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La Repubblica Rassegna Stampa
22.07.2007 E dal pulpito diceva ai bambini: Dio distrugga ebrei e cristiani
la cronaca da Perugia di Meo Ponte

Testata: La Repubblica
Data: 22 luglio 2007
Pagina: 3
Autore: Meo Ponte
Titolo: «E dal pulpito diceva ai bambini: Dio distrugga ebrei e cristiani»

Oltre all'editoriale di Magdi Allam, che abbiamo ripreso oggi dal CORRIERE della SERA, pubblichiamo la cronaca di quelli che REPUBBLICA chiama "presunti" terroristi, in ossequio al politicamente corretto. Certo se aspettiamo una sentenza per poterli definire tali, campa cavallo. Sarà più facile che, in base a qualche leggina, verranno accompagnati su qualche aereo con mille scuse per il disturbo causato. Per definirli terrorsti, senza presunti, si deve attendere che il crimine venga commesso. Chissà, potrebbe essere la tesi dei 200 talebani di casa nostra che hanno firmato l'appello inquisitore contro Magdi Alla pubblicato da Reset.

Ecco la cronaca di Meo Ponte, completa e corretta, da Repubblica, a pag.3:

DAL NOSTRO INVIATO
PERUGIA - «Quella che sta funzionando nella moschea di Ponte Felcino è "una scuola di terrorismo" (ancorché frequentata, per comprensibili ragioni di prudenza, solo da un piccolo numero di alunni) palesemente diretta alla formazione di militanti jihadisti in grado di operare individualmente o nell´ambito di cellule combattenti» scrivono nella richiesta di ordinanza di custodia cautelare il procuratore capo di Perugia Nicola Miriano e il pm Alessandro Cannevale, che ha coordinato l´inchiesta della Digos. L´atto d´accusa dei magistrati perugini è raccolto in trentotto pagine e delinea i «rapporti stabili e continuativi tra gli indagati, tutti frequentatori della moschea di Ponte Felcino in orari e contesti estranei alla cerimonie di culto condivise con i normali fedeli» ma soprattutto «lo svolgimento in comune di un´attività caratterizzata non solo dall´adesione all´ideologia jihadista "radicale", fondata in sintesi, sulla guerra globale contro infedeli e apostati, ma anche una laboriosa e approfondita opera di istruzione e addestramento all´uso delle armi e alla tecniche di combattimento proprie delle azioni terroristiche».
Un´attività che, secondo gli investigatori, si è esplicitata soprattutto attraverso Internet e la visione (e il conseguente commento) di messaggi, proclami, filmati scaricati da siti protetti a cui però l´iman di Ponte Felcino era in grado di accedere. «I file scaricati non contengono però solo messaggi propagandistici o truci scene di esecuzione di massa (come quella di 18 poliziotti iracheni giustiziati con colpi di pistola alla nuca, scena alla quale Korchi a scopo educativo ha ritenuto opportuno far assistere anche la figlia minore e come altre alle quali fa assistere i bambini presenti) - scrivono i magistrati - ma precise e concrete indicazioni per la realizzazione di atti di terrorismo, ad esempio per la preparazione e per l´uso di sostanze velenose o di materiali esplodenti, istruzioni dirette all´aspirante mujihaidin per raggiungere le zone di conflitto in modo sicuro, per inviare messaggi criptati in rete e perfino, dettaglio particolarmente inquietante, per guidare un Boeing 747. Sono state inoltre tenute lezioni di combattimento corpo a corpo... da notare che non si tratta di tecniche di autodifesa ma di agguato e uccisione per esempio attraverso la rapida somministrazione di veleni».
Miriano e Cannevale ammettono che sino a oggi la cellula jihadista di Ponte Felcino non aveva ancora progetti concreti e spiegano: «La scuola di terrorismo messa in piedi da Korchi non sta ancora attuando progetti terroristici determinati anche se l´allontanamento per ignota destinazione di precedenti frequentatori lascia temere una simile eventualità. I suoi frequentatori appaiono ancora impegnati in un´attività di studio e formazione. Ma stanno studiando come collocare bombe artigianali in un mercato o in un´aula universitaria...».
Le microspie installate dalla Digos nella mosche d´altronde documentano in modo inequivocabile il fervore e l´incitamento all´odio verso gli "infedeli" diffuso dall´imam durante le sue prediche. Il 9 febbraio scorso registrano: «Dio accetta i martiri musulmani... Dio ci protegga dagli americani... dagli ebrei e dai cristiani... dai traditori... Dio li distrugga e li renda deboli». E il giorno dopo, durante la visione di un filmato su un bimbo della Tanzania chiamato «piccolo Imam», Korchi chiosa: «Chi uccide un´anima è ricompensato... un´anima di un americano o un ebreo...». L´entusiasmo jihadista raggiunge lo zenit il 9 marzo quando con Safika Driss e la figlia minorenne commenta così il video dell´esecuzione di 18 militari iracheni: «Dio è grande... dagli, dagli, dagli... questo è per te sorella... Dio è grande...».
Ma la registrazione più inquietante è effettuata il 14 aprile. Scrivono i pm: «All´interno dell´associazione Korchi svolge una lezione di lingua e cultura araba ad alcuni bambini, incitandoli a compiere atti di aggressione fisica contro loro coetanei italiani per indurli alla sottomissione in ragione della superiorità dei musulmani nei confronti dei cristiani». E la lezione dell´imam è terribile. Ai piccoli discepoli dice: «Ci sarà un giorno del giudizio che tutti i musulmani andranno in paradiso mentre gli italiani miscredenti andranno all´inferno e bruceranno... Coloro che non capiscono la religione musulmana andranno all´inferno e saranno torturati. Colpire gli altri bambini finché non esce loro il sangue».

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