iraq rimangono divergenze
Testata: La Stampa Data: 31 luglio 2007 Pagina: 14 Autore: Maurizio Molinari Titolo: «Bush e Brown santa alleanza contro Al Qaeda»
Dalla STAMPA del 31 luglio 2007:
Nuove sanzioni all’Iran, tregua sul ritiro dall’Iraq, impegno per il Darfur e alleanza contro Al Qaeda sono i risultati del primo incontro del presidente Usa George W. Bush con il premier britannico Gordon Brown. Il summit doveva mettere alla prova l’intesa fra Bush e il successore di Tony Blair, che al termine di 48 ore di colloqui a Camp David hanno fatto a gara nel sottolineare le convergenze. Brown ha citato Churchill sull’«eredità comune» con l’America condividendo l’approccio di Bush al «conflitto ideologico contro Al Qaeda». «L’Afghanistan è il primo fronte della guerra al terrorismo perché vi sono i taleban ma in Iraq c’è Al Qaeda, oltre alle guerriglie sunnite e sciite, e agli iraniani», ha sottolineato Brown. Forte convergenza anche nel mettere sotto pressione l’Iran. «Siamo d’accordo sul fatto che le sanzioni funzionano e siamo pronti a rafforzarle con una nuova risoluzione», ha preannunciato Brown, sottolineando al pari di Bush le interferenze di Teheran in Iraq. La convergenza sulle nuove sanzioni coincide con la partenza per il Medio Oriente del Segretario di Stato Condoleezza Rice e del ministro della Difesa Robert Gates, che vedranno oggi a Gedda il sovrano saudita per discutere gli ingenti aiuti militari concessi in funzione anti-Iran. Teheran non ha gradito e attribuisce agli Usa un «intento destabilizzatore», ma Bush ha dalla sua Brown, che ha evitato di unirsi ai dubbi sugli aiuti militari sollevati da alcune capitali europee. Intesa anche sulla necessità di aiutare il Darfur teatro della «più grande emergenza umanitaria»: Brown vuole accorciare i tempi dell’invio di contingenti di forze di pace Onu. Il terreno più scivoloso per i due leader era l’Iraq, a causa delle intenzioni attribuite a Brown di ritirare i 5500 soldati. Ma l’ospite è stato cauto. «Condividiamo la necessità di passare agli iracheni degli obblighi e di conservare delle responsabilità», ha detto Brown, riassumendo il compromesso con Bush: gli inglesi lasceranno Bassora solo quando le forze irachene saranno in grado di sostituirli. Per entrambi «fallire in Iraq sarebbe una catastrofe», ma più che di intesa si tratta di tregua perché mentre Brown parla di «rafforzamento delle forze irachene» ponendo le premesse del ritiro, Bush precisa: «Conta l’opinione dei comandanti». Nelle stesse ore in cui si svolgeva il summit arrivavano dall’Iraq notizie destinate a riproporre le polemiche sulla gestione del dopoguerra. Per il comitato delle Organizzazioni non governative (Ong) a Baghdad la situazione umanitaria è drammatica: 8 milioni di cittadini, un terzo della popolazione, ha bisogno di aiuti. Il 15% degli iracheni non mangia regolarmente, il 70% ha difficoltà nell’accesso all’acqua e il 28% dei bambini è malnutrito. Senza contare due milioni di profughi. Il rapporto del Congresso Usa che sorveglia i fondi all’Iraq punta invece l’indice contro «furti, frodi e corruzione» il cui danno per la ricostruzione è «pari a quello arrecato dalla guerriglia», ha scritto l’ispettore Stuart Bowen.
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