Il manifesto contro Magdi Allam (Un documento con centinaia di firme critica Magdi Allam, in "Reset", n. 102, luglio-agosto 2007, p. 7) pone diversi tipi di problemi, essendo un testo prodotto da accademici e destinato ai loro colleghi.
Mettiamo da parte la questione della liceità di un attacco nei confronti di un individuo minacciato di morte. Costui ha in genere bisogno di espressioni di solidarietà più concrete di quelle di una firma. Le manifestazioni di ostilità tramite firma non costituiscono il problema principale.
Veniamo al testo del manifesto, che difficilmente sarà stato letto nella sua interezza dalla maggior parte dei commentatori e lettori, poiché "Reset" non l’ha messo sul proprio sito, e che nel Nordovest le prime copie della rivista sono arrivate nella mattinata del 25 luglio (quindi, diversi giorni dopo la messa in circolazione del manifesto).
I firmatari dichiarano di non voler "entrare nel merito delle accuse specifiche rivolte nell’ultimo libro di Magdi Allam a singole persone". Poche righe dopo, contraddicendo sé stessi, citano un pezzo del libro: "Intendiamo protestare fermamente davanti alla sfrontatezza di chi [Magdi Allam] afferma che le università italiane ‘pullulano’ di docenti ‘collusi con un’ideologia di morte profondamente ostile ai valori e ai principi della civiltà occidentale". Chi invece legge la nota redazionale trova un testo diverso, e meno impreciso: "Magdi Allam accusa lo studioso Massimo Campanini di antisemitismo e di fingere di ignorare il pericolo islamista…"Il caso del professor Campanini non è l’unico. L’Università italiana pullula di professori cresciuti all’ombra delle moschee dell’Ucoli, simpatizzanti dei Fratelli Musulmani, inconsapevolmente o irresponsabilmente collusi con la loro ideologia della morte"" (corsi aggiunti). (Il testo di Allam – in Viva Israele, Milano 2007, p. 163- è leggermente diverso.)
Si pongono due ordini di problemi. Innanzi tutto, che cosa sta effettivamente dicendo Allam nel brano citato da "Reset"? Sta dicendo che esistono in Italia studiosi che simpatizzano per i Fratelli Musulmani. Chi fosse interessato a trovarne uno ha solo da leggere l’articolo di Campanini che "Reset" pubblica assieme al manifesto contro Allam (Quanti errori in quel libro, pp 12-13). Questo articolo, che non riporta una sola citazione testuale da Allam, costituisce una limpida apologia dei Fratelli Musulmani. (Chi fosse interessato può consultare anche M. Campanini, Storia del medio Oriente, 1798-2005, Bologna 2006; e Id.. Il credo dei Fratelli Musulmani, in "Il Mulino", n. 2, marzo-aprile 2006, pp. 359-368.)
E’ forse il caso di ricordare, per chi lo avesse dimenticato, che all’interno di uno stato totalitario o autoritario (quale è stato l’Egitto nasseriano e post-nasseriano) la natura e gli obiettivi di qualsiasi movimento politico clandestino o semiclandestino sono necessariamente ambigui e oscuri. E’ ovvio che un movimento politico clandestino o semiclandestino o comunque soggetto al controllo di uno stato autoritario ha tutto l’interesse di presentarsi in questa veste. Dopotutto, anche la costituzione sovietica del 1936 risultava una delle più democratiche al mondo.
Chi poteva prevedere il comportamento della minuscola frazione bolscevica prima del 1917? Se è per questo, diversi osservatori contemporanei ritennero che il Nazionalfascismo non fosse un fenomeno serio, e che si sarebbe sgonfiato da solo. Analogamente, molti ritennero che il Nazionalsocialismo, una volta al potere, si sarebbe rivelato più mansueto. Sbagliarono.
Nell’articolo pubblicato su "Reset" Campanini sembra attenersi alle dichiarazioni di una via pacifica all’islamismo come risolutiva di ogni dubbio relativo ai Fratelli Musulmani.
Non sorprende quindi che sia perfettamente possibile interpretare i Fratelli Musulmani sia in chiave irenica, come fa Campanini (sono conservatori ma non sono violenti, questo il senso della sua lettura) sia in chiave terroristica (come farebbe Allam). Il senso della frase di Allam è quindi che gli apologeti dei Fratelli Musulmani "inconsapevolmente o irresponsabilmente [sono] collusi con la loro ideologia della morte". Se è valida l’interpretazione dei Fratelli Musulmani di Allam, è valido anche il corollario: i loro simpatizzanti sono "collusi" con la loro "ideologia di morte". In sostanza, c’è una divergenza radicale di giudizio sui Fratelli Musulmani, da cui derivano giudizi e scelte di campo opposti. Cosa c’è di strano? Come è noto, sono in corso da tempo polemiche sulle reale posizioni di Tariq Ramadan e dei suoi rapporti con i Fratelli Musulmani.
In secondo luogo, è vero che "L’università italiana pullula di … professori anti-americani, anti-israeliani e soprattuto collusi col terrorismo islamico" (per riprendere la formulazione di Campanini, ma non del Manifesto dei 200, che è molto più fumoso)? Io non ho difficoltà nel riscontrare "professori anti-americani, anti-israeliani", né tantomeno apologeti di Hamas e di Hizbullah. Non ho neppure difficoltà nel trovare colleghi neo-negazionisti dell’11 settembre (p.es sulla questione dell’aereo schiantatosi contro il Pentagono). Credo anzi che un buon numero di colleghi non avrebbe alcuna difficoltà nel riconoscere di far parte di questo tipo di schieramento (altra cosa è il negazionismo in stile Faurisson, che rimane limitato a una frangia davvero marginale).
Quanti sarebbero questi colleghi simpatizzanti o apologeti di Hamas e di Hizbollah? 5%, 10%, 50%, 100%? Lascio ai posteri l’ardua sentenza. E’ necessario mettere su un "Campus Watch" per dimostrarlo? Non mi sembra proprio. Sta di fatto che nelle università italiane sono i punti di vista non-antiamericani, non-antiisraeliani ad avere difficoltà di espressione.
D’altronde, non mi risulta che né Massimo Campanini, né Paolo Branca, né Stefano Allievi siano stati minacciati nella loro libertà accademica, né sul piano giudiziario (salvo Allievi, ma da parte di Abel Smith) né tantomeno nella loro incolumità fisica. Magdi Allam fornisce un’interpretazione diametralmente opposta alla loro su alcuni temi importanti, e li giudica di conseguenza. Non capisco davvero il problema.
Guido Franzinetti
Professore aggregato
Docente di Storia dell’Europa Orientale
Facoltà di Scienze Politiche
Università del Piemonte Orientale
Alessandria