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In difesa di Magdi Allam 20/07/2007

In seguito all'appello dei 200 "maestri di non libertà" contro Magdi Allam abbiamo ricevuto numerose lettere che esprimono solidarietà verso il coraggioso giornalista:

Che le tesi sostenute da Magdi Allam risultino indigeste a molti è un fatto che non ha bisogno di conferme, ma che addirittura vi possa essere chi, non avendo nient’altro di meglio da fare, decida di promuovere un appello contro la sua persona, beh… questo francamente è troppo. Nei giorni scorsi, infatti, sull’ultimo numero di «Reset», la rivista diretta da Giancarlo Borsetti, è stato pubblicato un documento, sottoscritto da numerosi studiosi di vaglia, tra i quali Paolo Branca e David Bidussa, Angelo d’Orsi e Ombretta Fumagalli Carulli, Patrizia Valduga ed Enzo Bianchi, estremamente critico nei confronti di «Viva Israele», l’ultimo libro di Magdi Allam, per via della sua «sfrontatezza», per di più «lontanissima dallo spirito e dai valori di una democrazia costituzionale», indice di «un preoccupante imbarbarimento dell’informazione» cagionata, par di capire, dall’attacco molto duro che Allam avrebbe riservato a due docenti universitari italiani.

 

 

Sul Corriere di ieri Pigi Battista, a tal proposito, si è chiesto: "Cosa mai possono concretamente sperare le (così dicono) «centinaia di firme» apposte a un documento che si scaglia contro un libro, quello di Magdi Allam?”. Documento che per di più non confuta nessuna delle tesi contenute in «Viva Israele», ma si limita semplicemente a bersagliarlo “per il solo fatto che esiste” e ad attaccare “il suo autore perché accusato di «tifare» per le ragioni di Israele (e se anche fosse, dov’è il reato, o il peccato?) e per giunta firmato “in gruppo credendo di rafforzare la loro credibilità con il numero delle adesioni e non con la vis persuasiva di un argomento”. “Forse – continua Battista – si vuole indurre l’autore ad abiurare? L’editore a ritirare il volume? I librai a disfarsene?A dichiarare fuori legge un saggio per aver violato chissà quale articolo del codice penale? Oppure, come è più probabile ma non meno inquietante, a rinchiudere il bersaglio di tanta ardente indignazione in un recinto infetto, fare terra bruciata attorno a lui, insomma a procurare un effetto intimidatorio su chi si è macchiato della grave colpa di aver scritto quel libro?

 

 

Anche Il Foglio - il cui direttore è uno che di queste querelle se ne intende – all’argomento vi ha dedicato un editoriale. In esso si legge: “Un appello di duecento intellettuali, pubblicato dal contenitore amatiano Reset, intende screditare Allam e il suo nobile lavoro di sradicamento della cultura della persecuzione dal nostro paese. Criticare un giornalista arabo che ha rotto con l’omertà tribale, venuto in Italia a denunciare l’infiltrazione fondamentalista nelle nostre moschee trasformate in centrali dell’odio, che scrive inni alla dignità della persona contro il negazionismo endemico che assedia come la peste una parte del mondo islamico, mettere in dubbio la sua apologia dell’occidente come destino di libertà, tutto questo è ovviamente lecito e ammissibile. Non lo è mostrificare Magdi Allam. Perché lui non è un analista qualunque, ma un pezzo importante di una guerra culturale che durerà decenni. Forse il gran censore Angelo D’Orsi pensava ad altro all’epoca, ma noi ci ricordiamo il trattamento in occidente dei dissidenti sovietici. E quest’appello ha tutto il sapore dell’umiliazione pubblica leninista”.

 

 

Da parte nostra, come Associazione SOL, a Magdi Allam non possiamo che confermare la nostra stima ed esprimergli tutta la nostra solidarietà, riconoscendogli il merito di essere stato l’unico che, pur non essendo né cristiano, né ebreo, ha avuto l’idea di promuovere una manifestazione in difesa della libertà religiosa di tutti noi e nel mondo.

 

 

Si invita chiunque volesse manifestare la propria solidarietà al vicedirettore ad personam del Corriere a scrivergli presso il suo forum: www.corriere.it/allam.

Cordialmente

 

 

Nicola Curro’

 

 

Associazione SamizdatOnLine

 

 

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La scomunica lanciata nei confronti di Madgi Allam sulla rivista "Reset" da alcuni "intellettuali" è un fatto di preoccupante gravità, non tanto per il contenuto dell'attacco che è simile a tanti altri pubblicati su Manifesto , Liberazione etc., quanto per le modalità con cui è stato congegnato :

1) è una scomuncia lanciata  dall' "intellettuale collettivo", non da singoli ( pseudo) intellettuali anti israeliani; si tratta cioè dell' accusa lanciata di chi si sente "istituzionalmente" rappresentante in via esclusiva della categoria degli intellettuali e giornalisti democratici a mò di ordine professionale, con il potere di imporre sanzioni disciplinari agli altri. 
 
