Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Una breve storia del terrorismo da Lenin alla guerra in Iraq
Testata: Corriere della Sera Data: 29 luglio 2007 Pagina: 36 Autore: John Gray Titolo: «Kamikaze laici»
Dal CORRIERE della SERA del 28 luglio 2007, un articolo di John Gray,psicologo americano, autore di «Cani di paglia» (Ponte alle Grazie) :
Oggi, con il terrorismo islamista sempre più incalzante, è facile dimenticare che nel corso del XX secolo il terrore veniva impiegato su vasta scala da regimi laici. Gli attacchi suicidi di oggi vengono automaticamente ricollegati alla credenza nel martirio, che spalanca le porte del paradiso nell'aldilà. Eppure gli attentatori che si fanno saltare in aria oggi hanno mutuato una tecnica terroristica sviluppata da uomini che avevano altre credenze. Pur sostenendo di voler rifiutare la modernità, i terroristi islamici portano avanti una tradizione moderna dell'Occidente, ovvero l'impiego della violenza sistematica per trasformare la società. Le radici del terrorismo contemporaneo affondano nell'ideologia occidentale radicale — specie il leninismo — piuttosto che nella religione. Lenin si rifaceva a una tradizione rivoluzionaria europea iniziata dai giacobini francesi, di cui aveva criticato l'uso del terrore solo perché lo reputava non abbastanza spietato. Per Lenin, come per Robespierre, il terrore non era solo un mezzo per difendere la rivoluzione dai nemici, ma anche strumento essenziale di ingegneria sociale. Assieme a Trotzky, Lenin aveva fondato campi di concentramento, istituito un sistema di ostaggi per assicurarsi l'obbedienza tra gruppi sospetti e aveva condannato a morte circa 200 mila persone tra il 1917 e il 1923. I capi bolscevichi sapevano benissimo che il terrore era indispensabile per forgiare quella società comunista in cui lo Stato — con guerra, proprietà e religione — non sarebbe più esistito. Furono Lenin e Trotzky, non Stalin, a inaugurare il terrore di Stato in Russia, e lo fecero per realizzare una visione utopistica. Nel ricorrere al terrore per avvicinarsi all'utopia, i capi bolscevichi si riallacciavano a una lunga tradizione, che prosegue ancora oggi. Nella Russia del tardo Ottocento agivano i nichilisti, intellettuali rivoluzionari che vedevano in gesti individuali e spettacolari di terrore la possibilità di scardinare sin dalle fondamenta l'ordine precostituito e di inaugurare un nuovo mondo. Figura chiave fu Serghei Nechaev: oggi pensiamo a un nichilista come a qualcuno che disprezza gli ideali umani, ma Nechaev e i suoi colleghi credevano fortemente nella scienza, nel progresso sociale e nella bontà umana. In termini di strategia rivoluzionaria dissentivano da Lenin, che condannava le azioni terroristiche individuali perché inefficaci, favorendo invece il terrore di Stato altamente organizzato. Eppure Lenin e i nichilisti condividevano la stessa fede, ovvero che il terrore fosse necessario per imporre gli ideali illuministici del progresso umano. Si sarebbe pensato che con l'ascesa dell'islamismo il terrorismo laico fosse sparito. Ma non è stato così. Anche se le bombe umane oggi fanno parte delle tecniche preferite dagli islamisti, in realtà sono state le Tigri Tamil a inventarle — un gruppo marxista-leninista che raccoglie adepti soprattutto tra gli indù dello Sri Lanka, ma ostile a ogni forma di religione. Sono state le Tigri Tamil a sviluppare la cintura esplosiva indossata dagli attentatori suicidi di Hamas e della Jihad islamica. E fino alla guerra in Iraq le Tigri hanno messo a segno un numero maggiore di questi attacchi rispetto a qualsiasi altra organizzazione al mondo. La prima ondata di attacchi suicidi in Libano negli anni Ottanta è stata opera principalmente di gruppi laici. Di 41 attentati tra il 1982 e il 1986, tra cui quello del 1983 che causò la morte di oltre cento marines americani e provocò il rapido ritiro delle truppe americane da parte del presidente Reagan, 27 sono stati effettuati da elementi di sinistra, del Partito comunista libanese e dell'Unione socialista araba. Solo 8 erano per mano di islamisti. Il terrorismo laico ha avuto un'influenza formativa sulla minaccia che oggi incombe su tutti noi. I pensatori islamisti hanno derivato da Lenin una fede moderna che non trova riscontro né nell'Islam tradizionale né nel Cristianesimo, l'idea cioè che tramite l'impiego sistematico della violenza si potrà modellare un nuovo mondo. Prima dei tempi moderni nessuno immaginava minimamente che l'uso della violenza potesse dare avvio a una società perfetta, né sbarazzare il mondo dagli antichi mali. Questo è un controsenso che è emerso solo con i giacobini ed è stato ereditato da Marx e dagli esponenti successivi dell'utopismo radicale illuminista. E' spaventosamente disumano torturare e terrorizzare la gente per salvare la loro anima, ma farlo per la causa della libertà universale tocca l'apice dell'assurdità. La fede religiosa è pericolosa, come gli evangelizzatori atei Richard Dawkins e Christopher Hitchens non cessano di ricordarci. Ma il fanatismo ricompare sotto molte sembianze. Non dimentichiamo che è stata l'ideologia laica a ispirare gran parte del terrore nel secolo scorso. La visione di una società che può essere trasformata dalla violenza ha ispirato i peggiori crimini dell'umanità e fa sentire ancora oggi il suo velenoso maleficio.
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