Il direttore della rivista Giano sbugiardato sul negazionismo
Testata: La Stampa Data: 26 luglio 2007 Pagina: 34 Autore: Luigi Cortesi - Marco Ventura Titolo: «La rivista Giano non è negazionista -risposta»
Una lettera del direttore della rivista Giano e la risposta di Marco Ventura:
Ho letto con stupore sulla Stampa dell’11 luglio scorso quanto riguarda la rivista Giano da me diretta nell’articolo di Marco Ventura, «All’Università di Teramo. Alt ai negazionisti». Lo scritto è costruito e montato in modo tale da presentare Giano come parte di una «galassia negazionista» che spazia tra marxismo filocastrista, neofascismo, ambientalismo, ex dirigenti di Forza Italia, «avvocati d’assalto» e chi più ne ha più ne metta. Non mancano neppure - orrore - alcuni «critici da sinistra del Manifesto e di Liberazione». Come direttore di Giano - rivista di «pace, ambiente, problemi globali» - non posso evitare l’indignazione per la leggerezza con la quale s’informano i lettori sulle discussioni che riguardano uno dei nodi più dolorosi della coscienza contemporanea. Giano esce quadrimestralmente dal 1989 e bisogna non aver visto neppure uno dei suoi oltre 50 fascicoli finora usciti per includerlo nella «galassia negazionista». E quanto a me personalmente, valgono eventualmente i miei scritti, là dove io ho toccato i temi quali lo sterminio, l’antisemitismo, il razzismo in generale. Si renda conto il Ventura che negazionista ha un solo significato: esattamente quello del suo etimo. Allo stesso modo devo chiarire che nessun contatto è mai avvenuto tra me e docenti dell’Università di Teramo in merito a ricerche e dibattiti dedicati al negazionismo o a temi da esso caratterizzati. LUIGI CORTESI
Prendo atto della precisazione di Luigi Cortesi, direttore di Giano. Ricordo che tra i 50 fascicoli di Giano citati da Cortesi, due sono dedicati alla Shoah: il n. 24 («Storicizzare l’”Olocausto”») e il n. 40 («Gli olocausti 1933-1945»). Nel primo si denuncia «il continuo abuso della Shoah messo in atto dalle autorità dello Stato d’Israele» e la «deriva reazionaria del sionismo, la sua saldatura con gli interessi imperialistici in Medio Oriente e con le tendenze della strategia globale statunitense» che avrebbero bisogno «di creare una cultura di legittimazione, che trova nel capitolo delle persecuzioni nazifasciste uno strumento “facile” e potente». Nel secondo si rivendica «una posizione di autonomia critica» su Auschwitz, nonché la trasversalità degli «Olocausti» («Quanti comunisti erano ebrei? E quanti ebrei erano comunisti? Quanti ebrei e comunisti tra i prigionieri di guerra sovietici? Quanti slavi?»), negando l’esclusività dell’Olocausto ebraico. Quanto all’assenza di rapporti con i docenti di Teramo, il professor Claudio Moffa è collaboratore di Giano con articoli sull’Africa e su temi come «Le categorie di “razza” e “differenza”» e «Dietro Clinton la lobby sionista». Le firme di Moffa e Cortesi si trovano in calce ad appelli «con il popolo iracheno che resiste», contro il processo a Saddam Hussein, ma anche «contro l’infame condanna» del negazionista francese Roger Garaudy Marco Ventura lettere@lastampa.it