2) è diretta ad ottenere la radiazione di Madgi Allam dal circuito degli intellettuali legittimi, la sua
damnatio memorie, ( forse la sua epsulsione dal Corriere),

3) le modalità della scomunica sono palesemente copiate dal manifesto dei professori universitari  britannici contro Israele;  

4) le accuse parlano di "sfrontatezza" ....... "per più lontanissima dallo spirito e dai valori di una democrazia
costituzionale".

Qui "l'intellettuale collettivo" ricorre all'arma finale, quella a cui si ricoorre  quando non si ha alcuna argomentazione logica a sostegno della propria ideologia : il rovesciamento della realtà.
 
   Ora tutti sappiamo quali sono i valori  affermati esplicitamente da Madgi Allam in tutte le sue pubblicazioni : sacralità della vita, libertà, laicità, condanna della cultura della morte, rifiuto della violenza in nome dell'affermazione di un credo religioso, diritto all'esisitenza di Israele.
 Perciò, a meno che l'intellettuale collettivo non si riferisca all'ordinamento costituzionale dell'Arabia Saudita o dell'Iran, i principi affermati da Madgi Allam, non solo sono compatibili con le costituzioni dei paese liberaldemocratici, ma ne costituiscono addirittura il fondamento e sono tanto scontati e ovvi che stupisce che ci sia bisogno di doverli riaffermare in Italia o in Europa.
 
Come  si permette inoltre Madgi Allam di chiamare i tagliagole di Hamas con il loro nome  ?  Suvvia Allam porti rispetto ad un movimento democraticamente eletto e che rappresenta tanta parte del popolo palestinese.

L' onorevole dott. Haniye e il sen. avvocato Meshal sono sì tagliagole ma c'hanno un mandato democratico a tagliar le gole, sia rispettoso della democrazia e la smetta di affermare principi eversivi dell' ordinamento democratico come la sacralità della vità , la liberta religiosa , il diritto all'esistenza di una nazione e di un popolo.  
Non si dimentichi inoltre, che quella di tagliare le gole è una tradizione siculo - palestinese.

Fa ridere ma purtroppo siamo ridotti così.
 
Per concludere vorrei esortarvi a raccogliere firme per un contro appello che suoni come un sonoro calcio in culo agli intellettuali della "democrazia rovesciata"       
 

Saluti 


                                                                     Michele Moretta - Chieti  

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Nel medio evo si veniva condannati per un giusto "eppur si muove"
Siete tornati a quella mentalità. Ma io sostengo, con Allam, "eppur si deve vivere"
Emanuel Segre Amar

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Magdi 19 luglio 2007

 

Al rogo, al rogo!!! Solidarietà a Magdi Allam

 

E’ stupefacente. I pacifisti usano la violenza o un’ideologia a senso unico che non tiene conto dell’aggressività strategica del nemico, per sfilare contro la guerra. Gli intellettuali che difendono a parole la libertà di espressione – spesso violando l’onesta conoscenza a favore dell’ideologia di partito – si uniscono nel numero per mettere al rogo simbolico (e se avessero facoltà di farlo concretamente?) Magdi Allam e il suo libro “Viva Israele”. Nella petizione dei 200, non vi è un solo argomento o tesi che contrasti gli argomenti e tesi del libro di Magdi Allam, ma solo una messa all’indice del libro e del suo autore. Un attacco tra i più sleali come troppo spesso si ripetono contro Israele, contro chi ne difende le ragioni (con solidi argomenti) e indica quel paese come la cartina di tornasole per legittimare o delegitimare chi afferma di rispettare i valori universali. La petizione dei 200 è una violazione alla democratica libertà d’espressione. Un ennesimo episodio di intolleranza ideologica del tutto simile a quella dei regimi totalitari. Tuttavia, il caso è unico in Italia – poiché si consuma contro un autore italiano, contro un editore italiano –  e per questo ancor più inquietante. Gli amici dei nemici della vita e della civiltà dei valori – terroristi, sfruttatori delle libertà democratiche per imporre la loro vis unica – non si rendono conto di essere complici di questi ultimi e di fomentare il caos. Non posso credere che questo sia il loro progetto di vita. Devo solo credere che non abbiano il dono della consapevolezza. Il loro individualismo, anche se aggregato, dimostra sempre più che Magdi Allam aveva ragione anche nel titolo del suo penultimo libro “Io amo l’Italia, ma gli italiani l’amano?”. Appare evidente che molti italiani non solo non l’amino, ma nemmeno lontanamente intendano impegnarsi per il proprio paese.  

 

Danielle Sussmann


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