Che bello, il ricatto paga il quotidiano comunista si congratula con Gheddafi
Testata: Il Manifesto Data: 25 luglio 2007 Pagina: 9 Autore: Tommaso Di Francesco Titolo: ««Vicenda oscura, ma per la Libia è svolta»»
Un chiaro caso di sequestro di persona come quello delle infermiere bulgare in processate per false accuse in Libia, diventa "una vicenda oscura", mentre i vantaggi che ne ha tratto il regime di Gheddafi sono fonte di soddisfazione per Angelo Del Boca e per il suo intervistatore Tommaso Di Francesco. Dal MANIFESTO del 25 luglio 2007, un'intervista che esalta i vantaggi del ricatto nelle relazioni internazionali:
Sulla conclusione della «crisi» delle infermiere bulgare e del medico palestinese, liberati dopo otto anni di carcere, abbiamo rivolto alcune domande ad Angelo Del Boca, storico del colonialismo italiano e esperto di Libia.
L'Ue parla ora di «gesto di umanità» da parte di Gheddafi. Da dove era nata tutta questa vicenda? Anche se la crisi si è risolta nel migliore dei modi, resterà sempre un grande mistero. Perché anche i più grandi scienziati dell'Aids avevano detto subito che le infermiere non avevano alcuna responsabilità e che il virus era già presente nell'ospedale di Bengasi, noto per essere di qualità non molto soddisfacente. Tuttavia, nonostante queste dichiarazioni importantissime, per otto anni di fila le autorità libiche, politiche e giudiziarie, hanno sempre insistito sulla piena colpevolezza delle cinque infermiere e del medico palestinese. Anche se adesso è tutto finito e ora vedremo chi raccoglierà più vantaggi da questa soluzione, resta sempre da chiarire che cosa sia realmente accaduto e perché i libici siano stati così insistenti nelle loro dichiarazioni di colpevolezza, al punto che in tutti i gradi della giustizia libica si è sempre arrivati alla terribile condanna a morte.
Forse dietro c'è il nodo di Bengasi, centro dell'opposizione interna islamista, dove il regime avrebbe avuto difficoltà ad ammettere, per l'Aids nell'ospedale, responsabilità delle autorità sanitarie e quindi anche del governo...? E' vero che Bengasi - con tutta la Cirenaica - non è proprio in linea con Gheddafi. Addirittura dieci anni fa c'è stata un'autentica rivolta che provocò l'intervento dell'esercito per sedare questi moti. Poi c'è stata l'altra rivolta, quella recente e antiitaliana di un anno fa, con l'attacco al nostro consolato provocata dall'atteggiamento razzista dei leghisti italiani. E' vero che Bengasi è qualcosa di diverso - tanto è vero che non è negli itinerari turistici che vedono le città romane e greche, le iscrizioni e i disegni del paleolitico nell'Akakus. Ma Bengasi è una questione politica a parte. E non riguarda la vicenda delle infermiere bulgare. Vedo piuttosto il tentativo - durato otto anni - di avere dall'occidente qualcosa di più. In realtà si è arrivato all'ultimo momento non soltanto con la compensazione di 470 milioni di dollari alle famiglie dei bambini colpiti, ma anche con la richiesta - a mio avviso anche con la soddisfazione da parte dei libici - di rapporti internazionali normali e completi. Con la fine delle famose sanzione contro la Libia. E' vero che gli Stati uniti hanno proclamato che la Libia non era più un paese canaglia, aprendo addirittura l'ambasciata, ma rimanevano sempre degli ostacoli. Ora questo segnale «umanitario» apre alla Libia il ritorno a pieno titolo nel consesso internazionale.
Infatti sia Barroso che Sarkozy dicono che bisogna normalizzare le relazioni. Sarkozy in una conferenza stampa ha insistito che la Francia «non ha pagato nulla»... Un altro grande mistero. Si parla di 460 milioni di dollari ma non si sa chi li ha dati. Sofia? La Fondazione Gheddafi, ricca e generosa? C'è di mezzo la Francia, o altri paesi?
C'è però una certezza. L'iniziativa della Francia con Sarkozy, sopravanza l'Italia quasi assente... Sarkozy è stato molto abile nel capire immediatamente la situazione. Non va dimenticato che la questione della liberazione delle detenute bulgare era nel suo programma elettorale. Una vicenda, al contrario, sottovalutata in Italia. Sarkozy ha inviato la moglie Cecilia a fare da intermediario. Aveva anche promesso una visita ufficiale in Libia. Cosa c'è dietro tutto questo iperattivismo? C'è il fatto che la Libia - dove trent'anni fa la Francia organizzò l'aviazione militare vendendo un centinaio di Mirage - sta riammodernato la sua forza aerea. Non è poco. E in tv si sono viste le immagini delle infermiere liberate che scendevano da un aereo di linea francese. Un coinvolgimento totale e intelligente. A differenza di quello italiano che fa tante promesse e alla fine si risolve in un fiasco.
Adesso forse la Francia avvierà i lavori dell'autostrada del Maghreb che l'Italia ha promesso a Gheddafi. E poi l'Italia e l'Ue insistono perché la Libia fronteggi con i campi di raccolta la disperazione degli immigrati africani... No, l'autostrada rimane un debito morale dell'Italia con l'ex colonia Libia. Non si può eludere questa promessa. Fatta a dentri stretti perché i costi sono lievitati. E pensare che si poteva risolvere tutto con la costruzione di un ospedale. L'Unione europea e l'Italia poi hanno fallito sull'immigrazione e non aiutano la Libia assegnandole il ruolo di «campo di raccolta».
Per inviare una e-mail alla redazione del Manifesto cliccare sul link sottostante