martedi` 26 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
25.07.2007 Il declino del kemalismo coincide con il suo più grande successo: l'aver obbligato l'islam politico al rispetto delle democrazia
l'analisi di Carlo Panella sulle elezioni turche

Testata: Il Foglio
Data: 25 luglio 2007
Pagina: 2
Autore: Carlo Panella
Titolo: «Perché anche la Turchia più moderna ha scelto Erdogan segnando il declino del kemalismo»
Dal FOGLIO del 25 luglio 2007:

Roma. L’entusiastica approvazione della Borsa di Istanbul, balzata in avanti del 5 per cento alla notizia della vittoria di Tayyip Erdogan, conferma un dato: l’Akp è stato in grado di attrarre anche i settori più laici e moderni della Turchia. L’altrettanto positiva approvazione della vittoria di Erdogan da parte della conferenza episcopale turca, per bocca di monsignor Georges Marovitch, suggella il giudizio positivo anche da parte di chi avrebbe più da temere la marea islamica montante: “Per noi minoranze religiose in Turchia, la riconferma dell’Akp di Erdogan alle elezioni è un risultato sicuramente positivo. Sono islamici, ma moderati, rispettano le altre religioni”. La conferenza episcopale turca, dunque, ricorda che la vera sfida è la modernizzazione dell’islam, che sappia emarginare l’islam cristianofobo e fondamentalista, e che questa modernizzazione è oggi proprio incarnata dalla leadership di Erdogan. Il risultato elettorale turco è clamoroso proprio per l’aspetto colto dai vescovi turchi: il kemalismo laicista ha perso la battaglia per la modernizzazione, convince a stento il 20 per cento del paese, nonostante le grandi manifestazioni di massa di Istanbul e di Ankara. L’Akp islamico, invece, trionfa con un balzo in avanti del 10 che dimostra come Erdogan sia riuscito a convincere anche la Turchia laica del fatto che la sua strategia e cultura politica possono traghettarla nella modernità. Modernità che ha un simbolo concreto e misurabile nell’ingresso nell’Ue (che, di nuovo non a caso, i vescovi turchi auspicano caldamente). La ripartizione dei seggi non rende giustizia al successo politico di un partito che, dopo cinque anni di governo, aumenta del 10 per cento i consensi e sfiora la maggioranza assoluta. Un successo che si completa con l’elezione nell’Akp di 29 donne – tra cui alcune note liberal – del presidente di Tursiad, la Confindustria, di Ankara, Zafer Caglayan, del dirigente della Merryl Linch Mehemet Symsek, a fianco di molti professori universitari di laicissima militanza che Erdogan ha imbarcato. L’aritmetica parlamentare impone oggi all’Akp una concertazione con le altre forze politiche per attuare le riforme costituzionali, ma questo fatto positivo nulla toglie alla svolta storica che si è consumata. Dopo 83 anni, il kemalismo si è esaurito, ma ha comunque dimostrato di aver saputo dare alla Turchia il massimo che un’ideologia importata dall’Europa (dalla massoneria e dalla Giovane Italia mazziniana) può dare a un paese musulmano. Nel momento stesso in cui diventa minoritario, il kemalismo consegna al Mediterraneo il suo grande successo: caso unico al mondo ha “obbligato” al rispetto pieno dei principi e della pratica di una moderna democrazia un Akp e un Erdogan che pure per anni avevano flirtato con il fondamentalismo. Il kemalismo, insomma, è riuscito a modernizzare l’islam turco ed è questo un merito che va ascritto anche ai generali turchi che ne sono ancora oggi i rispettati rappresentanti. Sta ora all’Europa prenderne atto. Nel 2003, Paul Wolfowitz chiese all’Unione europea di riconoscere che l’unica prospettiva per il medio oriente era quella di “contagiarlo” con l’islam democratico turco. Le reazioni di queste ore dei leader europei pare vadano in questa direzione, suffragate anche dal fatto non secondario che il musulmano Erdogan ha sempre schierato le Forze armate turche a difesa di Israele in ambito Nato, che ha sempre fatto collaborare i suoi servizi con il Mossad e che ha stretto con Gerusalemme consistenti accordi economici, inclusa la strategica fornitura di 50 milioni di tonnellate d’acqua l’anno.

Per inviare una e-mail alla redazione del Foglio cliccare sul link sottostante

lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT