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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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La Repubblica Rassegna Stampa
27.07.2007 Il generale Mario Arpino critica D'Alema per le dichiarazioni sull'Afghanistan
fu capo di Stato maggiore della Difesa durante la guerra del Kossovo

Testata: La Repubblica
Data: 27 luglio 2007
Pagina: 6
Autore: Vincenzo Nigro
Titolo: «Arpino: "Afghanistan, le critiche si fanno a porte chiuse"»

Da La REPUBBLICA del 27 luglio 2007:

ROMA - Il generale Mario Arpino è stato capo di Stato maggiore della Difesa con i governi dell´Ulivo. Con Massimo D´Alema a Palazzo Chigi ha gestito la guerra del Kosovo, ricevendo l´ordine di far partire i bombardieri che attaccarono la Serbia. Oggi riflette sulle nuove missioni italiane all´estero.
Generale, sull´Afghanistan le polemiche sono continue.
«Gestire così quella missione crea problemi: se l´Italia partecipa alle missioni internazionali solo per esserci, per acquisire un po´ di prestigio, ma senza capire sin dall´inizio quali sono i pericoli, le responsabilità politiche da assumersi e il modo in cui stare in un´alleanza, rischiamo di fare un danno agli interessi del nostro Paese. La Nato ha deciso di fare certe cose, noi non le facciamo. I motivi per cui non le facciamo sono giusti? Benissimo, dobbiamo spiegarlo con coerenza nelle sedi opportune, nelle riunioni con gli alleati, ma a porte chiuse, perché certe cose si dicono a porte chiuse. E poi dobbiamo agire di conseguenza: se crediamo che una missione militare sia sbagliata dobbiamo venirne via, oppure ridimensionare il nostro ruolo, la nostra presenza».
Lei vede problemi e sovrapposizioni tra Isaf e Enduring Freedom?
«Una premessa: sappiamo cosa è Enduring Freedom? È la guerra ad Al Qaeda e ai Taliban nei loro santuari. È giusta? È sbagliata? Leggiamo le ultime risoluzioni dell´Onu: quelle decisioni chiedono agli stati membri di combattere il terrorismo e Al Qaeda. Di combattere, non solo di aiutare il governo afgano e la sua popolazione.
Ogni Stato è libero di interpretare a modo suo quella richiesta dell´Onu: ma se offriamo soldati per combattere e poi non combattiamo, e poi diciamo che chi combatte lo fa male, oppure non dovrebbe farlo, creiamo una confusione che marginalizza ancora una volta l´Italia e la sua capacità di fare politica estera. L´Italia da una decina di anni compie un grosso sacrificio: la nazione, l´erario, i militari, i singoli uomini, le singole famiglie dei militari, sopportano un sacrificio silenzioso. È possibile che questo sacrificio sia dissipato, che addirittura a questo impegno corrisponda un ritorno negativo».
Molte delle dichiarazioni dei ministri D´Alema e Parisi sono fatte per tenere buona la sinistra radicale, di cui il governo ha bisogno per sopravvivere.
«D´Alema e Parisi sono due ministri di altissimo livello, il primo è stato per me un esempio come presidente del Consiglio. Capisco che adesso ci siano delle ragioni politiche particolari. Ma se la politica interna si estende di continuo alla politica estera, rischiamo di fare un danno alla nostra credibilità. Da quando sono in pensione faccio un lavoro che mi tiene comunque in contatto con il mondo: mi chiamano, mi chiedono cosa succede, se è vero che il tal ministro ha detto questo o quest´altro. Provo a spiegare il senso, il contesto di politica interna, ma questo non basta più. E non basta soprattutto se ogni volta, in prima persona, i protagonisti della polemica, delle rettifiche, delle correzioni sono i ministri del governo».
Cosa pensa degli errori nei bombardamenti della Nato?
«So che la Nato sta seriamente tentando di limitare gli errori, penso che se ci fossero più soldati a terra, quindi anche soldati italiani, ci sarebbe minore necessità del supporto aereo... Ma appunto, bisogna mandare più soldati. Penso poi che è in atto una campagna politica dei Taliban, che hanno capito quanto i danni collaterali mettono in difficoltà la Nato, e quindi spingono al massacro civili innocenti».
Tutto questo sta stressando il rapporto con gli Usa. Molti nel governo aspettano l´avvento di un´amministrazione democratica.
«C´è la convinzione che con i democratici sarà diverso: ma avete letto cosa scrive Obama? Annuncia che se eletto chiederà 63 mila uomini in più per l´Esercito, 27 mila per i Marines, chiederà la capacità di combattimento per la Guardia Nazionale. Siamo sicuri che i democratici siano quello che qualcuno crede oggi in Italia?».

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