Sappiamo di dare un dispiacere al nostro esimio ministro degli esteri, ma la situazione non si evolve nel senso dal lui indicato. I suoi interlocutori, da Damasco e Teheran, si sono dimenticati di avvertirlo. Provvediamo noi. La notizia è che l’Iran si appresta, attraverso un accordo diretto tra Ahmadinejad e Assad, a fornire alla Siria assistenza militare, finanziamenti finalizzati all’acquisto di armi dalla Russa e dalla Corea del Nord, con l’aggiunta della supervisione, grazie all’esperienza accumulata in questi anni, per iniziare il cammino verso l’acquisizione dell’arma nucleare. A questo si aggiunge l’aiuto alla Siria nella sua politica di occupazione del Libano. Assad recepisce, ringrazia, e paga il conto, che consiste nel non procedere ad eventuali, futuri e poco probabili trattative con Israele. Il trattato entra poi nei particolari, con la modica cifra di un miliardo di dollari Ahmadinejad finanzierà l’acquisto di 400 carri armati russi modello T-72, 18 aerei MIG 31, 8 aerei da combattimento Sukhoi e, infine, 8 elicotteri Mikoyan (toh, chi si rivede !). Come buon peso, l’Iran aiuterà la Siria nella produzione locale di missili a media gittata, fornendo carri armati e armi varie di produzione iraniana, tra le quali i missili navali C-801 e C-802, di tecnologia cinese, per contribuire all’ammodernamento delle vetuste forze armate siriane.
Come presenza di pace nella regione, niente male, caro on.D’Alema, non ci dimentichiamo le sue profonde analisi di politica internazionale, tutte rivolte con grandi segnali di stima verso quel paese che oggi non solo pretende di costruire per sè l’arma nucleare, ma è pronto a coinvolgere nei suoi criminali piani di guerra, altri paesi che, peraltro, non aspettano che il via. In questo caso la Siria, il cui regime poche settimane fa ci è stato presentato da quell’altro sapientone di Lamberto Dini come il massimo della democrazia, pronto alla pace con i suoi vicini soltanto che lo volessero. Ma, disse Dini, peccato che Israele dica di no. É questa la compagnia cantante che dirige la politica estera del nostro paese, con al seguito sottosegretari, partiti rossoverdi, tutti impegnati a tessere le lodi di qualunque governo criminale, gli basta solo guardare l’etichetta, che sia ben chiaramente anti Usa e anti Israele. Aiutando la Siria a intromettersi ancora di più in Libano, ci sarà una destabilizzazione del governo Siniora, così sarà contento D’Alema, potrà discutere con un premier che arriva direttamente da Hezbollah. Apprezzerà pure le parole di Ahmadinejad, “ Spero che l’estate porti nuove vittorie ai paesi della regione e sconfitte ai nostri nemici”, parole di non difficile interpretazione, anche per uno che si intende più di affari economici che esteri. Nel suo incontro siriano, il nuovo Hitler iraniano si è anche incontrato con Nasrallah. Non sappiamo cosa si siano detti, ma non facciamo fatica ad immaginarlo. Queste notizie non provengono da qualche sito “sionista”, ma dalle agenzie internazionali, fra le quali molte arabe. Evidentemente c’è, nei paesi arabi oggetto delle “attenzioni” del terrorismo islamista, una forte preoccupazione per l’escalation iraniana nella regione. Una preoccupazione che non sembra interessare il nostro governo, nel quale abbiamo tutto e il contrario di tutto. Prodi che va in Israele e non la smette neanche un minuto di sorridere e lasciar capire che lui non è mica sulle posizioni di D’Alema. Ma, una volta rientrato in Italia, tutto torna come prima, anzi, peggio di prima. A D’Alema si aggiunge Fassino, entrambi vogliono che al tavolo delle trattative ci sia Hamas. Adesso ci aspettiamo che trovino qualche spiegazione per il piano di guerra che l’Iran sta approntando. Sarà dura, ma con l’aiuto della facciatosta, che in questi casi non manca mai, una via d’uscita la troveranno. Per esempio, siamo pronti a scommettere, Usa e Israele in qualche modo li faranno entrare, per esempio Bush minaccia la sicurezza dell’Iran e Olmert ha deluso profondamente Assad, buttandolo fra le le braccia di Ahmadinejad. Intanto arriva l’estate, calda secondo il gentiluomo di Teheran. D’Alema forse no, ma a noi la cosa preoccupa.