"Equidistanza" l'apertura russa ad Hamas ? piuttosto ambiguità nei confronti del terrorismo
Testata: Avvenire Data: 31 luglio 2007 Pagina: 0 Autore: Giovanni Bensi Titolo: «la Rice nel Golfo Mega-forniture a Israele, Egitto e Arabia Saudita - Abu Mazen a Mosca Lavrov «legittima» il presidente «leader di tutti i palestinesi»»
Da AVVENIRE del 31 luglio 2007, una cronaca. Vi si legge tra l'altro che il sostegno israeliano ad Abu Mazen "viene però accolto con diffidenza in Palestina, soprattutto dalle parti di Gaza, dove “governa” Hamas". Non è facile, ci sembra, sapere come qualsiasi cosa venga accolta a Gaza, dove Hamas governa con la violenza e la decimazione degli avversari. E' invece facile sapere che il "diritto alla resistenza" rivendicato dai "gruppi radicali palestinesi" ( e dal premier Salam Fayyad), è il "diritto" al terrorismo. I "gruppi radicali", del resto, sono i gruppi terroristici. La mistificazione da parte di questi ultimi è comprensibile. Da parte dell'informazione no.
Ecco il testo:
Tutti al centro, a sostenere il “fronte” moderato. Dagli Stati Uniti, che ieri, per voce del segretario di Stato Condolezza Rice, hanno ribadito l’impegno verso gli Stati arabi pronti a contrastare il fondamentalismo; alla Russia, che, pur vicina ad Hamas, accoglie Abu Mazen (rappresentante del Fatah) come «leader legittimo di tutti i palestinesi»; a Israele, che moltiplica i gesti di distensione e amicizia verso il presidente palestinese. La Rice, prima di partire alla volta di Sharm-el-Sheik per il primo degli incontri che, insieme al segretario alla Difesa, Robert Gates, avrà in settimana in Medio Oriente, ha annunciato una serie di accordi militari con diversi Paesi della regione, sulla base di «obiettivi strategici condivisi», con l’obiettivo di rafforzare Israele, Egitto e gli Stati moderati alleati «nel contenimento delle influenze negative di al-Qaeda, di Hezbollah, della Siria e dell’Iran». Indirettamente, il segretario di Stato Usa ha quindi confermato la notizia – anticipata nei giorni scorsi dai alcuni media americani – secondo cui l’Amministrazione Bush avrebbe in programma una mega-vendita da 20 miliardi di dollari in forniture militari all’Arabia Saudita e agli altri Paesi alleati del Golfo, e di “patti militari” con l’Egitto «per un valore complessivo di 13 miliardi di dollari in dieci anni». Soprattutto, gli Stati Uniti si sono accordati con Israele per una vendita di armamenti del valore di 30 miliardi di dollari in 10 anni, «per assicurare allo Stato ebraico la capacità di difendersi». Nel fine settimana, il premier israeliano Ehud Olmert aveva anticipato che già a fine luglio George W. Bush gli aveva promesso un aumento del 25% del pacchetto di aiuti. L’annuncio delle mega-forniture militari ai Paesi del Golfo è stato accolto in modo negativo dall’Iran, che ha accusato l’Amministrazione Bush di voler «creare paura» ad arte nella regione. Ma anche negli Usa non sono mancate le polemiche: la megavendita dovrà comunque avere l’approvazione del Congresso e sono in molte, sia sul versante repubblicano sia su quello democratico, le voci critiche nei confronti di quella che viene considerata una «mossa disperata» da parte di Bush. Intanto, per confermarsi nella strategia di sostegno ai moderati, in particolare al presidente Abu Mazen, ieri Olmert ha offerto un altro segnale di apertura, autorizzando il trasferimento di 41 profughi palestinesi dall’Iraq alla Cisgiordania. Mentre continua, invece, il rientro (iniziato domenica) dei palestinesi bloccati in Egitto per la chiusura, il 9 giugno, del valico di Rafah. Tanto sostegno, da parte di Israele e dell’Occidente, al presidente Abu Mazen, viene però accolto con diffidenza in Palestina, soprattutto dalle parti di Gaza, dove “governa” Hamas. Ieri il premier palestinese Salam Fayyad, duramente attaccato dai gruppi radicali per non aver fatto menzione della parola «resistenza» nel suo programma di gabinetto, si è visto “costretto” a sottolineare che «siamo una Nazione occupata e la resistenza è un diritto legittimo dei palestinesi».
Un articolo di Giovanni Bensi, tutt'altro che corretto. Hamas, vi si legge, è considerata un'organizzazione terroristica da Usa, Europa e Israele, ma non dalla Russia, la quale, mantenendo i contatti con un gruppo che fa deliberatamente strage di civili israeliani (ma tuttavia calssificarlo o meno come terrorista è questione di opinione)cerca "di dare un’impressione di equidistanza". Equidistanza ? A chi la Russia cerca di dare quest'impressione ? Agli stessi terroristi di Hamas ? Certo non può pensare di darla a Israele, legittimando chi vuole distruggerla.
Ecco il testo:
«La Russia appoggia fermamente Abu Mazen come leader legittimo di tutti i palestinesi». Lo ha dichiarato ieri il ministro degli Esteri Sergej Lavrov nei colloqui con il capo dell’Autonomia palestinese ed esponente di al-Fatah in visita per tre giorni a Mosca, dove oggi vedrà anche il presidente Vladimir Putin. In questo modo la Russia si allinea sulle posizioni di Usa, Unione europea e della quasi totalità dei Paesi musulmani. «Approviamo i vostri sforzi diretti a ristabilire l’unità del popolo palestinese e a proseguire il processo di pace ne l Medio Oriente», ha detto Lavrov, il quale poi ha espresso la sicurezza che l’incontro con Putin «ci permetterà di delineare il cammino dei rapporti bilaterali e della soluzione del problema palestinese». Abu Mazen ha anticipato che «il principale argomento di discussione sarà il sanguinoso colpo di mano avvenuto a Gaza», cioè la presa di potere militare del gruppo Hamas, che, a differenza di Usa, Ue e Israele, Mosca non considera «terroristico» e con il quale, a differenza degli occidentali, ha stabilito dei rapporti, cercando di dare un’impressione di equidistanza. Il leader palestinese e il capo della diplomazia russa hanno discusso anche «le condizioni per la convocazione della Conferenza internazionale per il Medio Oriente», annunciata del presidente americano George W. Bush due settimane fa e prevista per il prossimo autunno. Inoltre Abu Mazen ha «informato i dirigenti russi sui suoi contatti con il primo ministro israeliano Ehud Olmert e il rappresentante speciale del Quartetto (Usa, Ue, Russia, Onu) Tony Blair». Abu Mazen si è detto «convinto» che «Hamas sarà costretta a rinunciare a tutte le conseguenze del suo colpo di mano, e solo allora compariranno le condizioni per l’inizio di trattative». A suo dire, «le elezioni nell’Autonomia palestinese sarebbero l’uscita legittima dall’attuale crisi costituzionale». Alla vigilia dell’arrivo da Abu Mazen a Mosca, Lavrov ha discusso la situazione nei Territori palestinesi anche in una telefonata con il capo dell’Ufficio politico di Hamas Khaled Meshaal, ricevendone l’assicurazione che «non vi sono ostacoli all’interazione tra Fatah e Hamas per quanto riguarda la creazione di uno Stato palestinese». Mashaal avrebbe anche parlato della disponibilità di Hamas a «riconoscere la direzione di Abu Mazen». Lavrov, a sua volta, ha confermato la necessità di riconoscere il primato di Abu Mazen nella conduzione della politica dell’Anp, invitando Meshaal a «confermare con azioni pratiche la sua disponibilità a lavorare in questa direzione».
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