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La Stampa Rassegna Stampa
31.07.2007 Disputa infinita, e poco seria, sul negazionismo
Claudio Moffa voleva portare nelle aule universitarie i negatori delle camere a gas, ma sostiene di avere solo difeso la loro "libertà di opinione"

Testata: La Stampa
Data: 31 luglio 2007
Pagina: 34
Autore: Claudio Moffa - Marco Ventura
Titolo: «La disputa sul negazionismo»

Ennesima lettera di Claudio Moffa alla STAMPA .
Moffa pretende di non avere nulla a che fare con negazionisti, pur avendo voluto concedere una tribuna universitaria a uno dei loro più noti esponenti, Faurisson.
Sostiene che si tratti di una difesa della "libertà di espressione", come se essa implicasse l'apertura delle accademie ai propagatori delle tesi più assurde e delle mistificazioni più evidenti.
La scarsa serietà della polemica è tale che ci si chiede perché La STAMPA continui a pubblicare le lettere di Moffa.
Ecco il testo:


Due annotazioni rapide sulla risposta di Marco Ventura a Luigi Cortesi in cui per l’ennesima volta vengo citato maliziosamente: primo, il giornalista ricorda le mie pubblicazioni su Giano, e le firme mie e di Cortesi sotto alcuni appelli, fra cui quelli contro il processo a Saddam e contro la condanna a Garaudy.
Ma per dire cosa? Per accusare Cortesi di essere un negazionista perché ospita un negazionista che negazionista non è?
Parlare dell’esistenza della lobby ebraica negli Stati Uniti – dopo Walt, Meirsheimer e Soros – vuol dire essere negazionisti? Quanto agli appelli su Garaudy e Saddam, il primo – con 35 firme fra cui Cardini, Cazzaniga, Di Nolfo, Giarrizzo, Lombardi-Satriani, Losurdo, Pellicani e altri - venne anche pubblicato da La Stampa del 18 marzo 1998, e del secondo – 21 firme, fra cui Giulietto Chiesa, D’Orsi, Losurdo, Nino Marazzita, Matthiae, Scarcia – se ne è parlato senza anatemi al Festivalstoria di Torino lo scorso anno nel corso di un dibattito coordinato da Mimmo Cándito.
Anche nella Stampa si nascondono i negazionisti? O questo termine, nullo dal punto di vista scientifico tanto da non essere nemmeno citato dal Dizionario di storiografia di Bruno Mondadori, è diventato il bollino maccartista da appiccicare a chiunque si dichiari come il sottoscritto – e come l’Istituto di studi sul Medio Oriente-Iemasvo da me presieduto: vedi il comunicato del 25 luglio - a favore della libertà di parola e di insegnamento anche per i «negazionisti»?
Perché è questo il secondo punto da sottolineare: si può girare la questione come si vuole, ma se gli appelli hanno senso (i miei per Graf e Garaudy degli anni Novanta, quello dei 200 storici me compreso contro il ddl Mastella del gennaio scorso) all’occorrenza i «tecnici» del revisionismo olocaustico Faurisson e Mattogno vanno difesi concretamente.
Su questa strada ci sono segnali buoni: la disponibilità di Tranfaglia a un contraddittorio pubblico con lo studioso francese, le affermazioni limpide del postfascista filoisraeliano Giano Accame, e last but forse most, l’editoriale della Civiltà Cattolica a favore del libero confronto anche nelle università.
Su questa strada bisogna continuare – la stessa indicata da Cofrancesco sul Corriere della Sera: «Moffa ha diritto di ospitare Faurisson, il Rettore di negargli l’aula magna» - e sarebbe il caso che la stampa veramente laica e progressista aiutasse questo sacrosanto progetto a difesa degli articoli 21 e 33 della Costituzione, invece di ostracizzare – addirittura preventivamente, come nel caso dello Iemasvo, demonizzato prima ancora che emettesse il primo vagito - chi lo persegue.
CLAUDIO MOFFA
ISTITUTO E. MATTEI DI ALTI STUDI SUL VICINO E MEDIO ORIENTE WWW.MASTERMATTEIMEDIORIENTE.IT


Nessuna malizia e nessun anatema. Le citazioni del prof. Moffa smentivano semplicemente l’assenza di rapporti tra lui e il direttore di Giano Luigi Cortesi come asserito da quest’ultimo

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